"Il Colibrì" apre la Festa del Cinema di Roma: nel cast Favino e Moretti
Il film d'apertura, di Francesca Archibugi, porta sul grande schermo il romanzo di Sandro Veronesi. Una storia contorta, intensa, struggente che finisce nel futuro e che abbraccia temi molto dibattuti. A chiuderla una canzone inedita di Sergio Endrigo interpretata da Marco Mengoni
"Sei come il colibrì, impieghi tutta la tua energia per restare sempre nello stesso posto". Dal libro di Sandro Veronesi - vincitore del Premio Strega nel 2020 - arriva sul grande schermo il film "Il Colibrì" scelto per aprire la diciassettesima Festa del Cinema di Roma.
Il Colibrì, film d'apertura alla Festa del Cinema
"Il colibrì" di Francesca Archibugi è stato presentato alla stampa nella mattinata di oggi - 13 ottobre - all'Auditorium Parco della Musica e sarà il protagonista di tutta la giornata, tra proiezioni, red carpet, incontri.
La regista romana ha portato sul grande schermo il romanzo di Sandro Veronesi (premio Strega 2020, 330mila copie vendute in Italia, tradotto in ben 25 lingue). "Un unico flusso di avvenimenti su piani sfalsati", lo ha definito Francesca Archibugi che con la forza dei ricordi traduce in immagini la complessa e miracolosa struttura a incastro delle pagine dello scrittore: tra coincidenze, perdite, rimpianti, amori assoluti.
"Ho letto il romanzo di Sandro appena uscito, questo libro mi ha molto turbato, un romanzo complesso da fare bene. L'impressione che ho avuto è che toccasse tutti i temi che mi sono più cari, come scritto da me, ma meglio. Mi sono tuffata cercando di fare il libro di Sandro al 100 per cento, ma anche al 100 per cento un film mio", ha detto la regista.
La storia
"Il colibrì" è Marco Carrera, la sua è una vita di coincidenze fatali, perdite e amori assoluti. La storia procede secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro, da un’epoca a un’altra, in un tempo liquido che va dai primi anni ‘70 fino a un futuro prossimo (il romanzo si conclude nel 2030).
Al mare Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la vita. La sua vita coniugale sarà un'altra, a Roma, insieme a Marina e alla figlia Adele. Marco tornerà a Firenze sbalzato via da un destino implacabile, che lo sottopone a prove durissime. A proteggerlo dagli urti più violenti troverà Daniele Carradori, lo psicoanalista di Marina, che insegnerà a Marco come accogliere i cambi di rotta più inaspettati.
Il Colibrì è la storia della forza ancestrale della vita, della strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che talvolta sembra insostenibile. Anche con le potenti armi dell’illusione, della felicità e dell’allegria.
Un film che abbraccia moltissimi temi forti e che si chiude con uno dei più dibattuti del nostro tempo: la possibilità di decidere sulla fine della propria vita. Un finale intenso che per Francesca Archibugi è sinonimo di speranza: "Il romanzo termina nel 2030, mancano solo 8 anni e spero si raggiunga questa opportunità di decidere come morire, come vivere gli ultimi mesi di una malattia, senza spararci, avvelenarci, buttarci dalla finestra, perché questa è l'alternativa".
Pierfrancesco Favino protagonista de "Il Colibrì"
"Ho letto il romanzo molto presto e mi è piaciuto moltissimo, soprattutto perché il mio personaggio è un tipo di maschilità che non viene spesso raccontato - ha dichiarato Pierfrancesco Favino parlando di Marco, il personaggio da lui interpretato nel film Il Colibrì - è un uomo circondato da donne ed è quello che capita a me nella vita, è un uomo che mette sempre gli altri prima di sè ed è una caratteristica che sento molto vicina, mi piace il fatto che sia una maschilità che non ruota attorno all'ossessione della sessualità e lo trovo un elemento con il quale mi sento in armonia, mi piace molto che il romanzo sia una delle rare occasioni in cui la borghesia non viene giudicata, in cui l'autore guarda dall'alto l'ambiente da cui proviene".
"Il romanzo è stato scritto prima di questi tre anni di Covid, ma oggi sfido chiunque di noi a dire che non si sta abbarbicando alle cose a cui tiene per riuscire a vedere un presente e un futuro. Io credo che chi vedrà questo film nelle sale si sentirà un po' meno solo", ha aggiunto Favino. "Non credo che Marco sia un uomo immobile, gli altri lo definiscono così. Il fatto di essere legato alle cose per le quali vale la pena vivere è un'attività energetica molto dispendiosa e non è un atto di viltà, anzi penso esattamente il contrario", ha concluso Favino.
Il cast
A raccontare questa intensa, contorta, struggente storia è un cast delle grandi occasioni: accanto a Pierfrancesco Favino nella parte di Marco Carrera, Kasia Smutniak nella parte di Marina, Benedetta Porcaroli nel panni della figlia Adele, Nanni Moretti nei panni dello psicoanalista Daniele Carradori. E, ancora, Berenice Bejo, Massimo Ceccherini, Laura Morante, Sergio Albelli, Alessandro Tedeschi, Francesco Centorame,
A chiudere il film “Caro amore lontanissimo”, una canzone inedita di Sergio Endrigo, interpretata da Marco Mengoni che sarà ospite della Festa e salirà sul palco per interpretare il brano al termine della proiezione ufficiale nella serata del 13 ottobre all'Auditorium Parco della Musica.