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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura Via Portuense, 317

Via Portuense, apre il sito archeologico: tour per il pubblico tra i sepolcri romani

L'apertura gratuita nei fine settimana sarà assicurata dalla collaborazione con la Soprintendenza dell'Associazione InUrbe Cultura 3.0 che assicura la presenza fissa di un archeologo

Da sabato 8 aprile, porte aperte al pubblico per tutti i fine settimana, escluso quello di Pasqua, al Drugstore, il sito archeologico di via Portuense 317. Lo ha annunciato la Soprintendenza per l'Archeologia e le Belle arti di Roma. Cinque ambienti sepolcrali, due dei quali preceduti da un recinto, affreschi con motivi geometrici alle pareti, mentre sulla volta a botte sono motivi floreali, decorazioni di stucco a forma di conchiglia, mosaici pavimentali con satiri vendemmianti. 

Sono alcune delle immagini inaspettate per i visitatori del Drugstore, un locale di quasi 400 mq che custodisce, sotto un edificio degli anni 60, i monumentali sepolcri romani risalenti ad un periodo che va dalla seconda metà del I sec. d.C. al IV sec. d.C. Accanto ai reperti di un vasto impianto termale individuato a pochi metri, sotto l'attuale cavalcavia, nel corso dei lavori di raddoppio stradale conclusi nel 2015. Eccezionale, infine, la sepoltura - il pezzo più antico, risalente a un momento tra il 3700 e il 2300 a.C. - di un giovane guerriero ritrovato alla Muratella e qui accolto insieme alla zolla che raccoglieva le sue armi, delle quali si conservano le punte delle frecce allineate accanto alla salma. 

L'apertura gratuita nei fine settimana sarà assicurata dalla collaborazione con la Soprintendenza dell'Associazione InUrbe Cultura 3.0 che assicura la presenza fissa di un archeologo dalle 10.30 alle 21.30, un orario molto esteso per favorire la migliore fruibilità del sito. Visite guidate per gruppi potranno essere concordate, anche con breve preavviso, chiamando il 329.5342684 o contattando l'associazione sulla pagina Facebook o Instagram, e via mail (inurbe.cultura3.0@gmail.com). 

LE TOMBE DELLA DRUGSTORE GALLERY - Scoperta nel 1966, la porzione di necropoli musealizzata, è stata per anni condannata alle più disparate destinazioni, nessuna delle quali rispettosa: da salone espositivo per autovetture a drugstore, con regolare privè annesso, fin quando è stata acquisita dalla Soprintendenza Archeologica di Roma che ne ha avviato il lento ma incessante recupero. La relazione della scoperta è anch'essa un pezzo di storia. Il 14 aprile 1966 Emanuele Gatti scrive... "Nel cantiere e' in corso uno sbancamento con mezzi meccanici, per la costruzione di 4 villette. Si nota, ai piedi della parete tufacea... la parte superiore di un colombario scavato nel tufo, e quasi completamente interrato. Si vede la volta a sesto ribassato, dalla quale l'intonaco e' quasi completamente caduto... Nella parete di fondo si notano resti di intonaco dipinto (fondo grigio, fiori paonazzi). Sulla parete di sinistra si vede appena la parte superiore di una porta o arcosolio. Una parte del colombario e' stata certamente demolita durante l'attuale sterro". 

Durante gli anni Ottanta si è proceduto con lo scavo archeologico, con il consolidamento e restauro delle strutture, con il recupero dell'area monumentale per la pubblica fruizione. Tali attività sono state condotte attraverso fondi della Soprintendenza. Fronteggianti l'attuale via Portuense, che ripercorre a grandi linee il tracciato antico, sono 5 ambienti sepolcrali, due dei quali preceduti da un recinto. In origine occupavano parte della collina tufacea utilizzata come cava sin dall'età repubblicana. L'uso è attestato dalla seconda metà del I sec. d.C. al IV sec. d.C. La struttura alla quale fa riferimento la relazione della scoperta è una tomba a camera ricavata nel tufo con nicchie destinate al contenimento delle urne cinerarie ed evidenti lavori di adattamento per apprestare il sepolcro al rito dell'inumazione. Nel 1983, nel corso dei lavori di sistemazione del sepolcro stesso, sono stati individuati altri quattro edifici sepolcrali, in parte ricavati nel tufo ed in parte costruiti in muratura, che con il primo formano un complesso databile fra la fine del I-inizi II secolo d.C. ed il III secolo d.C. 

