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Arresto Marcello De Vito, l'opposizione è garantista ma chiede un passo indietro a Raggi

Gli esponenti dell'opposizione capitolina, dal PD alla Lega, vanno all'attacco dell'operato dei Cinque Stelle "a prescindere" dall'arresto di Marcello De Vito, sulla cui vicenda si dichiarano tutti garantisti

Non affonda il coltello nella ferita. L'opposizione capitolina ha deciso di non infiere sulla persona di Marcello De Vito. Un modo per segnare anche la distanza, come qualcuno ha ricordato, con gli atteggiamenti dei pentastellati nella passata consiliatura. 

Le richieste di dimissioni

L'arresto del presidente dell'Assemblea capitolina però, diventa l'occasione per puntare l'indice verso l'operato dell'amministrazione cittadina. Lo fanno più o meno tutti i gruppi che, in Aula Giulio Cesare, siedono tra i banchi della minoranza. Chiedono alla Sindaca di valutare ora l'ipotesi di dimettersi. A prescindere da quanto accaduto con il grillino che, nella precedente tornata elettorale, era stato il candidato sindaco dei pentastellati.

"Serve un passo indietro"

"Il M5S in Campidoglio si dovrebbe dimettere ma lo dico da tempo, ma non per quello che accade oggi – ha dichiarato il consigliere democratico Giovanni Zannola, intervenuto nella tramissione 'Cosa succede in città' su Radio Cusano Campus – bisogna essere garantisti fino in fondo, attendere che la magistratura compia appieno il suo corso. Noi non ripagheremo con la stessa moneta. Ho visto le foto degli ex consiglieri e della stessa sindaca che venivano con le arance in aula" ha ricordato Zannola che ha poi aggiunto che "serve un passo indietro".

Il garantismo della Lega

Nel corso della stessa trasmissione radiofonica è intervenuto anche il capogruppo della Lega, Maurizio Politi "La magistratura farà piena luce e De Vito potra' difendersi – ha dichiarato  ai microfoni di Radio Cusano Campus –  Noi non siamo come loro e non gioiamo per i guai giudiziari dei nostri avversari". La conclusione è la stessa a cui è giunto il consigleire democratico "Il M5S in Campidoglio si dovrebbe dimettere ma lo dico da tempo – ha dichiarato Politi – non per quello che accade oggi".

"Devono tornare a casa"

Dai banchi di Fratelli d'Italia, il messaggio che arriva è più o meno lo stesso."Per noi i 5 Stelle devono andare a casa a prescindere, per la loro incapacità – ha rimarcato il capogruppo Andrea De Priamo, intervenuto a sua volta nella stessa emittente radiofonica – Siamo e restiamo garantisti, non a corrente alternata come fanno altri – ha affermato De Priamo – Ma è da tempo che segnaliamo che la cosiddetta presunzione di onesta' a priori da parte dei 5 Stelle è già stata smentita dai fatti in altre vicende".

Il sindaco di Parma ex grillino

Anche al di fuori dell'Aula Giulio Cesare sembra prevalere la stessa linea. "Una persona è innocente fino a prova contraria, perciò non farò come è nella cultura dei 5 Stelle, che vivendo di solo populismo crescono nei sondaggi soltanto quando gli altri vanno male, e scendono quando alla prova dei fatti dimostrano totale incapacità amministrativa – ha dichiarato l'ex sincaco grillino Federico Pizzarotti, pesidente di Italia in Comune. Anche il primo cittadino di Parma ha poi segnalato "per la Giunta è arrivato il tempo della riflessione sul proprio futuro, perchè non è da escludere un passo indietro".

Il precedente e la politica degli slogan

Sulla vicenda si è espresso anche l'ex consigliere radicale, oggi deputato di Europa+ Riccardo Magi che ha dato una lettura  diversa rispetto agli altri commentatori. Magi ha infatti ricordato che  "per la seconda volta nelle ultime due consiliature che il presidente del Consiglio comunale della Capitale, viene arrestato durante il mandato – come sottolineato dal parlamentare - Quando accadde nel 2014 con la cosiddetta inchiesta Mafia Capitale, esponenti nazionali di primo piano del M5s invasero l'Aula Giulio Cesare del Campidoglio al grido di 'onestà-onestà', arance alla mano e inscenando una lettura pubblica delle intercettazioni dell'inchiesta. A distanza di pochi anni – ha concluso il radicale -  speriamo sia chiaro a tutti che il cambiamento non passa dalla politica degli slogan".

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