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Troppo arsenico nell'acqua di Roma Nord: anche Gualtieri ne vieta l’utilizzo

Il sindaco ha prorogato l’ordinanza sul divieto d’uso dell’acqua potabile per 61 utenze che restano in attesa della bonifica

Le tracce di arsenico sono rimaste e per sessantuno utenze, tutte concentrate nel Municipio XV, resta il divieto di bere l’acqua che esce dal rubinetto. Anche Gualtieri, come fatto in precedenza da Raggi, ha deciso di prorogare la prima ordinanza, datata nel 2014.

Un problema annoso

Il primo a vietare l’uso dell’acqua proveniente dell’acquedotto di Malborghetto era stato il sindaco Marino. La quantità di arsenico rilevato imponeva infatti una bonifica che, da allora, viene rimandata nel tempo. Il suo costo è stato valutato in 1 milione e 711mila euro, ed è previsto che duri “365 giorni naturali e consecutivi”. 

Cosa manca per la bonifica

Per consentire l’avvio dell’intervento sull’acquedotto Arsial di Malborghetto, è necessario che il Servizio Idrico Integrato Acea Ato2 proceda con l’adeguamento tecnico del progetto esecutivo, il rinnovo di alcune autorizzazioni e con le procedure di gara per l’affidamento in esecuzione dei lavori, ai sensi della normativa vigente sui contratti pubblici. In attesa che Acea Ato2 faccia quanto richiesto, i residenti ed i lavoratori di Malborghetto, zona situata lungo la via Flaminia, restano senz’acqua potabile.

L’ordinanza firmata da Marino nel 2014 includeva anche altri acquedotti, come quello di “Brandosa”, “Monte Oliviero”, “Piansaccoccia”, “S. Maria di Galeria”, “Camuccini” e "Santa Brigida" che però sono stati interessati da un’intervento di risanamento da parte di Acea Ato2. Per completare l’opera, e per garantire quindi a tutti gli abitanti ed i lavoratori di Roma nord di utilizzare il servizio idrico anche per scopi alimentari, occorre provvedere a realizzare l’ultima bonifica. Il progetto preliminare è già pronto.

Dove si trova Malborghetto

Poco oltre il XIII miglio della Flaminia antica si trova il Casale di Malborghetto: l’edificio ha inglobato un Arco quadrifronte del IV secolo d.C. posto a segnacolo dell’incrocio tra la via Flaminia e la strada di collegamento tra Veio e la Tiberina. Un arco onorario messo in relazione alla discesa delle truppe di Costantino da settentrione proprio lungo la consolare per opporsi a quelle dell’imperatore Massenzio. La tradizione cristiana vuole che Costantino, accampatosi in questo luogo, abbia visto al tramonto nel cielo il segno della croce e che “durante il sonno viene avvertito di far segnare sugli scudi il celeste segno di Dio e di dar battaglia”. Il giorno dopo, il 28 ottobre del 312, Costantino sbaragliava a Saxa Rubra l’esercito del rivale e lo stesso Massenzio periva nelle acque del Tevere. A seguito di questa vittoria, nel 315, il Senato Romano fece erigere nell’Urbe l’arco bifronte presso il Colosseo e forse nel Suburbium quello di Malborghetto. Solo nel 1982 il Casale di Malborghetto entrò a far parte dei Beni del Demanio.


 

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