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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Pasolini a 40 anni dalla morte: la vita e i misteri del più grande intellettuale del XX secolo

L'adolescenza bolognese, la giovinezza friuliana e il periodo romano. E' nella Capitale che l'intellettuale corsaro si batte in difesa della propria radicale diversità. Fu assassinato a Ostia il 2 Novembre 1975

Scrittore, poeta, regista, giornalista, editorialista ma anche filosofo e pittore. Pier Paolo Pasolini, un intellettuale scomodo, a tratti profetico, intuì forse più di chiunque altro dove stava andando il nostro Paese. Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, pungenti verso le abitudini borghesi e la nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti. 

E' considerato uno dei più grandi intellettuali italiani del XX secolo. Nasce a Bologna nel 1922, qui compie i primi studi, dopo aver seguito nell'infanzia gli spostamenti del padre, ufficiale di carriera, e si laurea nel 1945 con una tesi su Pascoli. Nel 1943 si trasferisce nel paese materno di Casarsa della Delizia, in Friuli, con la madre e il fratello minore Guido, morto poi durante la Resistenza (il padre, fatto prigioniero in Africa, sarebbe tornato alla fine del 1945), e vi rimane fino al gennaio 1950, quando, per sfuggire allo scandalo provocato dalla pubblica denuncia della sua omosessualità, si sposta con la madre a Roma. 

Da questo momento la sua vicenda biografica coincide appieno con la tumultuosa attività di scrittore, regista e intellettuale impegnato a testimoniare e a difendere, spesso anche in sede giudiziaria, la propria radicale diversità, fino alla morte per assassinio, avvenuta la notte tra il 1 e il 2 novembre 1975 all'idroscalo di Ostia.

40 ANNI DALLA MORTE---->TUTTI GLI EVENTI A ROMA

I LUOGHI DI PASOLINI NELLA CITTA' ETERNA

LA MORTE ALL'IDROSCALO - All'alba il cadavere di Pasolini fu ritrovato da una donna, in mezzo alle baracche. Fu ucciso in maniera brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia romana. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscere il corpo massacrato dalle botte. L'omicidio, (questa la verità giudiziaria), fu commesso da un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, di diciassette anni, già noto alla polizia come ladro di auto, fermato la notte stessa alla guida della macchina di Pasolini. Pelosi affermò di essere stato avvicinato dallo scrittore nelle vicinanze della stazione Termini, al bar Gambrinus di piazza dei Cinquecento, e da questi invitato sulla sua vettura, dietro la promessa di un compenso in denaro.

Dopo una cena offerta dallo scrittore, nella trattoria Biondo Tevere nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si diressero alla periferia di Ostia. La tragedia, secondo la sentenza, scaturì a seguito di una lite per pretese sessuali di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, degenerata in un alterco fuori dalla vettura. 

Il giovane venne minacciato con un bastone del quale si impadronì per percuotere Pasolini fino a farlo stramazzare al suolo, gravemente ferito ma ancora vivo. Quindi salì a bordo dell'auto dello scrittore e travolse più volte con le ruote il corpo, sfondandogli la cassa toracica e provocandone la morte. Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti e il 4 dicembre del 1976 con la sentenza della Corte d'Appello, pur confermando la condanna dell'unico imputato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado, escludendo ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio.

I MISTERI - Questa la verità delle sentenze. Ma sono molti gli intellettuali e amici dello scrittore che nei decenni hanno messo in luce i misteri che avvolgono le circostanze della morte. Altrettanti gli articoli di giornali e le inchieste approfondite che hanno scavato alla ricerca di altre verità. 

