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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Salva Roma, il Senato approva: otto giorni per il sì della Camera

Passato l'emendamento a firma del senatore Santini che contiene il Piano di rientro triennale per la Capitale. Esclusa, almeno per ora, la vendita di ulteriori quote Acea

Il Senato ha approvato l'emendamento al cosiddetto decreto Salva Roma, assorbito nel dl Enti Locali, che contiene il piano di rientro triennale per la Capitale. Salva l'Acea, al centro nei giorni scorsi del braccio di ferro tra con la senatrice Linda Lanzillotta che invece avrebbe voluto aprire le porte alla liberalizzazione portando così il controllo pubblico della municipalizzata al di sotto del 51%. Verso la salvezza anche il bilancio 2013 del Comune di Roma. L'emendamento che porta la firma del senatore Giorgio Santini, infatti, permette alla Capitale di 'spostare' circa 500 milioni di euro di debito nella gestione commissariale. Di questi circa 350 milioni sono già stati inseriti nella manovra economica appena approvata. Non c'è molto tempo per l'approvazione definitiva del provvedimento che, in mancanza di approvazione, decadrebbe il 28 febbraio. Decisivo quindi nei prossimi giorni il passaggio alla Camera.

In base all'emendamento il Comune di Roma dovrà trasmettere entro 60 giorni al ministero dell'Interno, a quello dell'Economia e delle Finanze e alle Camere un Piano triennale per il rientro economico. Nel documento sono state inserite anche le misure “per il contenimento dei costi e la valorizzazione degli attivi del Comune” che la Capitale dovrà seguire per ridurre il disavanzo e arrivare al “riequilibrio strutturale di bilancio” nei prossimi tre anni. Il testo porta la firma del senatore Giorgio Santini (Pd) ma nasce dalle modifiche del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini che ha cercato di mediare con le posizioni della senatrice di Scelta Civica Linda Lanzillotta che avrebbe voluto inserire nella norma la possibilità di vendere ulteriori quote di Acea, portando il controllo dell'ente comune al di sotto del 51%.

Vediamo quindi i contenuti dell'emendamento. Tra le azioni che Roma Capitale dovrà mettere in atto “per perseguire il riequilibrio finanziario del comune” figurano la “dismissione o la messa in liquidazione delle società partecipate che non risultino avere come fine sociale attività di servizio pubblico”. Se Acea è salva, resta invece un punto interrogativo il futuro di società capitoline come Risorse per Roma, Aequa Roma e Zetema la cui eventuale liquidazione aveva sollevato le polemiche nei giorni scorsi.

In base all'emendamento il Comune di Roma dovrà anche adottare “modelli innovativi per la gestione dei servizi di trasporto pubblico locale, di raccolta dei rifiuti e di spazzamento delle strade, anche ricorrendo alla liberalizzazione”. E ancora, l'amministrazione capitolina dovrà “applicare le disposizioni finanziarie e di bilancio, nonché i vincoli in materia di acquisto di beni e servizi e di assunzioni di personale, previsti dalla legge 147 del 27 dicembre 2013, a tutte le società controllate con esclusione di quelle quotate nei mercati regolamentati”. Via libera anche alla revisione del persone delle partecipate, in particolare per quelle in perdita, seppur nel quadro degli “accordi con le organizzazioni sindacali”.

Polemiche dalla senatrice Linda Lanzillotta che ha ritenuto insufficienti le misure contenute nell'emendamento di Santini. “Tra non più di due anni saremo chiamati a ripianare altri miliardi di euro di disavanzo del Comune di Roma: oggi l'Aula si assume questa responsabilità” ha tuonato la senatrice durante la discussione dell'emendamento a firma Santini al decreto Salva Roma, a Palazzo Madama.

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