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Dal lavoro disagiato nei cimiteri, all'indennità per il lunedì e per la neve: Ama taglia i bonus ai lavoratori

I vertici della municipalizzata puntano al riassetto retributivo cestinando le indennità contrattate dal 1983 al 2022 e chiedendo indietro gli arretrati. E' scontro con i sindacati

Stop a bonus e indennità storiche con l’azienda pronta a recuperare dai lavoratori anche gli arretrati. E’ la decisione dei vertici Ama che rischia di generare un nuovo terremoto all’interno della municipalizzata con operatori e sindacati che già annunciano battaglia contro il provvedimento. 

Ama taglia i bonus ai dipendenti e chiede gli arretrati

Un riassetto retributivo che spazza via dalle buste paga dei dipendenti quei plus ottenuti in anni di contrattazioni. “Una proliferazione disordinata di istituti economici di diversa natura, che nel tempo si sono stratificati sviluppandosi per sommatoria e [...] in taluni casi - si legge nella lettera firmata dal capo del personale di Ama, Antonio Migliardi - continuando ad operare in duplicazione”. Da qui il taglio: via l’incentivo per i lavoratori totalmente idonei alle mansioni assunti prima del 2004 e che oggi dunque vantano anche una buona anzianità di servizio, stop ai bonus scaturiti da dodici accordi sottoscritti dal 1983 al 2022. Tra questi l’indennità per la maggiore produttività nei giorni post festivi (1983), il bonus “neve” (1996), quello per il lavoro disagiato nei cimiteri (2021) e le indennità per chi lavora negli impianti (2022). Dal 1 luglio basta a tutte quelle erogazioni che Ama definisce “indebite” con l’azienda pronta ad avviare “le iniziative di recupero del pregresso”. 

Così i lavoratori di Ama rischiano di perdere 2500 euro

“Ma così i lavoratori perderanno circa 2500 euro e la cosa grave è che tutto avviene in modo unilaterale e senza una vera spiegazione” - tuona Giancarlo Cenciarelli della Fp Cgil Roma e Lazio. Ama per compensare propone un premio di risultato semestrale legato al raggiungimento di obiettivi di efficienza, produttività e qualità del servizio.

“Ma il premio di risultato - obietta Cenciarelli - nasce in genere dalla compressione di altri costi strutturali, il risparmio viene messo sulla produttività. Qui invece si tolgono tout court indennità contrattate e chiare per convertirle in una somma aleatoria. Un gioco delle tre carte che per i lavoratori è a perdere”. 

“E’gravissimo il fatto che il management di Ama definisca ‘indebite’ alcune quote di salario dei lavoratori, frutto di accordi sindacali, notoriamente con forza di legge tra le parti. Ci meravigliamo che dirigenti che ricoprono ruoli di vertice nell’azienda, mettano in dicussione l’irriducibilità delle retribuzioni, frutto di libera scelta tra parti” - commentano il segretario generale della Fit-Cisl del Lazio, Marino Masucci, e il coordinatore regionale Igiene Ambientale della Fit-Cisl del Lazio, Massimiliano Gualandri. "A" tutt’oggi non è ancora chiaro se la società di gestione dei rifiuti più grande d’Europa diventerà un player industriale, una multiutility, o una semplice cooperativa di spazzamento. Servono una visione, una gestione programmata delle risorse, in sintesi un progetto d’impresa. Il tema delle retribuzioni, pertanto, va affrontato all’interno di tre dimensioni: quella organizzattiva, industriale e della valorizzazione del lavoro. Adesso invece si affronta il falso problema dei salari, concependo una paradossale e irrealistica riduzione: l’ultimo tema da affrontare, in un momento di inflazione galoppante e in un contesto generale di stipendi insufficienti”.

I sindacati: “Ama revochi decisione”

“In una situazione di pesante crisi economica, con l'inflazione in crescita costante, proporre di togliere soldi ai lavoratori, che malgrado il persistere di una costante disorganizzazione continuano a garantire il servizio, vuol dire alimentare il conflitto e mettere in crisi il funzionamento dell'azienda” - scrivono in una lettera Cenciarelli, Gualandri e Massimo Cicco della Fiadel. La richiesta ad Ama è quella di “revocare, con urgenza, la decisione”. 

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