Pastasciutta Antifascista al Trullo
Si svolgerà sabato 25 luglio 2020 dalle ore 19.30 presso il Giardino Caterina Cicetti al Trullo, la terza edizione de “La Pastasciutta antifascista di Casa Cervi”.
Anche quest'anno la sezione ANPI Trullo-Magliana “Franco Bartolini”, nel ricordo della prima pastasciutta offerta dalla famiglia Cervi per festeggiare la caduta del fascismo, si ritroverà con tutta la cittadinanza nel giardino Caterina Cicetti insieme alla satira pungente della giornalista ed autrice radiofonica Francesca Fornario, ai ritmi sudamericani della SinconTrullo la Murga del quartiere, alle canzoni popolari suonate da Anna Schettini ed alle musiche del cantautore Massimiliano D'Ambrosio e del flautista Maurizio Ziomi. Una serata per festeggiare tutti insieme con una buona pastasciutta al sugo, un bicchiere di rosso e una fette di cocomero questa
importante ricorrenza.
Una mangiata collettiva per unirsi anche a Roma alla rete nazionale della pastasciutta antifascista. Per dirlo con le parole di Papà Cervi: “la pastasciutta in bollore: Il più bel discorso sulla fine del fascismo”. Per quest'anno si ricorda a tutti il rispetto delle norme anticovid: mantenere le distanze di sicurezza, indossare quando necessario le mascherine e disinfettare spesso le mani.
La tradizione della pastasciutta antifascista di Casa Cervi
Alla caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943, fu grande festa a casa Cervi, come in tutto il Paese. Una gioia spontanea di molti italiani che speravano nella fine della guerra, nella morte della dittatura. Seguiranno i mesi delle peggiori persecuzioni per il popolo italiano e la Liberazione verrà solo 20 mesi dopo, al prezzo di molte sofferenze. Ma quel 25 luglio, alla notizia che il duce era stato arrestato, c’era solo la voglia di festeggiare.
Da Casa Cervi partì uno degli eventi spontanei più originali, con una grande pastasciutta offerta a tutto il paese, per festeggiare, come disse Papà Cervi, il “più bel funerale del fascismo”. I Cervi portarono la pastasciutta in piazza, nei bidoni per il latte. Con un rapido passaparola la cittadinanza si riunì attorno al carro e alla “birocia” che aveva portato la pasta. Tutti in fila per avere un piatto di quei maccheroni conditi a burro e formaggio che, in tempo di guerra e di razionamenti, erano prima di tutto un pasto di lusso. C’era la fame, ma c’era anche la voglia di uscire dall’incubo del fascismo e della guerra, il desiderio di “riprendersi la piazza” con un moto spontaneo, dopo anni di adunate a comando e di divieti.
Di quel 25 luglio, di quella pagina di storia italiana è rimasto poco nella memoria collettiva. Eppure c’è stato, in tutta Italia e in quella data, uno spirito genuino e pacifico di festa popolare: prima dell’8 settembre, dell’occupazione tedesca, della Repubblica di Salò. Prima delle brigate partigiane e della Lotta di Liberazione. Da più di vent’anni questa festa antifascista, popolare e genuina, rivive nell’aia del Museo Cervi, mantenendo intatto lo spirito di quei giorni. L’ideale della pastasciutta del 25 luglio ha conquistato così, e continua a conquistare, molti altri territori e comunità, che vogliono riproporre la stessa formula di ritrovo spontaneo e festoso. Per ricordare, e siamo sempre di più a farlo, una data simbolica della nostra storia.