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"Affittopoli" alle onlus, l'inchiesta si sgonfia: il danno erariale rischia di sparire

Udienza importante per associazioni ed immobili capitolini

E' un momento chiave nell'inchiesta sull' "affittopoli" delle onlus romane. Martedì 19  durante l'udienza su uno degli immobili di Roma Capitale  assegnati ad un'associazione, il P.M Guido Patti  ha comunicato la decisione di rinunciare agli atti. Una buona notizia nell'ottica dei dipendenti comunali che erano finiti nell'inchiesta. Ed è la seconda. Arriva infatti subito dopo la sentenza di aprile emessa dalla Corte dei Conti. In appello i dirigenti capitolini, che erano stati additati come responsabili di un buco da 100 milioni di euro nelle casse del Comune, erano già stati assolti.

Gli immobili dati in concessione

Per capire cosa sia successo, occorre fare un passo indietro, almeno fino alla Giunta Marino. Scadute le concessioni che le precedenti amministrazioni avevano rilasciato a realtà senza fine di lucro, si è posto il problema di come recuperare quegli immobili. Si tratta del patrimonio indisponibile di Roma Capitale che le Onlus, circa 900, avevano avuto ad un prezzo calmierato. Il 20% del valore di mercato che veniva concesso in forzadell'attività socio-culturale da svolgervi all'interno. Scadute le concessioni, moltissime realtà hanno continuato a pagare quell'importo. Troppo poco per una prima sentenza della Corte dei Conti. Secondo la magistratura infatti, il danno per l'erario è stato di 100 milioni di euro. 

La delibera 140

La sentenza, recepita dalla delibera 140 della Giunta Marino, si è trasformata in una mannaia per le associazioni, a cui è stato chiesto di saldare un conto esorbitante. I fatidici cento milioni, risultanti dalla differenza tra l'importo versato e quello stimato secondo il valore di mercato.  A farne le spese una pletora di realtà. Alcune nel frattempo hanno anche subito uno sgombero, perchè oltre a dover pagare importi salatissimi, gli è stato notificata la richiesta di lasciare, gli immobili capitolini. Tra le realtà colpite, Celio Azzurro, la scuola popolare di Musica di Testaccio, molti centri sociali, il teatro stabile del Giallo, il Casale Falchetti di Centocelle, diverse associazioni di Protezione Civile, il mondo del volontariato.  

L'inchiesta si rivela un flop

Ai dipendenti capitolini invece, era stato contestato il mancato controllo sul patrimonio indisponibile di Roma Capitale. L'assoluzione di aprile e la decisione appena annunciata dal pubblico ministero Patti di rinunciare agli atti, segnano una svolta anche in funzione delle loro responsabilità. L'impianto accusatorio si sgonfia. Non c'è stata alcuna "affittopoli" per le Onlus che avevano goduto di una concessione. I costi calmierati erano stati loro riconosciuti, come già stabilito ad aprile, in funzione dell'attività socio-culturale che svolgevano negli immobili. E la scadenza della concessione, non modifica in alcun modo la destinazione di quel patrimonio indisponibile di Roma Capitale. Non per far cassa, quindi, ma per fornire servizi alla cittadinanza

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