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Ordinanza anti prostituzione: il Tar respinge il ricorso

Per il Tar, l'ordinanza "non mira a limitare la libertà di autodeterminazione, ma, al contrario, ad evitare che essa venga illecitamente compressa e che la “prostituzione violenta” abbia il sopravvento su quella (asseritamente) libera

“Non si vede in cosa possa essere criticato e tacciato di illegittimità il comportamento di un sindaco che per fronteggiare il fenomeno dello sfruttamento violento della prostituzione ed agendo nell'esercizio di funzioni di polizia amministrativa abbia provveduto a reiterare una precedente ordinanza che aveva condotto al conseguimento di risultati positivi”. Con queste parole il Tribunale amministrativo del Lazio ha oggi rigettato il ricorso contro l'ordinanza anti prostituzione voluta dal Sindaco.

Il Tribunale amministrativo ha motivato il rigetto del ricorso sostentendo che l'affermazione del “Comitato per i diritti civili delle prostitute” e dell'associazione “La strega da bruciare” di avere un interesse personale e concreto all'annullamento del rinnovo, da parte del sindaco di Roma, dell'ordinanza antiprostituzione fino a gennaio 2010 è “immotivata e contraddittoria”.

Per i giudici è immotivata "in quanto tra i fini statutari del Comitato”, si legge nella sentenza, “non vi è quello di rappresentare gli interessi economici connessi all'esercizio della prostituzione. Contraddittoria, in quanto non si vede in qual modo l'ordinanza impugnata impedisca al Comitato il perseguimento" della "missione umanitaria" di dare aiuto alle persone prostitute".

Per il Tar, l'ordinanza "non mira a limitare la libertà di autodeterminazione, ma, al contrario, ad evitare che essa venga illecitamente compressa e che la “prostituzione violenta” abbia il sopravvento su quella (asseritamente) libera".

Dai giudici anche un giudizio sul merito dell'ordinanza: “Merita di essere prorogata per evitare che i positivi risultati raggiunti vengano neutralizzati da una ripresa repentina del fenomeno che si è inteso arginare".
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