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Il Piano Casa di Zingaretti allarma urbanisti e ambientalisti. Legambiente: "Colata di cemento"

Un appello sottoscritto da firme autorevoli, associazioni e comitati presenta cinque punti per bloccare la legge che corregge la precedente a firma Polverini-Ciocchetti. In un dossier Legambiente: "Una maxi variante al Piano regolatore"

Un appello sottoscritto da firme autorevoli e un dossier elaborato da Legambiente Lazio. È battaglia contro il Piano Casa che dovrebbe approdare al Consiglio Regionale del Lazio nelle prossime settimane. Il testo, la proposta di legge 75, interviene sul quello precedente che portava la firma dell'ex governatrice Renata Polverini e il suo vice Luciano Ciocchetti, tutt'ora vigente. Con la nuova proposta firmata Zingaretti i punti più contestati, in particolare quelli che riguardano le aree a rilevanza ambientale, sono stati modificati.

Comitati e associazioni lamentano però che la nuova legge “non intacca l'impostazione generale”. Rimane quindi il rischio “colata di cemento” che Legambiente Lazio, in un dossier presentato giovedì scorso, quantifica in un minimo di 2,7 milioni di metri cubi fino a un massimo di 4,5 per 40 mila nuovi abitanti. “Una maxi variante al Piano regolatore di Roma” la definisce. E ancora, “la possibilità di applicare il Piano Casa sugli immobili ricadenti nella Città Storica individuata dal Prg del 2008” scrive l'associazione ambientalista.

L'APPELLO - Da Alberto Asor Rosa a Paolo Cacciari passando per Vezio De Lucia e Salvatore Settis fino ad arrivare a comitati e associazioni come Carteinregola, Italia Nostra Lazio e Roma, Fai Lazio e Salviamo il Paesaggio. Queste sono solo alcune delle firme poste in calce all'appello al presidente Zingaretti, all'assessore competente Civita, alla commissione urbanistica e a tutto il Consiglio che, in cinque punti, spiega la propria contrarietà all'approvazione della legge in questione. “La crisi economica non può diventare l’alibi per provvedimenti che derogano alle norme e cancellano ogni  pianificazione,  sacrificando il patrimonio collettivo  e  la qualità della vita dei cittadini” si legge nell'appello.  Chiediamo con fermezza un’inversione di rotta e un ritorno al Piano della precedente giunta di centro-sinistra”.

CINQUE PUNTI - Cinque le modifiche richieste. La prima: “Non si concedano aumenti di cubature alle nuove costruzioni: il Lazio è l’unica Regione che ammette ampliamenti per edifici ancora da costruire”. Al secondo punto si chiede di concedere ai comuni “una riapertura dei termini entro i quali definire quali aree ed edifici debbano essere esclusi dagli interventi  del  Piano Casa”. E ancora. L'esclusione dal Piano di “tutti gli edifici che rientrano in piani urbanistici attuati a seguito di Accordi di programma”. Al quarto punto si richiede la cancellazione della “possibilità di cambio di destinazione d’uso nell’ambito della stessa categoria del “non residenziale” (ad esempio da uffici a centri commerciali),  lasciando ai Comuni la titolarità di decidere”. Infine: “Non prolungare i tempi entro i quali  è possibile  usufruire di tale  “legge speciale”, che non è neanche conseguente ad una normativa contenuta in una legge-quadro nazionale, mai emanata, e di cui  molti giuristi affermano l’incostituzionalità, in quanto comprimerebbe prerogative di competenza comunale – rispetto alla pianificazione urbanistica – e di competenza nazionale – rispetto alla tutela del paesaggio”.

DOSSIER LEGAMBIENTE - Legambiente Lazio, che con gli emendamenti della consigliera regionale Cristina Avenali, ex presidente dell'associazione, ha modificato la legge, ha presentato un dossier a riguardo. Quartieri sempre più dormitorio e senza servizi, fino a 4,5 milioni di metri cubi di case in più, i quartieri della 'città storica' a rischio stravolgimento. Questo il quadro prospettato. Due le criticità maggiori “che rischiano di regalare nuove colate di cemento”. In primis l'articolo ter comma 3 “che permetterebbe di costruire nuova edilizia residenziale “per 2.745.600 di metri cubi nell’ipotesi minima e 4.529.894 di metri cubi nell’ipotesi massima non prevista dal piano vigente”. In secondo luogo l'applicazione del “Piano Casa sugli immobili ricadenti nella Città Storica individuata dal Prg del 2008”. Quindi quartieri storici come Città Giardino di Montesacro, di Garbatella, i villini di Via Nomentana e del Lungomare Paolo Toscanelli a Ostia, l’Eur, San Lorenzo, Testaccio, Prati, il quartiere Coppedè, Gianicolense, Portuense, Monteverde, Flaminio. Nel mirino soprattutto la possibilità di un cambio di destinazione d'uso da servizi a residenziale. Un cambio che verrebbe permesso anche nei piani non ancora realizzati.

COMMENTI - “Roma ha bisogno di interventi di riqualificazione e di servizi nelle periferie, portare altre case in quartieri con rilevanti problemi idrogeologici sarebbe una scelta sciagurata che chiediamo alla Regione di scongiurare. Il Piano Casa così com'è si applicherebbe anche a Ostia, Prima Porta, Isola Sacra, Infernetto, Castel Giubileo” dichiara Roberto Scacchi direttore di Legambiente Lazio. “Nel Lazio va aperta finalmente la stagione della rigenerazione urbana” ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale Legambiente. “La proposta di Piano Casa presentata dalla Giunta Zingaretti rischia di dare continuità ad interventi che guardano al passato, prevedendo altre case in quartieri dormitorio al posto dei servizi previsti dal piano. Per rilanciare il settore edilizio, creare lavoro, occorrono invece provvedimenti per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e scelte chiare per lo stop al consumo di suolo e il recupero delle periferie, la lotta all’abusivismo”.

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