Tubo, Foglietta, Quartino: ad ogni recipiente di vino il suo nome e quel "capello" a fare la differenza
Tutti i nomi dei recipienti del vino nella tradizione romana. Litro, mezzolitro, un quarto e così via
"Oste, portace 'n artro litro", cantano ancora i romani sulle note de "La società dei magnaccioni". Il piacere di bere il vino, la figura dell'oste infatti sono parte integrante della tradizione romana e, negli anni, sono stati motivo di questioni, azzuffate, persino coltellate.
Soprattutto intorno al 1500 i romani per tradizione si riunivano nelle osterie, chiedevano all'oste del vino e questo arrivava in dei recipienti di terracotta o di metallo che non permettevano di vedere quanto vino ci fosse dentro. Per questo, spesso, scattava l'accusa di frode all'oste e la serata finiva a botte, proprio come abbiamo visto in tanti film.
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Papa Sisto V cambia i recipienti del vino a Roma
Ci volle l'intervento di un papa, addirittura, per mettere fine a questi tafferugli: Papa Sisto V, per l'esattezza, nel 1588 decise di sostituire i recipienti di terracotta e metallo con delle brocche trasparenti, in vetro, di diverse misure che permettessero di vedere quanto vino era stato versato dall'oste e portato in tavola.
Nacquero così nella tradizione delle osterie romane il Tubo (1 litro), la Foglietta (1/2 litro), il Quartino (1/4 litro), il Chirichetto (1/5 litro) e il Sospiro (1/10 litro) che, ancora oggi, è possibile trovare in alcune osterie, trattorie, fraschette di Roma e dintorni. In ognuno di questi recipienti in vetro la misura esatta del vino versato era indicata da una riga incisa sul collo e chiamata tradizionalmente "er capello".
Avete mai sentito il detto romano "Che stai a guardà er capello?", ecco da dove nasce.