L'estasi in chiave pop: Quièreme, le opere di Ever in mostra
Dal 16 giugno al 13 luglio la Galleria Varsi presenta "Quièreme", la prima mostra personale romana dell’artista argentino Nicolás Romero Escalada aka Ever.
"Quièreme" interpreta la Transverberazione, un’estasi mistica di tipo cristiano, in una chiave contemporanea, interroga le tensioni dell'uomo moderno ed esorta lo spettatore a "ex-sistere". L'artista trasforma la Galleria Varsi in spazio estatico, erotico e sacro: umano. Uomini e donne rapiti da entità sconosciute popolano le opere, costringono i loro corpi ad attendere immobili che l'anima sottratta, ora in volo verso l'oggetto amato, ritorni.
L’artista argentino, a partire dagli anni ’90, inizia ad esprimersi con i graffiti sui muri di Buenos Aires, per poi evolvere in uno stile pittorico originale, un dialogo acceso, per contenuto e colori, tra astratto e figurativo dove l'uomo si fa simbolo. «Le forme astratte sono quanto rimane dopo una sbornia di graffiti. Sono i miei pensieri immediati e la prima cosa che per me descrive il "qui e ora". Sono la forma che do a Dio. Un giorno potrebbero diventare me stesso che vuole essere da qualche altra parte. Sono il mio alter ego.»
«La Street Art è il cosmetico usato nel processo di gentrificazione. Credo che possa sopravvivere solo se ci rendiamo conto che si può utilizzarla senza esserne usati. L'Arte Urbana non cambia il mondo, ma può modificare il modo in cui le persone percepiscono le cose; per me gli individui sono gli unici che alla fine possono cambiare tutto.»
Tutti gli interventi di Ever sono strettamente connessi alla realtà dei luoghi in cui si trova a operare: «credo di aver cambiato il mio modo di dialogare con l'arte a Parigi nel 2009, quando ho capito che tutto era politico e che la strada era lo spazio più democratico e anarchico che c’era. Sono cresciuto con la politica; i miei genitori erano giovani combattenti comunisti in un'epoca dove in Argentina chi aveva opinioni contrastanti poteva scomparire nel nulla per sempre. Mi sono reso conto che se l'arte non dialoga con il contesto in cui opera, può morire nel proprio idealismo. Un'opera d'arte è solo un ponte che genera la discussione che seguirà. Un’opera non deve "dire" qualcosa, ma deve porre delle domande. Non mi ero orientato verso la politica, ma appena mi ci sono aperto la politica mi ha trovato.»