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Sempre meno romani usano i mezzi pubblici: dal 2015 calo del 36%

I dati del rapporto Ecosistema mobilità Roma 2022 di Legambiente. Disastrosa l'offerta dei trasporti

Roma è tra le peggiori città d'Italia. Un quadro impietoso sul fronte della mobilità quello fotografato dal rapporto Ecosistema Mobilità Roma 2022 redatto da Legambiente. Ieri la presentazione in Campidoglio e i dati che consacrano la Capitale a fanalino di coda del trasporto pubblico, e privato, metropolitano. Entriamo nei dettagli. 

I romani non prendono i mezzi pubblici

Scorrendo i dati del dossier, per le strade della città eterna gira il più alto numero di auto in rapporto agli abitanti, 62 macchine immatricolate ogni 100 cittadini. Si sceglie il mezzo privato e si scansa in ogni modo quello pubblico, pessimo. Considerando il numero medio di viaggi su mezzi pubblici per ciascun abitante ogni anno, si passa da 513 a 328 tra il il 2015 e il 2020 con un calo netto avvenuto tra 2016 e 2017. Il calo è del 36%.

L'offerta disastrosa di tpl

Le metropolitane, con soli 60 chilometri, sono le più brevi rispetto alle altre grandi città italiane e europee, i tram hanno tutti più di 15 anni, con una età media di oltre 34 anni ciascuno e la condizione delle 3 linee ferroviarie (ex concesse) è terribile: la Roma Lido è al disarmo, passata da oltre 20 convogli viaggianti ai 3 di questi giorni; sulla Roma Nord i viaggiatori nell'ultimo biennio hanno trascorso giornate infernali con punte di 100 corse saltate su 190 previste. 

E ancora la Roma-Giardinetti, il tranvetto della Casilina, da agosto 2015 non fa servizio per 3 chilometri tra Centocelle e Giardinetti, dei 9 complessivi del suo tracciato, lungo il quale far muovere il bus sostitutivo che costa alla collettività più del doppio rispetto a quanto costerebbe la riattivazione dell'intera tratta su un binario che c’è. Non va meglio al capitolo bici. Per la ciclabilità romana, riporta il dossier di Legambiente, si registrano 131 centimetri di ciclabile ogni 100 abitanti. Tra i peggiori dati c'è quello riguardante le pedonalizzazioni, nella capitale la superficie pedonale per ogni abitante è pari a una mattonella quadrata con 42 centrimetri di lato e l'ultima grande pedonalizzazione risale al lontano dicembre 1998 quando venne decretato lo stop al traffico di piazza del Popolo, poi niente più.

"Da questa fotografia sulla mobilità romana con tutte le sue criticità, emerge quanto sia indispensabile un impegno collettivo per iniziare a colmare l’enorme ritardo di Roma nel percorso verso una mobilità sostenibile - dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio - oggi stiamo raccontando il deficit strutturale e culturale nel quale la Capitale sembra precipitata in termini di trasporti e utilizzo dello spazio urbano, convinti però che si debba immaginare la nostra città migliore, a misura d'uomo e di bambino, qui dove è nata la prima pedonalizzazione italiana tra Colosseo e Arco di Costantino, dove si è inventata la cura del ferro". Già, a proposito di cura del ferro, a Roma ne serve una "poderosa", suggerisce Scacchi. "Tram, ferrovie urbane e mai più un passo indietro sull'ampliamento indispensabile della rete di metropolitane; serve un trasporto pubblico completamente elettrico; serve l'ampliamento delle ztl, l'allontanamento graduale ma incisivo delle auto dalle aree centrali e più sensibili a partire dai motori diesel, la ciclabilità e la nuova micromobilità elettrica da incentivare e mettere in sicurezza, preferenziali lungo ogni asse stradale, strade e piazze scolastiche attorno a tutti gli oltre duemila istituti". 

La (pessima) aria romana

Altro aspetto considerato nel rapporto di Legambiente, e diretta ed evidente conseguenza di una mobilità romana tutt'altro che sostenibile, oltre a uno spazio pubblico invaso ovunque dalle auto, è chiaramente la qualità dell’aria. Tutti i dati medi di polveri sottili (PM10 e PM 2,5) e biossido di azoto (NO2) sono oltre i limiti per la salute e, considerando il 2021 appena terminato, sono stati 37 i giorni di superamento delle PM10 alla peggior centralina arpa su Via Tiburtina (oltre il limite di 35 giorni consentiti). 

Ancor peggio sono le medie di PM10 e NO2 per il 2021 (dati resi noti oggi da Legambiente su fonte ARPA Lazio): in 12 centraline di monitoraggio su 13 la media annua di NO2 è oltre i 10 ug/m3 (microgrammi per metro cubo di aria) nuovo limite indicato dall'Oms come soglia oltre la quale il biossido di azoto diventa pericoloso per la salute e che sarà il limite al quale la legislazione nazionale si dovrà adeguare nei prossimi anni; l'unica centralina nei limiti e quella di Castel di Guido, ben lontana dal traffico intenso del centro urbano, l'NO2 è infatti un gas irritante per l’apparato respiratorio che porta anche a gravi problemi polmonari e che viene prodotto maggiormente dai motori diesel. Per le PM10 sono addirittura tutte le 13 centraline a superare il nuovo limite di concentrazione media annua di 15 ug/m3 suggerita dall'Organizzazione mondiale della sanità, limite anch'esso al quale si dovrà adeguare la normativa nazionale.

"In tutte le nostre città vanno costruite e concretizzate le politiche di abbattimento delle emissioni climalteranti, riducendo lo spazio per le auto a vantaggio delle persone e della qualità dell’aria - commenta Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente - in tal senso anche a Roma vanno fatte scelte lungimiranti e coraggiose che per rilanciare la qualità della vita. Traguardare un orizzonte di mobilità a emissioni zero, rilanciare il trasporto pubblico collettivo ancor di più dopo gli anni della pandemia che stiamo vivendo, spingere all’utilizzo delle due ruote o della micromobilità elettrica mettendone in sicurezza i percorsi, utilizzare la mobilità nuova quale forte elemento di rigenerazione urbana come previsto dal progetto GRAB o con la pedonalizzazione di Colosseo e Appia Antica; tutto ciò deve essere elemento centrale delle scelte, perché la Capitale torni a essere traino e non fanalino di coda nel confronto con tutte le altre città italiane e dia un suo grande segnale nel contrasto alla febbre del pianeta".

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