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Cultura

Alle Scuderie del Quirinale “Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova"

La mostra racconta l'eccezionale recupero dei grandi capolavori dell'arte italiana portati in Francia da Napoleone

Italia, 1797: il Trattato di Tolentino sancisce la fine delle campagne militari con cui Napoleone aveva instaurato il dominio francese su molti territori della Penisola. Tra le clausole dell’accordo, ve n’è una particolarmente dolorosa per il nostro Paese: la cessione delle opere più significative dell’intera produzione artistica italiana. Queste sarebbero andate a costituire le collezioni del nascente Museo del Louvre, concepito come il luogo in cui ricreare l’estetica della contemporaneità. L’obiettivo è quello di riunire il patrimonio universale nel nuovo “impero della libertà”, quella Francia rivoluzionaria che avrebbe rifondato l’etica ed i costumi.

Italia, 1815-16: grazie al Congresso di Vienna, lo Stato Pontificio e molte amministrazioni locali ottengono il recupero della maggior parte delle opere requisite che - trasportate da decine di carri trainati da oltre 200 buoi - lasciano Parigi e raggiungono Milano alla fine del 1815, per poi prendere la volta delle varie città italiane da cui esse provenivano. A Roma, i capolavori rientrano finalmente il 4 gennaio 1816.

A duecento anni di distanza da quella data così significativa, la mostra “Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova” celebra l’anniversario di un evento di eccezionale portata storica e culturale per l’Europa e, soprattutto, per il nostro Paese.

Organizzata da Ales con il contributo dell’Azienda Speciale Palaexpo e ospitata nelle sale delle Scuderie del Quirinale fino al 12 marzo 2017, l’esposizione ripercorre le tappe salienti di questa fondamentale vicenda storica, sottolineando l’importanza che il patrimonio culturale nazionale assume proprio in quell’occasione.

“In questa mostra non ci interessa raccontare il ‘furto’. E’ evidente che noi ovviamente sentiamo il problema di una perdita delle opere d’arte, però dobbiamo calare tutto questo nella realtà storica, che è una realtà che in quel momento non sentiva il problema del furto”, è il commento di Valter Curzi, docente di storia dell’arte all’Università ‘La Sapienza’ e curatore della mostra insieme a Carolina Brook e Claudio Parisi Presicce. “Noi vogliamo raccontare – continua Curzi – che in quel momento c’è un progetto per l’Europa, giusto o sbagliato che sia; è un progetto che riguarda il patrimonio come luogo di un’identità collettiva, come luogo di educazione dello spirito e delle menti, e in questo progetto l’Italia è al centro di tutto con il suo patrimonio artistico. Se questo Paese può rivendicare qualcosa di importante, quel qualcosa è il suo patrimonio artistico, perché quell’eredità è ancora la risorsa per noi più grande”.

A partire dal 1816, la riflessione sulla centralità del patrimonio culturale viene alimentata, oltre che dal rientro dei capolavori, anche dal destino di molte opere d’arte portate via da chiese e conventi a seguito delle soppressioni napoleoniche delle congregazioni e degli ordini religiosi. Questi capolavori, conservati in depositi improvvisati, hanno suscitato un vivace dibattito sul valore pubblico del patrimonio artistico, dibattito che ha dato impulso alla nascita di alcune delle realtà museali più importanti del Paese, tra cui la Pinacoteca di Brera e la Pinacoteca di Bologna. E’ proprio all’interno di questi nuovi musei che, sulla scia dell’esperienza del Louvre - primo esempio, quest’ultimo, di musealizzazione delle opere d’arte secondo un percorso cronologico che racconta la storia dell’arte a partire dalle origini - si compiono dei passi avanti significativi nella concezione di valorizzazione del patrimonio culturale.

Il grande scultore Antonio Canova - indiscusso protagonista del recupero delle opere grazie alla sua preziosa azione diplomatica - ottiene la restituzione delle straordinarie pale di Raffaello, proprio a condizione che queste entrassero a far parte di un museo pubblico (dove, in effetti, si trovano oggi).

L’opera d’arte non è più, quindi, un mero oggetto devozionale, bensì un bene comune, patrimonio della collettività.

In un suggestivo percorso articolato su due piani - dalla grande tradizione figurativa italiana legata ai canoni della classicità, alle opere dei pittori cosiddetti Primitivi - questa mostra offre l’opportunità unica di ammirare alcuni dei massimi capolavori del genio artistico italiano, tra cui la Strage degli innocenti di Guido Reni, il Ritratto di Papa Leone X con i cardinali Giulio de Medici e Luigi de Rossi di Raffaello, la Venere Capitolina e il Monumento funebre a Guidarello Guidarelli di Tullio Lombardo.

L’esposizione costituisce un’occasione per riflettere e sensibilizzare sull’importanza straordinaria del patrimonio artistico per la definizione non solo di un’identità nazionale, ma anche di una comune identità europea, fondata su una condivisione di valori, interessi e obiettivi.

Un’occasione, inoltre, per essere orgogliosi di ciò che di più bello ha da offrire il nostro Paese: meraviglie che hanno suscitato incondizionata ammirazione, divenendo nel tempo un’impareggiabile fonte di prestigio.

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