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In attesa dei posti letto ospedali ancora con ambulanze in coda con i pazienti a bordo: "Chi governa non ha quadro chiaro"

Ieri i mezzi in coda erano 60, oggi 25. Mentre gli ospedali si organizzano per reperire nuovi posti letto, cresce la pressione sulle strutture ospedaliere

Ospedali di Roma e del Lazio sotto pressione per la pandemia di Coronavirus. Oggi alle 12, secondo quanto apprende Romatoday, sono circa 25 le ambulanze bloccate nei pronto soccorso di Roma e provincia in attesa del ricovero dei pazienti. Ieri pomeriggio erano 60, alcune delle quali ferme anche per diverse ore: 12 al policlinico Casilino, 11 all'ospedale Pertini, 8 al Sant'Andrea e 6 al policlinico Tor Vergata.

Man mano crescono i numeri dell’emergenza, gli ospedali romani sono al lavoro per reperire posti letto da destinare a pazienti Covid 19. Ieri le persone ricoverate per questo motivo erano 2032, oltre 430 in più di una settimana precedente. Più 17 per le terapie intensive che nello stesso lasso di tempo sono passate da 158 a 185. Il piano è quello messo nero su bianco nell’ordinanza regionale del 21 ottobre scorso che ha ampliato le strutture della ‘rete Covid’ e aumentato i posti letto previsti a 2913 posti letto totali più 532 terapie intensive. Numeri che non sono ancora stati raggiunti anche se, secondo quanto si apprende, la Regione è già al lavoro per ampliare ulteriormente i numeri previsti. Gli ospedali si stanno organizzando per fare spazio ai pazienti Covid. Per esempio il San Camillo ha deciso di bloccare gli interventi ‘in elezione’, facendo quindi slittare nel tempo gli interventi considerati non urgenti o verificando la disponibilità in altre strutture. 

“La riconversione dei posti annunciata dalla Regione Lazio non è un’operazione semplice perché significa chiudere reparti e riaprirli con pazienti Covid”, commenta a Romatoday Enrico Gregorini, segretario Fp Cgil di Roma e del Lazio – Sanità. “I posti disponbili oggi non sono sufficienti e in alcuni ospedali è accaduto che in reparti destinati a pazienti ordinari, seppur in ambienti separati, venissero ospitati pazienti Covid. La situazione è critica anche se, a differenza di marzo quando tutte le attività ordinarie vennero sospese, per il momento si sta cercando di garantire per quanto possibile un’operatività normale. Quanto reggerà il sistema dipende dall’aumento del numero dei contagi”. 

Non è solo una questione di spazi. “Il Lazio viene da un commissariamento di 10 anni e già prima della pandemia aveva gravi carenze di personale. Gli sforzi messi in campo per accelerare le assunzioni negli ultimi mesi non bastano”, continua Gregorini. “Servono nell’immediato almeno 1500 infermieri e altre figure professionali come i medici ma anche Operatori socio sanitari. Ne servirebbero circa 2mila. Inoltre chiediamo screening regolari sul personale sanitario così da intercettare quanti più positivi possibile. Oggi invece il personale si ferma solo se c’è stato un contatto stretto o se presenta sintomi riconducibili al Covid”. Secondo quanto si apprende ad oggi nel Lazio sono circa mille gli operatori sanitari contagiati.

Per quanto riguarda Ares 118 a chiedere “assunzioni rapide e la velocizzazione del concorso per autisti” è l’Usb del Servizio di emergenza sanitario Ares 118 che sottolinea come “le attuali assunzioni basteranno appena a coprire il turnover degli ultimi due anni”. Per Usb un modo per alleggerire la pressione sui pronto soccorso è il rafforzamento dei servizi sul territorio “per tutti quei pazienti che possono essere curati a casa”. Al contrario, si legge nella nota stampa, la Regione Lazio “continua a fare proclami che attualmente non trovano riscontro nella realtà e a utilizzare personale in surplus orario invece di procedere alle assunzioni. Di questo passo, il servizio di emergenza non riuscirà a garantire né le emergenze né le altre attività”.

Proprio Usb venerdì scorso aveva protestato davanti alla sede della Regione Lazio denunciando che “al governo della Regione manca il quadro chiaro e trasparente di quanto sta realmente accadendo negli ospedali del Lazio". Unica "Buona notizia", si legge nella nota di venerdì emessa in seguito all'incontro con il vicecapo di gabinetto della presidenza, "è la riattivazione delle USCA, le unità di medici che si recano direttamente nelle case dei pazienti Covid, che è arrivata oggi dopo mesi di mobilitazioni e le tante denunce piovute alla regione da più parti. Dimostrazione, purtroppo tardiva, che chi opera nel settore ha le competenze e la capacità di trovare le soluzioni giuste per affrontare una situazione sempre più drammatica, cosa che invece sembra mancare a chi ha la responsabilità di governo della sanità”.

A denunciare un “disastro organizzativo ed assistenziale che la mancata ed intempestiva azione da parte della Regione nella risposta al Covid sta provocando” è stato ieri il segretario regionale di Anaao-Assomed Lazio, il sindacato dei medici ospedalieri, Guido Coen Tirelli che ha scritto una lettera aperta al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. In particolareTirelli parla di "ospedali pubblici al collasso" con "malati Covid ormai disseminati in tutti i reparti medici e chirurgici, senza adeguate misure di contenimento della diffusione dell’infezione agli altri degenti ed ai sanitari".  

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