Due settimane dopo il delitto, apparve un'inchiesta su L'Europeo con un articolo di Oriana Fallaci. La scrittrice fiorentina ipotizzava una premeditazione e il concorso di almeno altre due persone. Un altro giornalista dell'Europeo ebbe poi alcuni colloqui con un ragazzo che, tra molte esitazioni e alcuni momenti di isteria, avrebbe dichiarato di aver fatto parte del gruppo che aveva massacrato il poeta, salvo, dopo una iniziale collaborazione, rifiutarsi di proseguire oltre nel fornire informazioni. Si dileguò dopo aver lasciato intendere di rischiare la vita confessando la propria partecipazione e concludendo che non sarebbe stata intenzione del gruppo uccidere il poeta, ma che si sarebbe trattato di una rapina degenerata, concludendo "je volevamo solà er portafoglio". 

Enzo Siciliano, amico di Pasolini, ha scritto una sua biografia, nella quale sostiene che il racconto dell'imputato Pelosi presentava delle falle, fra l'altro, perché il bastone di legno - in realtà, una tavoletta utilizzata precariamente per indicare il numero civico e l'abitazione di una delle baracche - a lui sembrava marcita per l'umidità e troppo deteriorata per costituire l'arma contundente che aveva causato le gravissime ferite riscontrate sul cadavere del poeta e rimarcando l'impossibilità, per un giovane minuto come il Pelosi, di sopraffare un uomo agile e forte come Pasolini senza presentare né tracce della presunta lotta, né macchie di sangue sulla sua persona o sugli indumenti.

Il film "Pasolini, un delitto italiano", di Marco Tullio Giordana, uscito nel ventennale del delitto, è sceneggiato come un'inchiesta e arriva alla conclusione che Pelosi non fosse solo. Lo stesso Giordana però ha precisato, in un'intervista al Corriere della Sera, che non intendeva sostenere a tutti i costi la matrice politica del delitto. Ha dichiarato inoltre di non escludere altre possibilità, per esempio quella di un incontro omosessuale di gruppo degenerato in violenza.

LA CONFESSIONE DI PELOSI - A trent'anni dai fatti, nel maggio del 2005, lo stesso Pelosi confessò che quella notte non fu lui ad ammazzarlo, bensì altri uomini di cui però dichiarò di non conoscere l'identità. Non ha mai avuto il coraggio di rivelare la verità, dice, per paura, per proteggere la sua famiglia. La Procura di Roma riaprì il caso, per chiuderlo di nuovo poco dopo concludendo che non ci fossero elementi sufficienti.  

LE TEORIE DEL COMPLOTTO - Un'ipotesi molto più inquietante lo collega invece alla "lotta di potere" che prendeva forma in quegli anni nel settore petrolchimico, tra Eni e Montedison, tra Enrico Mattei e Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si interessò al ruolo svolto da Cefis nella storia e nella politica italiana: facendone uno dei due personaggi "chiave", assieme a Mattei, di Petrolio, il romanzo-inchiesta (uscito postumo nel 1992) al quale stava lavorando poco prima della morte. Pasolini ipotizzò, basandosi su varie fonti, che Cefis alias Troya (l'alias romanzesco di Petrolio) avesse avuto un qualche ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali. Secondo autori recenti e secondo alcune ipotesi suffragate da vari elementi, fu proprio per questa indagine che Pasolini fu ucciso.

Altri collegano la morte di Pasolini alle sue accuse a importanti politici di governo di collusione con la strategia della tensione. Walter Veltroni il 22 marzo 2010 ha scritto al Ministro della Giustizia Angelino Alfano una lettera aperta, pubblicata sul Corsera, chiedendogli la riapertura del caso sottolineando che Pasolini è morto negli anni '70, "anni cui si facevano stragi e si ordivano trame".

Il 1 aprile del 2010, l'avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini hanno raccolto la dichiarazione di un nuovo testimone che ha aperto nuovamente le indagini, definitivamente archiviate all'inizio del 2015. Le nuove piste non hanno portato nessuna novità rispetto alla sentenza, se non alcune tracce di dna sui vestiti dello scrittore. Tracce però di impossibile attribuzione e impossibili da collocare temporalmente, se durante il delitto o prima di questo.

È attualmente in corso una raccolta firme per l'istituzione di una commissione parlamentare incaricata di riaprire le indagini sulla morte dello scrittore. 

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