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Giovedì, 30 Novembre 2023
Politica

Roma nel mirino dell'Isis: "Preoccupano gli immigrati di seconda generazione"

L'allarme è stato dato dal ministro dell'Interno Angelino Alfano nel corso di un'informativa urgente alla Camera. "Massima vigilanza" dunque anche se al momento non ci sono indicazioni specifiche

L'Italia e Roma, sua capitale e culla della cultura cristiana, sarebbe nel mirino dell'Isis. L'allarme è stato dato dal ministro degli Interni Angelino Alfano nel corso di un'informativa urgente alla Camera. “Massima vigilanza” dunque anche se non ci sono al momento indicazioni specifiche di progetti di attentati diretti contro il nostro Paese. A preoccupare sono soprattutto i 'convertiti', ovvero coloro che, pur essendo nati in Europa decidono di dedicarsi alla causa andando a combattere. Secondo il ministro anche l'Italia è interessata da questo flusso. 

Islamic State quindi potrebbe costituire una minaccia per la Capitale. “E' un'organizzazione che ha ambizioni, soldi (2 miliardi di dollari cash, secondo il vicepresidente del Copasir Giuseppe Esposito), uomini pronti a combattere che nessun'altra aveva mai avuto” ha affermato Alfano. “Un'organizzazione spietata, che infligge torture e commette crimini brutali contrari ad ogni principio di umanità” ha messo in guardia il ministro.

In questo quadro Roma è più esposta di altre città. Roma è la capitale del Paese ma soprattutto della cristianità, la sede del Vaticano. A confermarlo un recente discorso del leader al-Baghdadi in cui si è parlato della conquista di Roma. Potrebbe essere una minaccia simbolica. Ma, avverte il ministro, “non sarebbe prudente dare alle parole di al-Baghdadi un significato esclusivamente metaforico. Questo perché dobbiamo sempre considerare la platea a cui egli si rivolge ed il rischio che menti deboli e facilmente influenzabili possano lasciarsi suggestionare dai messaggi del loro capo politico e spirituale, interpretandoli alla lettera". Il pericolo, dunque, “richiede la massima vigilanza e l'interesse verso ogni segnale premonitore, anche quello apparentemente più tenue, che possa consentire la diagnosi precoce di eventuali rischi per la sicurezza interna o per gli interessi italiani all'estero”.

A generare maggiormente preoccupazione ci sono i cosiddetto 'foreign fighter', estremisti islamici, spesso appartenenti alla seconda generazione di immigrati, che decidono di andare a combattere. In Europa sarebbero 2.300 e, secondo quanto ha spiegato il ministro Alfano, anche l'Italia non è esente da questo fenomeno. “Nell'esodo verso la Siria risultano coinvolte finora 48 persone collegate a vario titolo al nostro Paese, di cui 2 di nazionalità italiana, una il genovese Giuliano Delnevo, convertitosi all'Islam e morto nei pressi di Aleppo nel giugno dello scorso anno, mentre l'altra persona è un giovane marocchino naturalizzato che si trova attualmente in un altro Paese europeo". Il rischio è che queste persone, appreso il know-how nei teatri di guerra, poi tornino in Italia con progetti ostili. L'attenzione sul fenomeno, assicura Alfano, è massima, come sui centri di aggregazione religiosa islamica: sono stati censiti nel territorio nazionale 514 associazioni e 396 luoghi di culto, tra cui le quattro moschee di Roma, Milano, Colle Val d'Elsa e Ravenna.

Tra le proposte del ministro quella di “contestare il delitto di partecipazione a conflitti armati o ad atti di terrorismo che si svolgano fuori dai nostri confini”. E ancora: “Bisognerebbe rendere possibile applicare la sorveglianza speciale con obbligo di dimora”.

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