La tomba A, individuata già in precedenza, è una tomba a camera a pianta quadrangolare deputata presumibilmente ad accogliere le spoglie di un solo nucleo familiare: presenta resti di affreschi con motivi geometrici alle pareti, mentre sulla volta a botte sono motivi floreali, chiaro rimando simbolico alla caducità delle cose umane; all'interno delle nicchie vi sono nature morte. Decorazioni in stucco, come quella della volta della nicchia centrale a forma di conchiglia, arricchivano l'apparato decorativo del sepolcro. Il pavimento, in mosaico a tessere bianche e nere, è ben conservato: al centro di ogni lato sono satiri vendemmianti, mentre agli angoli quattro kantharoi (grandi vasi) dai quali si dipartono dei tralci di vite. 

Al centro la figura maschile che brandisce un'ascia è stata identificata con Licurgo, personaggio del mito di Dioniso, il quale assale la ninfa Ambrosia che, per difendersi, si trasforma in un ramo di vite. La tomba B, la seconda in ordine di ritrovamento, è in parte ricavata nel tufo ed in parte in muratura, presenta nicchie atte all'alloggiamento delle olle cinerarie. Anch'essa conserva tracce di affreschi con motivi geometrici e floreali. La tomba D, un colombario a pianta rettangolare, presenta un lato in muratura in opera mista: su questa parete si aprono quattro file di 10-13 nicchie ciascuna con foro rettangolare per la deposizione delle ceneri dei defunti. Addossati alla parete, su un bancone in muratura, sono stati ritrovati due sarcofagi in marmo decorati con bassorilievi (conservati presso il Museo Nazionale Romano), uno di marmo senza decorazioni ed un quarti in terracotta (entrambi in situ).

LA VIA PORTUENSE - Costruita nella prima metà del I secolo d.C., la via metteva in rapida comunicazione Roma con la città di Portus, l'attuale Fiumicino, e i porti di Claudio e Traiano. Fu preceduta dalla antichissima Via Campana, strettamente legata al trasporto del sale e per questo ai commerci connessi alle origini di Roma. Il tracciato della Via Portuense ricalcava per un tratto, dall'uscita della città fino a Pozzo Pantaleo, la Via Campana. Qui le due strade si biforcavano: la Campana proseguendo lungo la sponda destra del Tevere, la Portuense passando sulle colline, proseguiva verso Portus. Un aspetto caratterizzante il paesaggio antico dell'area sono le cave di tufo lionato, attive già in epoca repubblicana, ampliamente sfruttate per ricavare materiale da costruzione. Proprio le gallerie di estrazione, una volta abbandonate, favorirono l'impianto di una vasta area necropolare. Semplici tombe individuali, colombari o edifici funerari in mattoni per sepolture multiple, ipogei monumentali sono qui alloggiati, anche ricavati nel banco di tufo lavorato dai cavatori. 
 
PRIMI INSEDIAMENTI NEL I SECOLO D.C. - In base a tali ritrovamenti è stato possibile datare i primi insediamenti alla metà del I secolo d.C. e tutto il II secolo d.C., con una continuità d'uso fino al IV-V secolo d.C. A partire dalla metà del I secolo d.C. fino al termine del III secolo d.C., infatti, la necropoli appare in piena espansione: più avanti la tendenza sarà quella di non procedere ad ulteriori costruzioni, ma al riutilizzo degli spazi: le nicchiette dei colombari lasceranno lo spazio ai loculi per gli inumati, mentre si realizzeranno nuovi arcosoli, si amplieranno i vecchi, si distruggeranno i pavimenti per creare nuove fosse sepolcrali. 

I rinvenimenti ci restituiscono un riflesso della popolazione insediata nell'area: si tratta di tombe di individui appartenenti ad un ceto medio e basso, legati specie al Transtiberim, XIV Regio Augustea abitata per lo più da artigiani e commercianti per la maggior parte liberti, fra cui un elevato numero di stranieri, ma anche da barcaioli, scaricatori di porto, pescivendoli, mugnai che traevano il loro sostentamento dalle attività legate al fiume.

(Fonte Agenzia Dire)

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