Nuova Pac, quale futuro per l'agroalimentare europeo? A Roma il dibattito sulla crisi degli approvvigionamenti
Si è tenuto ieri a Villa Laetitia, a Roma, il Convegno di EUNEWS “Nuova PAC, quale futuro per l’agroalimentare europeo?” Numerosi i rappresentanti istituzionali, gli esperti e gli stakeholders, nazionali e internazionali, intervenuti nel corso del dibattito e, naturalmente, un argomento principe nelle diverse tavole rotonde: la guerra in Ucraina e le sue ripercussioni sul processo di trasformazione dell’agricoltura nell’UE.
La riforma della Politica Agricola Comune, infatti, prevede numerose novità a partire dal 2023, interventi in accordo con gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo e con la strategia Farm to Fork che, da più parti, alla luce dello scoppio del conflitto in Ucraina e della crisi degli approvvigionamenti, sarebbero divenuti sempre meno attuali e concretizzabili nel breve periodo.
“Un cambio di paradigma nel settore agroalimentare è inevitabile alla luce della guerra in Ucraina, anche se i contorni della nuova PAC sono già delineati”. Questo il messaggio lanciato ieri dagli esponenti istituzionali.
“Nessuno stato membro della UE può essere autosufficiente dal punto di vista alimentare - ha sottolineato il ministro -. L’errore è stato delocalizzare la produzione di materie primarie”. A questo proposito, “i piani strategici della PAC non si possono cambiare ma forse è giusto valutare una messa in campo della riforma con una tempistica diversa, ad esempio una sospensione temporanea per alcuni aspetti o valutare un'entrata in vigore posticipata di un anno dell'intera riforma”.
Sul tema delle sanzioni imposte sull’onda dell’invasione dell’Ucraina, Patuanelli ha aggiunto: “Il nostro Paese può reggere alle sanzioni imposte alla Russia, ma l'agricoltore italiano non può sopportare da solo un aumento dei costi produttivi così alto, ci vuole supporto alle filiere e all'intero settore agroalimentare”.
“La garanzia degli approvvigionamenti è un tema fondamentale” gli ha fatto eco l’esperto Roberto Pretolani, professore di economia agraria dell’Università degli studi di Milano. “In Europa le importazioni di prodotti agricoli superano le esportazioni. Un esempio ne sono le filiere del mais, dell’olio di semi e di girasole su cui gravano problemi di approvvigionamento sia nel breve che nel medio termine. L’art. 33 del Trattato costitutivo dell’Unione Europea sottolinea l’importanza dell’incremento della produttività agricola e dell’innovazione come fattore determinante. Oggi abbiamo a disposizione una serie di possibilità: dagli strumenti genetici all’agricoltura di precisione. La strada da seguire è quella già intrapresa e che ci ha permesso di diventare protagonisti a livello internazionale. Per farlo però occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo della ricerca, fondamentale anche poi per il trasferimento di tecnologie. La sostenibilità” ha concluso Pretolani “non può essere solo ambientale, sociale ed economica, ma anche produttiva”.
Dura la replica dell’Eurodeputato Paolo De Castro (S&D). "Nessuno in Europa chiede un rinvio della PAC sulla base della guerra in Ucraina, semmai l'impatto negativo può riferirsi alle nostre imprese in Italia per effetto della redistribuzione delle risorse destinate all'origine come del resto hanno già fatto tutti i Paesi europei.”
Dello stesso avviso anche il Direttore Generale della DG AGRI della Commissione Europea, Wolfgang Burtscher, secondo il quale “il problema dell'industria europea è che siamo troppo dipendenti dall'importazione di alcune materie prime, dobbiamo lavorare su questo nella logica della tutela della sicurezza alimentare dei cittadini".