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Incubo sgomberi nelle occupazioni: i controlli di Acea scatenano l'allarme distacchi, l'azienda però smentisce

I controlli sono avvenuti durante lo sgombero del Cinema Palazzo. La Prefettura smentisce un coinvolgimento. I movimenti: "Questa concomitanza preoccupa"

Mentre a San Lorenzo i blindati della polizia presidiavano piazza dei Sanniti per lo sgombero del Cinema Palazzo, nelle occupazioni abitative della città sono scattati una serie di controlli ai contatori idrici da parte di Acea, che sono continuati anche ieri. La Prefettura ha smentito quasi subito l’esistenza di un provvedimento in merito. Acea, a 24 ore di distanza, ha precisato che si è trattato di un “monitoraggio tecnico dei flussi idrici”, una semplice “attività di routine”. Ma il tempismo con cui gli stabili occupati sono stati visitati dagli operai della municipalizzata dell’acqua e dell’energia ha creato allarme tra i residenti che assistono ormai da mesi al rito della ‘classifica degl sgomberi’al tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura e che mercoledì hanno avuto prova che le operazioni delle forze dell’ordine non verranno bloccate dalla pandemia in atto.

“La concomitanza di questo presunto monitoraggio con lo sgombero del Cinema Palazzo ha creato allarme non solo tra gli occupanti ma in tutta quella parte di città che ritiene che la situazione non si affronti in questo modo”, dice Paolo Di Vetta dei Movimenti per il diritto all’abitare. “Acea deve chiarire come intende comportarsi, perché non bastano le smentite per tranquillizzare. Non vorremmo che sia un tentativo di utilizzare l’articolo 5 del Piano Casa di Renzi e di Lupi (che impedisce l’allaccio delle utenze a chi abita un immobile senza titolo, ndr), che ancora non è stato rimosso e sta continuando a produrre disagio”. Lo sgombero del palazzo di via Quintavalle, nell’estate del 2017, del resto, era iniziato proprio con il distacco delle utenze elettriche.

A parlare per prima è la Prefettura che ieri pomeriggio ha fatto sapere di non aver approvato alcuna ordinanza in merito: “La Prefettura smentisce categoricamente di aver adottato misure in tal senso, o di aver intrapreso qualsiasi azione in materia, precisando come questa tipologie di atti non rientri, tra l'altro, tra le proprie competenze o attribuzioni, né tra gli adempimenti funzionali alle stesse”.

Acea ha invece precisato che “non si tratta di attività volte al distacco ma solo di monitoraggi tecnici sui flussi e sulla rete idrica tramite misuratori, secondo quanto previsto dall’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ndr). Si tratta di un’attività di routine finalizzata alla corretta comunicazione dei flussi idrici da inviare ogni anno all’Autorità di settore”. Perché si sia deciso di controllare nelle stesse ore tutte le occupazioni ­­­, “non era mai accaduto” spiegano dai movimenti, resta senza una spiegazione chiara.

A rilanciare la preoccupazione è il capogruppo di Demos alla Regione Lazio, Paolo Ciani: “Non mi sembra una scelta opportuna in piena emergenza dovuta alla pandemia da Covid 19, privare centinaia di persone di un bene primario come l'acqua. Se il tema è il pagamento della fornitura (che mi sembra più che legittimo), si trovi la modalità di cambiare una legge che impedisce di avere forniture regolari in tali luoghi. Al disagio abitativo, non aggiungiamo anche quello sanitario”.

Intanto il Coordinamento Romano Acqua Pubblica ha criticato con una nota quanto deciso ieri dai sindaci della provincia di Roma, che rientrano nella cosiddetta Ato 2 del Lazio. “Una delle peggiori pagine nella storia della gestione dell'acqua di questo territorio. All'unanimità hanno approvato una delibera e una tariffa che prevede aumenti enormi nei prossimi anni; garantisce ad Acea di continuare a fare lauti profitti (oltre 260 milioni di euro solo tra il 2018 e il 2019); non impone il blocco dei distacchi del servizio; condanna i romani a bere l'acqua del Tevere in grande quantità (3500 litri al secondo). Per coprire questo misfatto hanno approvato un emendamento che aumenterà il budget del bonus idrico, ma è solo una foglia di fico visto che si tratta di uno strumento di sostegno a cui è praticamente impossibile accedere, lo dimostrano i dati dell'utilizzo fatto finora. La collettività pagherà molto cara questa scelta ma non intendiamo arrenderci e continueremo la nostra lotta per l'acqua pubblica e partecipata”.

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