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Cultura Trastevere / Via Garibaldi, 27

Santa Maria dei Sette Dolori, la meraviglia nascosta di Trastevere

Nel rione Trastevere, alle pendici del Gianicolo su via Garibaldi, all’interno di un’alta cinta muraria, è custodita un’antica meraviglia: la Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori del Borromini.

La costruzione dell’edificio ecclesiastico fu commissionata da Camilla Virginia Savelli Farnese, Duchessa di Latera, accanto al monastero delle Oblate agostiniane. Quest'ultime ammettevano alla vita religiosa le giovani di nobile famiglia ma di salute cagionevole o le figlie dei nobili decaduti, per istruirle e indirizzarle alla vita monastica. Le suore Oblate, inoltre, si dedicavano alla preparazione dei fanciulli alla prima comunione e nel 1951 aprirono un asilo per i bambini di Trastevere.

Di notevole importanza è il fatto che sia la Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori sia il monastero furono progettati da Francesco Borromini, che qui vi lavorò fino al 1655. Una delle particolarità della Chiesa è proprio il fatto che si tratti di un’opera lasciata incompiuta dall’architetto barocco; da una parte, a causa dei numerosi cantieri di cui si occupava in quel periodo a Roma e, dall’altra, a causa delle crescenti difficoltà economiche della Duchessa Savelli Farnese.

Nel 1642, quest'ultima fondò il convento e i lavori iniziarono nel 1643. Una prima fase di costruzione si ebbe nel 1646 ad opera di Borromini e corrispose alla realizzazione della Chiesa e le relative cappelle, della facciata e dell'atrio ottagonale. Un'altra fase, che non vide più la presenza dell’Architetto, si ebbe tra il 1648 e il 1652. I lavori proseguirono grazie ad altre maestranze, che però non furono in grado di interpretare il progetto borrominiano in modo corretto e perciò lo modificarono. Ulteriori modifiche vennero poi apportate a metà del '700 e durante i restauri della metà dell''800 e dei primi del '900.

Nel 1849, durante la Repubblica Romana, parte dei locali del monastero vennero adibiti ad ospedale militare. Il 20 settembre 1870, durante la “presa di Roma”, il monastero venne danneggiato dalle cannonate delle truppe comandate da Nino Bixio, mentre, durante l'occupazione nazista fu uno dei principali luoghi di rifugio per molti ebrei romani.

Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori © Proloco Roma-2

Il complesso monastico si presenta con una facciata incompiuta in mattoni grezzi, senza alcun tipo di intonaco, caratterizzata da linee concave e convesse - architettura tipica borrominiana – comprendente sulla sinistra il corpo della Chiesa. Dall’esterno, l’edificio allude alla semplicità e all'austerità dell'ordine delle Oblate tramite l'uso del laterizio a vista, ripreso dai monumenti romani.

Dal portone si accede a un vestibolo (atrio) la cui architettura il Borromini ha quasi certamente ricalcato dalla piazza d’Oro di Villa Adriana a Tivoli, in quanto a pianta ottagonale e sorretto da quattro arcate. A sua volta questo fa da ingresso alla Chiesa, disposta lungo un asse parallelo alla facciata. La pianta rettangolare a una navata, con angoli smussati e pareti scandite da colonne sorrette da una trabeazione continua, termina attorno a una finestra ad imbuto rovesciato che consentiva alle suore di assistere alle funzioni.

All’interno colpiscono, oltre alla forma singolare dell'altare maggiore sormontato da due volute e al colonnato, la pala con la Visione di Sant'Agostino (1650-60) del pittore marchigiano Carlo Maratta e una tela del pittore romano Marco Benefial con l’Addolorata con angeli che recano i simboli della Passione (1721).

Nel cuore dell’edificio, è posizionato un rigoglioso e verde chiostro le cui decorazioni secentesche sembrano del tutto di ispirazione borrominiana.

Oggi, una parte del monastero è stata acquistata da privati e trasformata in un lussuoso albergo. La Chiesa, purtroppo, è visitabile solo durante le messe delle 7:15 e delle 8:00, vista la tuttora perdurante clausura.

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