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VIDEO | La mostra World Press Photo 2021 arriva al Mattatoio di Testaccio

Le immagini della mostra che da venerdì 28 maggio espone i 141 lavori fotografici ritenuti più belli e rappresentativi del 2020

Torna a Roma, e per la prima volta al Mattatoio, la 64esima edizione del World Press Photo. Qui fino al 22 agosto. La mostra, ideata dalla Fondazione World Press Photo di Amsterdam, promossa da Roma Culture e organizzata sempre da Azienda speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography, ospiterà le 141 foto finaliste del prestigioso premio di fotogiornalismo che dal 1955 premia ogni anno diversi fotografi professionisti per i loro migliori scatti - presentati come singoli o come racconti - contribuendo così a costruire la storia del miglior giornalismo visivo mondiale. Quest’anno il concorso ha visto la partecipazione di 4.315 fotografi da 130 paesi diversi che hanno presentato un totale di 74.470 immagini. I vincitori, selezionati da una giuria indipendente di esperti internazionali, sono 45 fotografi provenienti da 28 paesi: Argentina, Armenia, Australia, Bangladesh, Bielorussia, Brasile, Canada, Danimarca, Francia, Grecia, India, Indonesia, Italia, Iran, Irlanda, Messico, Myanmar, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Russia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi e Stati Uniti.

Esposta in solitaria la foto dell’anno, “The First Embrace” di Mads Nissen. Nell'immagine vincitrice, Rosa Luzia Lunardi, di 85 anni, viene abbracciata dall'infermiera Adriana Silva da Costa Souza presso la casa di cura Viva Bem, San Paolo, Brasile, il 5 agosto 2020. Nissen ha detto della sua immagine: “Per me, questa è una storia sulla speranza e sull'amore nei momenti più difficili. Quando ho saputo della crisi che si stava sviluppando in Brasile e della scarsa leadership del presidente Bolsonaro che ha trascurato questo virus sin dall'inizio, che lo ha definito una piccola influenza, ho sentito davvero il bisogno di fare qualcosa al riguardo. "

Ad Antonio Faccilongo il primo posto come World Press Photo Story of the Year, con il suo reportage Habibi. La storia mostra l'impatto del conflitto sulle famiglie palestinesi e le difficoltà che devono affrontare per preservare i loro diritti riproduttivi e la dignità umana: "Il mio lavoro ha l'ambizione di essere un ponte culturale per unire le persone”,  dice Faccilongo.

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