"Che stai a guardà er capello?", ecco perché si dice così
Alla scoperta del dialetto romanesco e dei modi di dire più usati nel linguaggio comune
"Aho, ma che stai a guardà er capello?", quante volte lo abbiamo detto o ci è capitato di sentirlo dire a Roma. Sicuramente tra le espressioni ancora molto usate dai romani oggi, questo modo di dire ha origini lontane e nulla ha a che vedere con i capelli.
Il capello a cui il detto fa riferimento, infatti, ha una correlazione con il vino, pensate un po'.
"Perché a Roma si dice così?" Dizionario dei modi di dire romani: significato, origine e curiosità
Che vuol dire "Stai a guardà er capello"
"Guardare il capello" equivale a guardare il dettaglio, soffermarsi su una piccolezza e i romani sono soliti dirlo a chi fa il puntiglioso, a chi si impunta su una cosa piccola, trascurabile.
Da dove deriva il detto romano
"Stai a guardà er capello" è un modo di dire che nasce nelle osterie, tra il 1500 e il 1600. I romani in quegli anni erano soliti riunirsi in osteria a bere vino. L'oste lo serviva in recipienti di terracotta o di metallo che non davano modo di vedere ai commensali quanto vino, effettivamente, fosse stato versato. Da qui, spesso, nascevano accuse, risse e si finiva puntualmente a botte.
Così, nel 1588, Papa Sisto V, per mettere fine ai tafferugli, sostituì i recipienti di terracotta e metallo con delle caraffe di vetro, trasparenti, che potessero mostrare la quantità di vino versato. Non solo: i recipienti in vetro furono classificati in base alla loro misura e così nacquero il Tubo (1 litro), la Foglietta (1/2 litro), il Quartino (1/4 litro), il Chirichetto (1/5 litro) e il Sospiro (1/10 litro).
Cosa c'entra il capello? La quantità di vino da rispettare in ogni recipiente, era indicata da una riga incisa nel vetro e questa riga in gergo si chiamava appunto "er capello".
Ecco svelata l'origine del modo di dire "Stai a guardà er capello" e la sua correlazione con il vino.