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La riforma dei municipi arriva in aula: no dei minisindaci

Assenti i presidenti dei municipi di centrodestra. Il I, il XVII e il IX formeranno il nuovo centro storico, il VI e il VII saranno accorpati così come il II e il III

In aula Giulio Cesare è arrivata la bozza della riforma dei Municipi, quella che ne ridisegna i confini, i poteri e la quantità. In aula, a discuterne, erano presenti anche i presidenti dei Municipi romani, direttamente interessati dalle modifiche che le circoscrizioni politico-territoriali potrebbero avere.
La riforma è partita scontrandosi subito con un muro: quello del parere negativo dei minisindaci e quello dei presidenti dei municipi di centrodestra che hanno disertato l'aula; unico presente era Alfredo Milioni, del XIX, che però non ha parlato.

Secondo la bozza che andrà nuovamente in commissione Riforme di Roma Capitale, presieduta da Francesco Smedile (Udc), per tre giorni consecutivi da domani, oltre a rinumerare i municipi da I a XV, come vuole la legge, ne cancella 4 facendoli passare da 19 a 15: il I, il XVII e il IX fino all'anello ferroviario formeranno il nuovo centro storico, il VI e il VII saranno accorpati così come il II e il III. Una norma al momento contenuta nella bozza, permetterà, entro i 12 mesi successivi all'approvazione dello Statuto, a due municipi di ridisegnare i propri confini ma solo con l'accordo dei consigli municipali interessati.

Per quanto riguarda le competenze, passa ai municipi quella sulle aree verdi di quartiere, mentre le realtà più virtuose potranno utilizzare in autonomia i fondi derivanti da lotta all'evasione e all'elusione. Tramonta la possibilità per i municipi di stipulare contratti di II livello con le municipalizzate: avranno, almeno secondo la bozza più attuale, solo la possibilità di esprimere un parere sul contratto di servizio stipulato da Roma Capitale e di chiedere norme specifiche alle necessità dei singoli territori.

"Non credo che questa soluzione porterà un miglioramento per la vita dei cittadini" ha detto Giammarco Palmieri presidente del VI che verrà accorpato al VII, mentre Andrea Catarci (XI) ha parlato di una "discussione fatta con l'acqua alla gola e con trascuratezza". La più delusa è sicuramente Susy Fantino, presidente del IX che sarà l'unico municipio a essere diviso. "Noi respingiamo il frazionamento - ha detto - Serve un assetto amministrativo vero e non solo basato sul risparmio e su un'idea superficiale che i cittadini non meritano. E' un'idea di accorpamento che ci porterà al triplicarsi dei problemi da affrontare".

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