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Il forfait delle nomine / Centro Storico / Via Luigi Petroselli

A Roma nessuno vuole più fare il presidente di seggio

Alle ultime elezioni regionali quasi uno su due ha rinunciato: così il Comune ha dovuto coinvolgere i dipendenti capitolini nelle surroghe. L'assessore Catarci: "Macchina organizzativa ha funzionato con tempestività ed efficacia"

Sarà per il compenso irrisorio, 150 euro circa, per tre giorni di lavoro e grandi responsabilità affinché tutto si svolga regolarmente. Con l’ansia di far quadrare i conti, chiudere scrutini e verbali senza intoppi. Sarà per gli impedimenti più vari. Ma alla fine, in occasione delle scorse elezioni regionali, a Roma quasi la metà dei presidenti di seggio non si è presentata. Così è toccato al Campidoglio correre ai ripari perché le sezioni si costituissero garantendo l’esercizio del diritto costituzionale di elettorato attivo e passivo. 

Presidente di seggio a Roma: uno su due rinuncia

Dai dati di Roma Capitale, di cui RomaToday è entrata in possesso, quel che emerge è che più nessuno in città vuole fare il presidente di seggio. Su 2601 totali, 1002 hanno dato forfait. Un trend in aumento rispetto alle politiche di settembre, quando le assenze dell’ultimo minuto erano state 950. 

I dipendenti capitolini in surroga ai presidenti di seggio assenti

Il Comune ha dovuto così provvedere alle nomine in surroga che per circa 653 unità hanno riguardato studenti universitari, cittadini e dipendenti comunali volontari. Le restanti 349 surroghe sono state coperte con 101 dipendenti dei Dipartimenti, 185 dei municipi e 63 appartenenti al Corpo della Polizia Locale.

“Al netto dei volontari, tutti i dipendenti dei dipartimenti sono stati destinati a seggi presenti nell’ambito territoriale richiesto dai dipendenti stessi su base volontaria, mentre - ha sottolineato l’assessore al Personale di Roma Capitale, Andrea Catarci - i dipendenti dei singoli municipi sono stati assegnati presso il municipio di appartenenza lavorativa dove si registrava la carenza di presidenti”. Per quanto riguarda invece i vigili urbani, per i quali la surroga ai presidenti di seggio rappresenta un servizio ulteriore, sono stati 63 i precettati. “Di questi 35 sono stati inviati nel territorio del Gruppo di appartenenza o, in subordine, del municipio di residenza mentre le residue 28 unità sono state demandate alla copertura dei seggi vacanti all’atto della nomina (ore 15.00 di sabato 11 febbraio 2023) al fine di assicurare la regolare costituzione dei seggi” - sottolinea Catarci rispondendo alle polemiche dei giorni scorsi con i dipendenti infuriati per essere stati convocati con una mail di venerdì pomeriggio, con nemmeno 12 ore di anticipo, e i sindacati a parlare di “pandemonio organizzativo senza precedenti”

Precettati all’ultimo e spediti ovunque: così per i dipendenti capitolini è scoppiato il caos seggi elettorali

Tutti i numeri di Roma al voto

Una macchina complessa quella di Roma Capitale al voto. 2.372.989 aventi diritto; 2601 sezioni cittadine; 10302 cabine elettorali allestite. Al lavoro 2601 presidenti di seggio e 10544 scrutatori nominati da Roma Capitale. Oltre a loro 1734 dipendenti capitolini addetti ai servizi di rappresentanti del Sindaco, digitatori e ai collegamenti telefonici. Sono state poi 18.198 le tessere elettorali rilasciate, mentre le istanze di attestazione al voto istruite ammontano a 750. Tra voti ospedalieri, nelle sezioni speciali delle case di cura e ospedali  sono state 1594 le procedure nella città di Roma e 105 fuori. 790 i mezzi di trasporto coinvolti nelle operazioni elettorali: tra questi autovetture, i taxi per la riconsegna dei plichi e gli autocarri per consegna del materiale elettorale presso i seggi. 

“Pur nella complessità che caratterizza un territorio vasto come quello della Capitale, l’Amministrazione - ha tenuto a sottolineare Catarci - ha messo in campo, con assoluta tempestività ed efficacia, una ingente macchina organizzativa che ha consentito di garantire l’ordinato esercizio del diritto di voto”. 
 

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