Al Museo di Roma in Trastevere, “Il Paesaggio Italiano. Fotografie 1950 – 2010”
"II Paesaggio Italiano. Fotografie 1950 – 2010”, in mostra fino al 20 aprile al Museo di Roma in Trastevere, ben evidenzia, con le 134 fotografie in esposizione, i diversi modi con i quali il nostro paesaggio è stato raccontato a seconda delle diverse “scuole di pensiero” di appartenenza dei vari autori.
Nella storia dell’arte il paesaggio appare relativamente tardi, nel Rinascimento. In fotografia invece il paesaggio compare con grande enfasi fin dalle origini del mezzo, e l’atto di fotografare, nel rendere possibile la visione di luoghi sconosciuti, diventa parte dell’esperienza dell’ottocentesco Grand Tour ma anche delle avventure coloniali. “Il Paesaggio Italiano. Fotografie 1950 – 2010”, a cura di Walter Liva, spazia nell’arco della seconda metà del 900, e dopo l’esposizione a Roma, le foto viaggeranno a Zagabria in Croazia e a Lubiana in Slovenia in occasione del Semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Europea.
Numerose sono le correnti rappresentate in mostra: ci sono i pittorialisti , i fotografi vicini all’estetica Crociana, gli aderenti a La Gondola, i neorealisti e i paesaggisti del Touring Club Italiano. Pure Carla Cerati negli anni ’60 lavorò sul paesaggio, così come un altro fotogiornalista, Giorgio Lotti, di cui memorabili furono i reportage sull’alluvione di Firenze.
Per i grandi maestri Mario Giacomelli e Ugo Mulas il paesaggio è strettamente legato alla letteratura mentre in Franco Fontana diventa una terra incantata che riassume le estetiche del paesaggio rinascimentale.
Con Luigi Ghirri, sulla base della critica alla “visione cartolinesca” emerse un nuovo modo di intendere la fotografia: quindi la bellezza del Mediterraneo e la sua ricchezza culturale fino alla dimensione urbana.
Roberto Salbitani rivela invece negli spazi urbani l’invasione della pubblicità, di cui Oliviero Toscani e Franco Turcati esaltano la dirompente potenzialità mediatica, mentre altri autori si misurano da parte loro con il paesaggio fantastico.
L’ultima parte della mostra presenta infine la visione contemporanea del paesaggio oramai “frammentato”.