Totò e Vicè al Teatro India
“Dedica” a Franco Scaldati, cantore della vita e dell’anima di Palermo, che il Teatro di Roma omaggia con il dittico diretto e interpretato dalla coppia Enzo Vetrano e Stefano Randi¬si, artisti di acuta sensibilità, da sempre alle radici della parola teatrale.
Due le creazioni al Teatro India: OMBRE FOLLI, dal 14 al 19 novembre, un suo testo inedito dal linguaggio denso e primitivo, “ombre” di due uomini che raccontano una esistenza vissuta dietro le quinte di una normalità apparente (coproduzione Teatro di Roma con la compagnia Vetrano Randisi e con Le Tre Corde); TOTÒ E VICÉ, teneri e surreali clochard dell’anima, in bilico tra il mondo terreno e il cielo, che rendono onirica la parola di Scaldati, dal 21 al 26 novembre.
Inoltre, un affondo nella poetica e nella lingua del drammaturgo palermitano, scomparso nel 2013, con un corollario di convegni, incontri, eventi speciali, La drammaturgia di Franco Scaldati. Il teatro è un giardino incantato dove non si muore mai, a cura di Valentina Valentini.
Totò e Vicè al Teatro India
Dopo Ombre Folli, seconda “dedica”, dal 21 al 26 novembre, con TOTÒ E VICÉ, due clochard legati da un’amicizia reciproca, assoluta, vivono di frammenti di sogni in bilico tra il mondo terreno e il cielo, in un tempo imprendibile tra passato e futuro, con la necessità di essere in due, per essere. Un esempio di vero teatro che non distingue tra vivi e morti, trasmettendo il mistero dell’amore, riempendo l’anima di dolce commozione. Un piccolo capolavoro, in cui due clown da soli, su una panchina, circondati da fiochi lumi, parlano di vita, di smarrimenti, di fantasmi con una estrema sensibilità e ingenuità, facendo sorridere, pensare, sognare.
Una ricerca nelle radici delle parole teatrali, una drammaturgia vibrante, intrisa di pensiero, avvolta da una dimensione onirica, in grado di attrarre con un’efficace e sorprendente capacità interpretativa. «Gli elementi della drammaturgia di Scaldati che più ci attirano e che più caratterizzano la nostra vicinanza a questo autore sono le sue coppie di personaggi, che sono davvero uno lo specchio dell’altro, se non a volte un unico personaggio. Ci siamo resi conto che le battute sono intercambiabili: c’è come un’identità sdoppiata in ogni figura. Tra l’altro secondo noi il teatro si crea proprio nello specchiarsi fra attore e spettatore: questo Scaldati lo fa in modo evidente nei testi – raccontano Enzo Vetrano e Stefano Randi¬si – Ci attrae e ci colpisce la poesia straordinaria di Scaldati. Leggere i suoi testi è una sorpresa ogni volta: la profondità dei pensieri diventa poesia dalla forza incredibile. Non sono testi facili da rappresentare anche per via del dialetto. La lingua di Scaldati è davvero una lingua».