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VIDEO | Gli abiti dei film di Pasolini riprendono vita con Tilda Swinton

Romaison presenta Embodying Pasolini, in prima mondiale al Mattatoio di Testaccio dal 25 giugno

L’apertura di un archivio. L’originalità di un costume prestato alla cinematografia che diventa abito. Vestito, e cui da vita, una splendida Tilda Swinton. E’  Embodying Pasolini, la performance pensata da Olivier Saillard, insieme alla  Swinton, con la quale andranno in scena quaranta costumi disegnati da Danilo Donati per i film diretti da Pier Paolo Pasolini, e che sarà presentata in anteprima assoluta a Roma negli spazi del Mattatoio, venerdì domani 25 giugno 2021.

L’evento si inserisce nel programma di Romaison, progetto dedicato al rapporto tra il costume e la moda fortemente voluto dalla sindaca Virginia Raggi, con l’organizzazionedi Zétema progetto cultura e curato da Clara Tosi Pamphili, storica della moda, e anticipa le celebrazioni per il centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, scegliendo come ambientazione proprio Testaccio, uno dei quartieri dell’immaginario pasoliniano per antonomasia, presente in molte delle sue opere, dalla raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci, alle scene finali di Accattone. 

“Romaison continua a raccontare la magia del legame fra cinema e moda nella Capitale, rievocando il sogno dei film d’autore e dei laboratori di costume che rappresentano l’eccellenza locale - dice Raggi -. Con Embodying Pasolini, iniziamo ad omaggiare questo immenso artista, regista e intellettuale a un anno dal centenario della sua nascita.  “Roma è magnifica, fluida, fonte di ispirazione proprioncome lo erano la poesia, e l’anima, di Pasolini - dice Swinton -. Per me è davvero eccitante poter contribuire alla sua scoperta tra i giovani artisti”.

Embodying Pasolini è una performance che esprime l’immortalità artistica del manufatto artigianale colto: i costumi che sono stati capaci di tradurre la visione poetica e cinematografica di Pier Paolo Pasolini prendono vita, dimostrano il valore dell’Archivio come fonte d’ispirazione ma anche come luogo di raccolta delle opere a disposizione di nuove visioni contemporanee. I costumi tratti da film come Il Vangelo Secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, Edipo Re, Porcile, Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una Notte, fino a Salò o le 120 giornate di Sodoma, ricreano una drammaturgia inedita, “svuotata” dai corpi degli attori: evocano una mancanza che sarà Tilda Swinton a colmare, provando e riprovando gli abiti, prestando di volta in volta il suo corpo, i suoi pensieri, il suo vissuto ad un racconto altro, in cui “la base sono le spalle e la cimasa è di carne” come scrive Olivier Saillard, marcando il paradosso su cui insiste la performance, la fisicità contrapposta all’esplorazione dell’assenza.

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