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Commercio, esercenti in piazza il 10 maggio: "Su tavolini da Raggi solo promesse"

Contro i piani di massima occupabilità e il catalogo degli arredi, la protesta di bar e ristoranti

Rompono la tregua i bar e i ristoranti di Roma che il 10 maggio scendono in piazza per protestare contro i piani di massima occupabilità e il catalogo degli arredi, ma soprattutto "contro l'atteggiamento dilatorio dell'amministrazione capitolina". L'annuncio della protesta arriva da Claudio Pica, presidente Fiepet Confesercenti, l'associazione che rappresenta l'80% degli esercizi pubblici di Roma e provincia. "Basta, la misura è colma. Gli appelli alla sindaca Raggi sono stati inutili e pure i contatti con diversi membri della Giunta, come l'assessore Meloni, e quelli delle commissioni, come Andrea Coia". Con Pica, anche Daniele Brocchi, coordinatore del Turismo di Confesercenti, Fabio Mina, presidente Lupe, e Valter Giammaria, presidente Confesercenti Roma e Lazio. 

Non vogliono che si parli di tavolino selvaggio, che "non vogliamo nemmeno noi", ma di una protesta "contro l'addio ai tavolini". Del resto, quello dei piani di massima occupabilità è un nodo antico, che ha già visto la categoria scendere in piazza nel 2014, quando a governare era la Giunta Marino. Poi le dimissioni e la campagna elettorale per il nuovo sindaco. Gli esercenti proiettano un video che mostra Virginia Raggi affermare la necessità di rivedere i piani. "Aveva preso degli impegni ben precisi - dice Pica - che ha completamente disatteso. Ma noi siamo stanchi. La sindaca non ci ha dato risposte e noi scendiamo in piazza al grido di 'Uniti si vince'". La prima richiesta è quella di rivedere la delibera che delega ai Municipi la stesura dei piani. 

"Con il I Municipio non c'è dialogo. La presidente Alfonsi ha convocato la Consulta del commercio il 3 maggio, vedremo. Ma noi chiediamo che sia il Campidoglio a occuparsi dei piani, che vanno rivisti, e che lo faccia con un Testo unico dei pubblici esercizi". Chiedono anche "sanzioni più pesanti per chi non vuole mettersi in regola", mentre per il catalogo degli arredi "basterebbe un'ordinanza del sindaco per chiederne la sospensione dell'applicazione, perchè ci sono già esercenti che stanno prendendo delle multe". E se Raggi decidesse di dare un segnale alla categoria prima del 10 maggio, gli esercenti chiedono che sia proprio una ordinanza di stop al catalogo. 

"E poi un cronoprogramma definito per rivedere la delibera e il Regolamento sull'occupazione di suolo pubblico". Lamentano "controlli scellerati sul territorio" e sono pronti a dare i numeri dei 120 piani esecutivi su 155 previsti. "Sono circa 450 i locali privati di occupazione di suolo pubblico tra annullamento totale dei tavolini e decremento- spiega Mina- con una media di 18-20 metri quadrati tolti. Calcolando che la tassa di occupazione di suolo pubblico è di 285 euro al metro quadro, con l'attuazione dei pmo ci sono mancati introiti nelle casse del Comune di 2 milioni 200mila euro l'anno, mentre il decremento medio del fatturato dei locali colpiti è pari al 45%, che arriva al 65 con occupazione zero. Senza dimenticare - dice ancora Mina - migliaia di posti di lavoro a rischio. Siamo arrivati al punto di non ritorno". 

L'appuntamento il 10 maggio sarà vicino a piazza Venezia per "un'assemblea di piazza dove ogni esercente porterà le sue proposte che porteremo al Campidoglio, se ci convochera'". In ogni caso, rassicurano gli organizzatori, sarà tutto coordinato con la Questura di Roma. "Chiediamo a chi ci governa di non farci morire nell'indifferenza - questo l'appello finale di Giammaria - noi non siamo Amazon, tutti parlano di piccole e medie imprese ma poi nessuno fa niente. La politica sta uccidendo questo settore. Roma deve tornare a essere una citta' ospitale, deve dare ai turisti la possibilità di vivere le sue piazze". 

(Fonte Agenzia Dire)

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