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Giovedì, 25 Aprile 2024

Renato Zero: "I romani non si meritano questo tracollo"

Il re dei Sorcini racconta "Zerovskij - Solo per amore". E su Roma: "Se riesco a schivà le buche forse arrivo al Campidoglio, ma forse non ci trovo nessuno"

Renato Zero, il 19, 20 e 21 marzo al cinema con "Zerovskij - Solo per amore". Ci descrivi questa tua grande opera sinfonica e come è nata l'idea di portarla sul grande schermo?

"L'esigenza nasce da questo svincolarsi da schemi e da un rapporto ingiustamente di distacco verso un successo statico. Ho voluto portare il pubblico, come ho fatto in altre occasione, verso altre prospettive di impianti e di contenuti di spettacolo. Questo è avvenuto con zerofobia, con ciao nì e in tante altre occasioni. L'essere statico non far parte del mio dna. Preferisco sembrare anche un pochino irriverente verso il pubblico, ma sono convinto che soprattutto questa scelta di Zerovskij premi la fedeltà del mio pubblico. E' un regalo che ho voluto fare a loro, vuoi per il grande impegno che ho sopportato per mettere in scena questo lavoro e anche per l'incognita che questo mi avrebbe prodotto, perché non andavo certo a rappresentare i miei successi, la facilità di una playlist che mi avrebbe reso sicuramente tanto. Quando si cresce e si arriva alla mia età bisogna non perdere mai di vista il coraggio, il coraggio è contagioso, Masaniello potrebbe testimoniarlo"

Lo spettacolo è ambientato in una stazione, stazione Terra, con una voce fuori campo che si presume essere quella di Dio. E' un po' la visione che hai tu della vita, in costante dialogo con questo "capostazione"?

"Dio parla ma non tutti lo ascoltano, non sono tutti in grado di captare i suoi messaggi. Io credo che lui non abbia bisogno nemmeno delle parole, perché se uno possiede la fede è in grado di stabilire un contatto con Dio talmente immediato ed efficace, da non aver bisogno di essere sottolineato da parole, da incoraggiamenti, nemmeno da rimproveri. Quello che è successo a me di favorevole è stato che Dio mi fu descritto come un castigamatti, uno che dispensava giudizi e punizioni a destra e sinistra, invece vivendo, stando accanto alle persone malate, avendo assistito purtroppo a certi addii, anche di ragazzi e di bambini, questo mi ha permesso di comprendere che Dio ha bisogno di alleati. Se noi riusciamo in questa Terra ad essere in grado si ascoltare certi messaggi e certi sos che ci arrivano dall'umanità, ognuno di noi potrebbe portarsi a casa degli ottimi risultati e dormire quelle famose 8 ore tranquilli e guardare al futuro per i nostri figli e i nostri nipoti con una grande serenità. Ci vuole l'abbraccio".

Di sos è piena la stazione Terra, che sembra sempre più fatiscente negli ultimi anni. Secondo te di quale restaling ha bisogno?

"Adamo ed Eva vanno in giro con una serie di trolley come fossero il serpente dell'inferno. Questa è una condizione che li ha portati ad essersi lasciati contaminare dal progresso, dal consumismo e da tutte queste forme di emancipazione al contrario. Su di loro abbiamo impostato il racconto di Zerovkij e della stazione Terra. Loro sono ancora dei passeggeri che subiscono, come tutti gli altri, gravi danneggiamenti al loro rapporto, alla loro convivenza. Lui la massacra di botte, lei è dilaniata dalla violenza, poi si toglie la parrucca e scopriamo che sta facendo anche la chemio. La povera Eva, la madre di tutti gli uomini, è ridotta in quel modo. Vogliamo lasciarla così o possiamo fare qualcosa?

Roma, la tua città, come la trovi?

"Sulle pagine gialle. Se riesco a schivà le buche forse arrivo al Campidoglio, ma forse non ci trovo nessuno".

Il carrozzone non va avanti da sé?


"No. Voglio spendere però anche una parola d'ottimismo. I romani non se lo meritano tutto questo tracollo, bisognerebbe che qualcuno se ne rendesse conto. Siamo un popolo civile, gente che si è adattata a vivere anche nell'estrema periferia, dove l'acqua non arriva sempre e dove la luce costa di più che ai Parioli".

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