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Lupi, nel parco di Veio i branchi sono tre. Ma niente psicosi: “Predano soprattutto cinghiali”

La presenza di lupi non costituisce una minaccia. Ente Parco di Veio: “Forniamo recinti e cani da guardia. Ma danni agli allevamenti sono sporadici”

Non mangiano cani e gatti. Non attaccano l’uomo. E se c’è un animale che deve temerne la presenza è il cinghiale. Il ritorno dei lupi è un fatto conclamato. Ma non deve contribuire a ingenerare alcuna psicosi.

Un predatore di cinghiali

La prima cosa che va sempre ricordata, ha sottolineato l’ente Parco di Veio, è che stiamo parlando “dell’unico nemico naturale per i cinghiali”. E che, aspetto tutt’altro che secondario, “é specie protetta da normative nazionali e direttive comunitarie”. Dal 1971 (Decreto Natali) ne è vietata la caccia e l’uccisione anche perchè, la specie appenninica, è ancora considerata “vulnerabile”. Il loro numero è in costante aumento e, come si diceva, dalla Tenuta di Castel di Guido ai Castelli Romani, ci sono videotrappole che ne testimoniano la presenza.

Tre branchi a Veio

Nel parco di Veio “sono stati rilevati tre nuclei produttivi” hanno fatto sapere dell’ente parco. Tuttavia “nonostante  la cospicua presenza i danni agli allevamenti segnalati all’Ente sono comunque risultati abbastanza sporadici”. Una condizione che era recentemente stata condivisa anche dal presidente dell’Ente Parco Regionale di Bracciano e Martignano che, come quello di Veio, guarda con maggiore preoccupazione alla presenza di cinghiali.

Stop agli allarmismi

A Veio, peraltro, “non risultano casi di predazione su cani e gatti domestici”. Una precisazione doverosa visto che, il 12 dicembre, il Corriere della Sera, occupandosi del ritorno dei lupi a Roma Nord, aveva titolato asserendo che “mangiano anche cani e gatti”. Per quanto riguarda il suo rapporto con l’uomo, l’ente parco ha ricordato che “non risultano attacchi all’essere umano in Italia negli ultimi 200 anni”. A dispetto di un antagonismo ancestrale che, evidentemente, in alcune sottoculture continua a serpeggiare.

Gli animali allo stato brado

Resta comunque un predatore. E quindi anche se il 95% della sua alimentazione è caratterizzata proprio dai quei cinghiali che, a Veio come a Decima Malafede, si cerca di catturare con le gabbie, c’è sempre una possibilità, per quanto  sporadica, che possa catturare anche degli animali da allevamento. Soprattutto se sono lasciati allo stato brado.

Il supporto agli allevatori

Per evitare di alimentare conflitti,  l’Ente Parco di Veio, nei suoi 15mila metri quadrati di superficie, “sta supportando gli allevatori attraverso un progetto sperimentale finanziato dalla Regione Lazio per la prevenzione dei danni, fornendo recinti anti lupo fissi e mobili e cani di guardiania specificamente addestrati”.  Insieme agli indennizzi riconosciuti per i danni subiti, mai paragonabili a quelli causati dai cinghiali, dovrebbero servire a ristorare gli allevatori da eventuali perdite. Ed a garantire al lupo la possibilità di convivere pacificamente con l’uomo anche nel territorio romano.

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