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Da Ladispoli a Gianola le otto foci più inquinate sul litorale del Lazio

Il bilancio finale di Legambiente alle Capitanerie di Porto grazie al viaggio di Goletta Verde, storica imbarcazione dell'associazione che da oltre 30 anni naviga lungo la costa

Tra i 38 punti malati cronici, ben 8 sono nel Lazio, tra le 4 regioni con il più alto numero di criticità denunciate alle autorità. E' il bilancio finale fornito da Legambiente alle Capitanerie di Porto grazie al viaggio di Goletta Verde, storica imbarcazione dell'associazione ambientalista che da oltre 30 anni naviga lungo la costa per denunciare le criticità e valorizzare le buone pratiche ecologiche sui litorali. 

Dopo il passaggio nel Lazio a inizio luglio con la tappa di Minturno, le analisi su tutti i 360 km di litorale regionale e le iniziative dei circoli costieri di Legambiente, si ritorna a parlare di Goletta. Durante la conferenza stampa finale, l’associazione del cigno verde ha infatti comunicato l’invio di numerosi esposti alle Capitanerie di Porto di tutta Italia, ove si segnalano punti altamente critici perché risultati fortemente inquinati da almeno 5 anni, durante le analisi dei tecnici di Goletta, tra i 38 punti malati cronici, ben 8 sono nel Lazio che è tra le 4 regione con il più alto numero di criticità denunciate alle autorità, punti che da nord a sud sono: la Foce del Fiume Marta a Tarquinia (Vt) la Foce del Fosso Zambra a Cerveteri (Rm), la Foce del Rio Vaccina a Ladispoli (Rm), la Foce del Fiume Arrone a Fiumicino (Rm), la Foce del Tevere a Roma, la Foce del Rio Torto lato spiaggia a Pomezia (Rm), la Foce del Fosso Grande ad Ardea (Rm), la Foce del Rio Santacroce nella spiaggia di Gianola a Formia (Lt).

"Chiediamo alle Capitanerie di Porto di avviare approfondimenti specifici su tutti questi canali – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio - attraverso i quali, vergognosamente, liquiami non depurati e sostanze nocive arrivano in mare anche e soprattutto nei pressi di spiagge molto frequentate, mettendone a rischio la bellezza insieme alla salute dei bagnanti. Oltre alle Capitanerie, che sono vero e proprio baluardo contro gli sversamenti illegali e non depurati, chiediamo alle amministrazioni comunali interessate, di agire velocemente per la salvaguardia del proprio litorale e, senza negare i problemi ormai più che evidenti, costruire un percorso di riqualificazione che passi principalmente dalla consapevolezza delle cause".  

"Il Lazio ha tanti chilometri di costa bella e spesso pregiata come nell'Area Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno, difenderla e valorizzarla sia ai fini turistici che di tutela della biodiversità, vuol dire aggredire e risolvere i problemi che sembrano insolvibili, come la depurazione dall’entroterra dei fiumi. A partire dal Tevere, i corsi interni devono tornare a essere veicolo di una buona risorsa idrica e del giusto apporto detritico e questo può avvenire solo facendo funzionare la depurazione e decementificando gli argini; in tal senso andrebbe nella giusta direzione l’istituzione del Parco Regionale del Tevere, strumento che la Regione Lazio può e deve mettere in campo, perché in grado di creare i presupposti necessari alla riqualificazione del fiume della capitale".
  
La denuncia di Legambiente fa leva sulla legge 68/2015, legge sui reati ambientali che in questi due anni di applicazione ha consentito di sequestrare depuratori malfunzionanti, fermare l’inquinamento causato da attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, intervenire su situazioni di inquinamento pregresso o fermare attività illegali di vario genere. 
 

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