De Andrè in Biblioteca
Fabrizio De Andrè è ormai considerato, tanto dalla critica che da larghi strati di pubblico non solo italiano, uno dei più interessanti «poeti in musica» dell'Italia del Novecento. Autori come il regista tedesco Wim Wenders o il leggendario musicista canadese Leonard Cohen, il poeta Mario Luzi o lo scrittore Antonio Tabucchi, insieme a numerosi altri, si sono inchinati alla vocalità e allo stile inconfondibile di uno dei maestri della cultura e della musica italiana.
Luigi Viva, il biografo più conosciuto dell'artista genovese, ci racconterà nel suo intervento di stasera il rapporto del cantautore con uno degli scrittori italiani contemporanei più apprezzati, Maurizio Maggiani. Al di là dell'ormai indiscussa importanza dell’artista De Andrè, Luigi Viva si soffermerà sul sottaciuto ruolo dell’intellettuale che attraverso il rigore del suo impegno civile e politico è stato d'esempio per molti.
Marta Rizzo, collaboratrice di "Repubblica.it", appassionata di De Andrè e ricercatrice di repertorio nell'universo del cinema, parlerà del senso della libertà quale nucleo dell'essere De Andrè, forse involontariamente, un faro nella cultura italiana dagli anni ’60 in poi. L'idea di libertà nell'artista genovese è infatti un concetto denso, fondante, pieno e leggero allo stesso tempo. Molto più vicino di quanto non si creda al canto metafisico e realissimo di uno scrittore come Jorge Luis Borges o anche al vagheggiamento della fuga di un regista come Marco Ferreri. Il tratto comune di questi intellettuali insostituibili, in fin dei conti è l’anarchia: l’organizzazione utopica di libertari individualisti e universali come i tre grandi della della poesia, della canzone e del cinema.