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Congresso Pd Roma, Andrea Casu: "Con me segretario gli iscritti saranno protagonisti"

"Riorganizzazione e innovazione" per far ripartire il partito e vincere le prossime elezioni. Intervista ad Andrea Casu, candidato alla segreteria romana del Pd

Classe 1981. Eletto consigliere municipale per il Centro Storico nel 2001. Rieletto nel 2006. Nel 2008 tra i fondatori dei Giovani Democratici. Andrea Casu, al congresso del Partito Democratico che si terrà domenica 25 giugno, è il candidato scelto dal Nazareno per la carica di segretario. La prima dopo il tracollo dell'esperienza di Ignazio Marino e il commissariamento di Matteo Orfini. Una scelta discussa, la cui conferma ha segnato una frattura dei renziani all'interno del partito romano con la consigliera Valeria Baglio che è rimasta in corsa. A Romatoday ha raccontati la sua idea di partito e della città.               

Partiamo da Roma. Cosa serve alla Capitale? Qual è la sua idea di città?

Questa è una città attraversata da ferite profonde. I cittadini sono sfiduciati nei confronti delle istituzioni. Roma ha bisogno di rimettere in moto nuove energie e tornare a progettare il proprio futuro. Il Pd dovrebbe avere proprio la funzione di realizzare questo percorso. 

Qual è, in sintesi, la sua proposta al congresso?

L'obiettivo è la riorganizzazione del partito. Preciso che si tratta di un partito vivo, con oltre 2 mila nuovi iscritti nell'ultimo anno e forum tematici che hanno prodotto un documento programmatico di 30 pagine che è stato condiviso con varie realtà cittadine. E' necessario costruire un partito dove gli iscritti siano i protagonisti. Propongo di utilizzare lo strumento del referendum in modo tale che tutti possano partecipare alle scelte decisive e di ripensare all'organizzazione territoriale del partito. Una riorganizzazione innovativa: anche a chi ha solo un'ora da dedicare al partito deve essere permesso di partecipare. E' il partito che deve andare incontro alla città. 

Il Pd, dopo una breve parentesi di governo, si ritrova all'opposizione. Questa volta ad una maggioranza 'nuova' come quella pentastellata. Come valuta il lavoro svolto fino ad oggi dal gruppo dem in Campidoglio? Ha qualche consiglio? 

E' un'opposizione difficile. Al lavoro ci sono 8 consiglieri ben agguerriti che si battono punto su punto sulle decisioni dell'amministrazione Raggi. Quello che manca è un grande partito, formato dagli eletti in Campidoglio, nei municipi e dagli iscritti. Insieme lavoreremo molto meglio. 

Alle elezioni che hanno portato alla vittoria di Virginia Raggi si è arrivati con le dimissioni di Ignazio Marino, volute proprio dai consiglieri Pd. Era necessario o è stato un errore?

Siamo qui per parlare del futuro, non del passato. Quella è stata una scelta dolorosa che può essere raccontata meglio dai protagonisti. Le cose vanno ricordate per come sono andate: Marino si era dimesso e l'intervento dei consiglieri è arrivato dopo che l'ex primo cittadino le aveva ritirate. E' una pagina delicata, le semplificazioni servono solo a lanciare messaggi non corrispondenti al vero. Comunque Valeria Baglio era presidente dell'Aula in quel momento. Lei lo può raccontare meglio di me.

Cade Marino, si va verso le elezioni. La sfida finale è tra Raggi e Giachetti. Perché il Pd ha perso le elezioni? Secondo lei cosa è mancato?

Giachetti ci ha messo tutto in quella campagna elettorale che è stata generosissima. E' andato strada per strada, in tutte le periferie, anche quelle più lontane. Ma nessun candidato da solo, con alle spalle la credibilità del partito sgretolata, può raggiungere la vittoria. La sconfitta ha radici profonde. In quell'occasione il Pd ha provato a ripartire con una nuova classe dirigente, sia al Comune sia nei municipi, con liste rinnovate. Dobbiamo ripartire da qui. Metterci la faccia, tornare nei luoghi dove è andato Giachetti e far capire ai cittadini che siamo dalla loro parte. Solo così è possibile vincere le elezioni. 

Facciamo un passo indietro. Il terremoto di mafia capitale ha travolto anche il Pd. Il partito romano è stato commissariato. A che punto siamo?

Il Pd ha reagito in maniera nettissima. Tutte le persone coinvolte si sono autosospese anche se è chiaro che noi siamo per il rispetto delle regole ma siamo anche garantisti. Per questo eviterei semplificazioni, le persone vanno giudicate per quel che hanno compiuto. Oggi la posizione del Pd è chiara: ricostruiamo la nostra comunità nel rispetto delle regole. 

Dopo mafia capitale i circoli sono stati passati ai raggi X. Cosa rappresentano i circoli per il partito romano? Che ruolo possono giocare per la città?

Per il futuro dei circoli riorganizzazione e innovazione dovranno camminare di pari passo. Devono essere aperti alla città e creare occasioni di partecipazione proprio come accaduto per i forum dove iscritti al Pd hanno dialogato con associazioni esterne. I circoli devono essere punti di comunicazione tra il partito e la città, di raccordo tra gli eletti e i cittadini. C'è poi il tema dell'innovazione. Per esempio il mio comitato è on-line. Chiunque voglia mettersi in contatto o avanzare una proposta può mandare un semplice messaggio whatsapp. E continuerò a farlo. Gli iscritti saranno protagonisti, dovranno dire cosa vogliono per questa città. 

Matteo Orfini ha fatto un buon lavoro come commissario?

E' stato un lavoro difficilissimo che ha portato avanti con grande serietà. Inoltre ha il merito di aver reso la questione romana una grande questione nazionale. Un fatto importante perchè credo che porre l'accento sul futuro di Roma significa porlo sul futuro del Paese.  

Nella prima fase di definizione delle candidature in campo le correnti hanno giocato un ruolo decisivo con tensioni rimaste insolute vista la posizione assunta da Valeria Baglio. Saranno un problema per il Pd che uscirà dal congresso di domenica?

Un partito deve prendere le decisioni negli organismi deputati e un dibattito sano deve avvenire nei luoghi preposti, come l'assemblea del congresso. Solo così si ottiene un confronto tra idee e non tra gruppi di potere. Un partito che funziona e crea i luoghi della decisione è un partito dove non c'è spazio per altro se non per le idee. 

In questo quadro, che relazione dovrà tenere il Pd romano con quello nazionale?

Il Pd nazionale, con la nuova segreteria di Matteo Renzi, sta avanzando in maniera innovativa e questo sarà fondamentale per il destino del Paese. Roma deve andare nella stessa direzione consapevole però della propria specificità e della ricchezza delle proprie esperienze. In questo senso anche il nome delle due liste che mi sostengono, 'Avanti iniseme' ed 'Eccoci', lanciano un messaggio alla città ma anche al Pd nazionale. 

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