L’ascolto e la visione, Don Nicola Jobbi e l’Appennino centrale del XX secolo
A partire dal 3 maggio e fino al 31 agosto avrà luogo presso la ex Chiesa delle Zitelle, spazio espositivo dell’ICCD_Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione in via di San Michele 18 a Roma, la mostra L’ascolto e la visione. Don Nicola Jobbi e l’Appennino centrale del XX secolo, a cura di Gianfranco Spitilli.
L’ascolto e la visione è il titolo della mostra fotografica e multimediale dedicata all’archivio e alle attività del parroco Don Nicola Jobbi nella montagna teramana a partire dalla fine degli anni Cinquanta del Novecento. È un’indagine multiforme, appassionata e istintiva che ci restituisce oggi, a distanza di oltre cinquant’anni, un corpus documentale straordinario, realizzato dal sacerdote nel corso del suo incarico pastorale presso la comunità di Cerqueto di Fano Adriano, piccolo paese di pastori adagiato sopra un declivio roccioso nel fianco meridionale dell’Alta Valle del Vomano.
Dalla fine del 1963, a due anni dall’ordinazione sacerdotale, Jobbi si trasferisce in questi luoghi con gli anziani genitori. Fondatore, nel 1964, del primo museo etnografico abruzzese a Cerqueto, Don Nicola Jobbi è stato anche un pioniere nel campo della ricerca etnomusicologica e antropologica, documentando la cultura orale di numerose comunità dell’area del Gran Sasso e dei Monti della Laga, con un approccio intensivo favorito dalla sua permanenza stabile in montagna.
Alle pendici del Gran Sasso e sui Monti della Laga, Don Nicola Jobbi incontra un mondo in apparenza a portata di mano ma largamente sconosciuto, che si sforza di documentare incessantemente fin dai primi giorni di quella che sarà, di fatto, una permanenza ventennale.
I documenti da lui prodotti raccontano e testimoniano in modo straordinario il tentativo coraggioso di un incontro umano irripetibile, di una sperimentazione culturale, sociale e politica fra un parroco e le sue comunità di accoglienza, da quelle più vicine, nelle quali risiedeva, a quelle più lontane, visitate occasionalmente nel corso dei tanti e frequenti spostamenti nei territori montani. Una vita intera dedicata alle persone, all’ascolto e alla visione come chiave cristiana di accesso all’altro, che in questa esposizione trova un primo tentativo di sintesi e di restituzione multimediale.
Articolata in quattro sezioni (“Una formazione multipla”, “La scoperta della montagna”, “Don Nicola in azione”, “Ascolti e visioni”), la mostra propone in successione narrativa fotografie, documenti sonori, video, installazioni sonore (accessibili tramite QRcode) che raccontano le origini di Don Nicola Jobbi, la sua formazione, il suo avvicinamento alla montagna, la sua passione etnografica, indissociabile dalla vocazione pastorale, dall’impegno religioso e sociale di parroco, e i tanti incontri che ne hanno nutrito e orientato nei decenni l’azione istintiva; fra gli altri, numerosi, si ricordano quelli con Annabella Rossi, Roberto Leydi, Giuseppe Profeta, Paolo Toschi, Yutaka Tani e Tadao Umesao, Sebastiana Papa, Satoshi Miyazawa, Diego Carpitella, Alberto Negrin, Tullio Tentori, Jacopo Recupero, Libero Bizzarri. All’interno di teche sono inoltre presentati alcuni documenti originali del Fondo Jobbi (Centro Studi Don Nicola Jobbi/Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”), più ampiamente fruibili nel catalogo della mostra.
Nella sede dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, la mostra fotografica e multimediale ripropone così, in forma significativamente ripensata e rinnovata, un’esposizione allestita per la prima volta a Teramo e a Montorio al Vomano nel 2018. Sarà destinata in seguito a costituire l’allestimento permanente del Centro Studi Don Nicola Jobbi, attualmente ospitato presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Teramo.
Carlo Birrozzi, Direttore dell’ICCD, nella sua presentazione alla mostra spiega come "l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ha già da tempo avviato progetti di conservazione e valorizzazione delle foto di famiglia degli archivi di persone, con uno sguardo volto a identificarne i legami con i contesti storico-sociali di produzione e di fruizione, in un tentativo di costante rilettura delle dinamiche locali. In quest’ottica, il portale #scenedaunpatrimonio, che è stato realizzato dall’ICCD nel 2020, proprio nei mesi di lockdown, offre l’opportunità di conservare e condividere tante storie personali. Esperienze come l’importante lavoro di ricerca e documentazione portato avanti da Don Nicola Jobbi costituiscono dunque fonti preziose per la conoscenza del patrimonio, offrendo sollecitazioni che possono ispirare e alimentare le progettualità degli attori istituzionali deputati alla sua tutela e valorizzazione".
L’esposizione è accompagnata da un omonimo libro/catalogo, pensato anche come uno strumento di ricerca, che raccoglie e riproduce, in una visione unitaria, 143 documenti fotografici, largamente inediti, 16 figure tratte dagli allestimenti e dai contenuti esposti, 63 documenti d’archivio e, in formato multimediale accessibili tramite QRcode, 26 documenti sonori, 1 composizione sonora, 7 documenti audiovisivi in pellicola, 3 interviste video, 1 documentario, specularmente presenti all’interno della mostra).