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Edilizia agevolata, la lenta marcia delle affrancazioni: 3mila in attesa, Montuori promette accelerata

Tra rogiti bloccati e ricorsi, la vicenda è lontana dalla soluzione

Dalle prime proteste sono passati quasi due anni. E oggi quanti aspettano di avviare le pratiche per 'affrancare' la propria abitazione dai prezzi 'calmierati' versando un importo al Comune, proprietario del terreno sul quale sono state costruite, sembrano destinati aspettare ancora a lungo. La macchina si è avviata dopo mesi di stallo e sulle scrivanie degli uffici comunali si sono accumulate oltre tremila richieste. Un centinaio, invece, le pratiche completate e circa 500 quelle in attesa di essere perfezionate. "Ne porteremo a termine un migliaio entro la fine dell'anno" ha spiegato l'assessore all'Urbanistica Luca Montuori, interpellato in merito da Romatoday. Ma intanto aumentano i ricorsi. 

Il caso è complesso e investe migliaia di famiglie in tutta Roma. Migliaia di case in regime di edilizia agevolata realizzate su terreni di proprietà comunale, le cosiddette aree P.E.E.P destinate all'edilizia pubblica, che nel giro di pochi anni sono state vendute, e rivendute, a prezzi di mercato, nonostante avessero dovuto mantenere prezzi calmierati, assicurando così notevoli guadagni ai primi acquirenti. 

La vicenda ha inizio in una specifica data: il 16 settembre del 2015 la Corte di Cassazione stabilisce una volta per tutte che l'interpretazione della legge portata avanti per anni dal Comune di Roma era errata e che il prezzo calmierato 'segue' l'immobile e non si esaurisce con il suo primo proprietario. Il Campidoglio corse ai ripari recependo quanto sostenuto dalla Cassazione. La delibera di Giunta venne firmata nell'ottobre del 2015 dall'ex assessore Giovanni Caudo, confermata nella sua fase successiva dal provvedimento del commissario Francesco Tronca. L'iter si concluse con l'approvazione delle linee guida nell'agosto del 2016 con il primo assessore all'Urbanistica della Giunta Raggi, Paolo Berdini. Da allora, però, solo un centinaio di pratiche sono arrivate a compimento. 

Così centinaia di famiglie che hanno acquistato queste case a prezzi di mercato si ritrovano oggi a vendere queste abitazioni a prezzi calmierati con una notevole differenza di valore rispetto a quanto inizialmente versato per l'acquisto. A pagare il prezzo più alto quanti avevano vendite in corso, con date di preliminari e rogiti già fissate. Tremila famiglie, lo dicono le richieste inoltrate all'amministrazione, attendono di poter pagare al Comune cifre che oscillano tra i 10 mila euro e i 40 mila per poter 'liberare' le proprie abitazioni dal vincolo dei prezzi calmierati. Un'operazione che porterà nelle casse del Comune milioni di euro ma che la stessa amministrazione tarda a portare a termine.

"A fronte delle 3 mila richieste pervenute abbiamo inviato 500 lettere anche se solo 100 pratiche sono state portate a termine" ha spiegato Luca Montuori a Romatoday. "Ad agosto è stato registrato un calo perché i notai non erano disponibili ma puntiamo su un'accelerata. Secondo i nostri calcoli dovremmo arrivare alle mille affrancazioni entro la fine dell'anno". Per raggiungere questo obiettivo, spiega ancora l'assessore, "abbiamo portato a 40 unità il numero dei dipendenti che ci lavorano e riorganizzato la filiera in modo da renderla più veloce. Ricostruire l'importo da far versare è un'operazione complessa che arriva fino alle convenzioni con cui sono stati costruiti questi appartamenti". 

A due anni di distanza, però, la situazione si presenta ancora lontano dall'essere stata risolta. In molti, come ha potuto ricostruire Romatoday attraverso fonti dirette, sanno che la propria pratica è stata portata a termine perché possono leggere l'importo sul sito del Comune ma non hanno ancora ricevuto la lettera. Altri attendono il codice necessario a effettuare il bonifico. Tra loro anche quanti si sono visti saltare il preliminare o il rogito e scadere il tempo a disposizione per ottenere il mutuo a causa dei ritardi con cui gli uffici capitolini stanno portando avanti le pratiche. 

Le linee guida approvate dalla Giunta Raggi nell'agosto del 2016 fissavano in 180 giorni il tempo a disposizione dell'amministrazione per concludere l'istruttoria. Ma questa scadenza in numerosi casi è stata abbondantemente superata tanto che non mancano i ricorsi al Tar per 'silenzio inadempimento' con l'obiettivo di 'obbligare' l'amministrazione a procedere ed eventualmente calcolare l'ammontare dei danni. Contando sulla scadenza dei 180 giorni, infatti, sono stati fissati preliminari, rogiti e tempistiche per l'erogazione dei mutui che però sono saltate a causa delle mancate affrancazioni. 

Non solo. Cresce anche il numero degli acquirenti che hanno deciso di fare causa ai precedenti proprietari per aver venduto abitazioni a prezzi di libero mercato nonostante il valore di tali immobili fosse 'calmierato'. Un vero e proprio caos frutto di anni e anni di "interpretazione errata della legge" che ha portato nelle casse di quanti sono entrati in possesso di queste abitazioni a prezzi 'ribassati' centinaia di migliaia di euro. 

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