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Asili nido, Rdb attacca: “Conti sbagliati, preludio alla privatizzazione?”

Domani l'incontro presso l'Assessorato alle politiche educative del Comune di Roma. Si discuterà il reintegro delle educatrici tagliate da Veltroni. Betti di Rdb Cub: “In altre strutture il rapporto fra entrate e spese è enormemente più basso”

Domani presso la sede dell’Assessorato alle Politiche Educative e scolastiche del Comune di Roma, si terrà il confronto sindacale sul reintegro del numero di educatrici degli asili nido capitolini, ridotto sotto la passata amministrazione Veltroni e sinora, nonostante le promesse dell'ultima campagna elettorale  confermato da Alemanno.

“Le mobilitazioni del personale dei nidi, da ultimo lo sciopero e la manifestazione dello scorso 18 maggio a cui hanno partecipato anche molti genitori, non hanno ancora indotto la Giunta Alemanno a tornare indietro rispetto alle scelte sbagliate attuate dalla precedente gestione”, dichiara Roberto Betti, rappresentante sindacale della RdB-CUB al Comune di Roma.

  Ssono forse meglio tollerati i costi di animali imbalsamati, piuttosto che quelli di educatrici agitate e di bambini vivaci  
“La disorganizzazione della macchina capitolina è tale da suffragare più di un sospetto sull’esattezza dei conti con cui si vorrebbe dimostrare un costo per bambino prossimo ai 1.500 Euro al mese. Dai dati in nostro possesso - puntualizza il rappresentante sindacale - i costi risultano invece notevolmente più bassi, poiché il numero effettivo dei bambini presenti nei nidi è largamente superiore rispetto a quello preso in considerazione dall’Amministrazione comunale. Non sarà che questa sottovalutazione prelude ad un completa privatizzazione del servizio e all’applicazione di contratti di lavoro meno remunerativi, così come accade in altre città italiane?”, si domanda Betti.

“E’ paradossale che la Giunta Alemanno venga a lamentarsi della bassa copertura economica del costo del servizio quando in strutture comunali, ma gestite assieme al privato, quali ad esempio il museo di zoologia, il rapporto fra entrate e spese è enormemente più basso: sono forse meglio tollerati i costi di animali imbalsamati, piuttosto che quelli di educatrici agitate e di bambini vivaci?”, conclude ironicamente Betti.
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