Elio in Figaro il barbiere per Natale all'Auditorium
Elio in Figaro il barbiere per Natale all'Auditorium - Figaro il barbiere è una proposta in versione cameristica de Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Alla musica di Rossini, nella riduzione originale dell'epoca, si unisce un narratore che, dialogando con il pubblico, racconta i momenti salienti e introduce i personaggi.
L’obiettivo è rendere l’opera lirica accattivante e apprezzabile a un pubblico di giovani e meno giovani non appassionati del genere, in chiave narrativa e divertente. “Sono forte sulle note lunghe, un po’ meno su quelle alte”, ammicca al pubblico Elio, dopo aver prolungato all’inverosimile la seconda sillaba del nome più fischiettato della lirica italiana. “Figaro è una perfetta incarnazione della nuova borghesia in ascesa, estremamente pratica e sensibile alle ragioni del denaro. Lei invece non mi paga da quattro mesi” – spiega al suo cliente Elio nelle vesti del Barbiere, in uno dei tanti passaggi sospesi a metà, tra la pastosità del linguaggio accademico e la risata liberatoria
Nella storia del melodramma esiste il bizzarro caso di una professione (non particolarmente affascinante) che ha avuto l'onore di ben tre grandi Opere dove compare come protagonista assoluta. La professione è quella del barbiere e le Opere ad essa dedicate sono i due famosi Il Barbiere di Siviglia, rispettivamente di Paisiello e Rossini e Le nozze di Figaro di W.A. Mozart.
II frequentatore dei Teatri operistici non di rado si trova a dover assistere alle peregrine evoluzioni di personaggi improbabilissimi, i cui nomi hanno reso la vita infelice a molti figli di famiglie melomani che li hanno voluti chiamare Assalonne, Aida, Sigfrido, Escamillo o, addirittura, Nabuccodonosor.
Ed è in questo ciarpame rivestito di cotonina stampata e bigiotteria dozzinale che irrompe l'ottimo Figaro con la sua carica di simpatia, la sua inventiva e, perchè no?, con la sua umanissima esperienza nell'arte di arrangiarsi.
Figaro prosegue la grande tradizione degli Scapini e dei Leporelli ma non si presta volentieri a far da spalla a protagonisti di più illustre casata: egli emerge vivacemente come un demiurgo, un astuto diplomatico, un consumato stratega che manipola uomini e cose al fine di assecondare i suoi desideri e i suoi interessi.
Eccolo quindi mettere in scacco l'avarizia e la dabbenaggine, soccorrere l'amore contrastato, incoraggiare le buone cause, affrontare gli usurpatori dell'altrui buona fede, farsi paladino della giustizia spicciola, intrigare ai danni degli intriganti. Il tutto con le semplici e innocue armi del pennello da barba, del rasoio e del pettine.
E chi meglio di un barbiere, allora, potrà raccontare le gesta del suo illustre predecessore. II pazientissimo cliente siede sulla poltrona nichelata e assiste sgomento al periglioso mulinare dell'affilatissimo rasoio attorno alle sue indifese fattezze.
II barbiere s'infervora sempre di più nel narrare l'ormai passata grandezza dei suoi colleghi d'altri tempi. Gli altri clienti in attesa, abituati da anni alle sparate del loro Figaro, intermezzano la farraginosa narrazione con le arie più note dell'Opera rossiniana, eseguendo gli arrangiamenti che si stamparono in Germania nel 1820.
Qualcuno forse si scandalizzerà ma da un barbiere, com'è ormai noto ai più, ci si può aspettare di tutto; anche di sentirlo cimentarsi in un mestiere non suo, interrompendo, ahimè, un delicatissimo contropelo. Roberto Fabbriciani