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Cultura Via Nizza

Il Macro diventa Asilo: ecco il progetto del "museo ospitale" che nascerà in via Nizza

Il vicesindaco Bergamo ha presentato il progetto di De Finis

Museo “ospitale”, che invita all’incontro di persone e saperi. Museo “organismo vivente”. Museo “libero per tutti”, senza biglietto. Museo che “si fa città”. È ‘Macro Asilo’, il progetto sperimentale che troverà spazio dal 30 settembre, per i 15 mesi a seguire, nel museo di arte contemporanea di via Nizza. È  stato presentato questa mattina ai giornalisti nell’auditorium ‘rosso’ dello spazio espositivo alla presenza del curatore Giorgio De Finis, del vicesindaco Luca Bergamo, del commissario per la gestione provvisoria e del direttore generale dell’Azienda Speciale Palaexpo, Innocenzo Cipolletta e Fabio Merosi, e del ‘quasi’ presidente del nuovo consiglio di amministrazione che verrà ufficializzato nei prossimi giorni, l’artista e docente, Cesare Pietroiusti. 

Un passaggio di consegne, proprio nel luogo in cui nei prossimi mesi, per usare le parole di Bergamo, “si terrà l’esperimento più avanzato che possiamo sostenere per ripensare il sistema dei musei”. Non un progetto pioniere e isolato, ma “parte di una strategia complessiva di ripensamento delle istituzioni culturali della capitale” che punta, anche grazie alla sua gratuità, a instaurare una relazione non solo con gli abituali fruitori della cultura e dell’arte ma “con tutta la città”. Il “primo tassello” di quel Polo del Contemporaneo e del Futuro che nei progetti del vicesindaco andrà a completare l’impianto delle istituzioni culturali della città come il Maxxi e la Galleria nazionale. “Una sfida difficile e importante” ha affermato Bergamo. “E sono fiero di essermi preso la responsabilità di sostenerla”.  

Cosa diventerà il Macro con il sostantivo ‘Asilo’ comparso al fianco del suo nome lo ha spiegato Giorgio De Finis, l’antropologo e ideatore dell’esperimento del ‘museo abitato’ Maam, nato nell’occupazione di via Prenestina 913 Metropoliz. “Asilo indica da un lato l’ospitalità e dall’altro la condizione di sospensione delle regole del mondo adulto per sperimentare, qui dentro, cose che non faremmo mai al di fuori”. Verrà abbandonata la forma della mostra espositiva, “non per antipatia verso le opere d’arte ma perché crediamo che siano solo una delle forme possibili di trasmissione del sapere e della cultura”. Via libera quindi ad un “museo vivo, attraversabile da via Reggio Emilia a via Nizza, e abitabile” dove “entrare costantemente in relazione con i produttori d’arte, con gli artisti, con il loro pensiero, i loro percorsi, il loro complesso sistema di elaborazione cognitiva”. 

Un “dispositivo relazionale che punta sull’incontro”. La traduzione è un calendario fittissimo e ramificato trasversale a diverse discipline, con convegni, performance, presentazioni di libri, laboratori, concerti che verrà presentato di mese in mese. 250 artisti realizzeranno un’opera negli atelier del museo; 400 opere di video arte verranno proiettate, una al giorno, sul maxi schermo che troverà spazio nel foyer; 180 lectio magistralis; 900 ‘autoritratti’, incontri durante i quali gli artisti presenteranno se stessi; 60 concerti. 
La costruzione del programma parte da “un totale ripensamento degli spazi del museo e della sua articolazione”.

Il progetto di allestimento è stato realizzato dall’architetto Carmelo Baglivo, tra i fondatori dello studio laN+ di Roma. Entrando nel museo sarà possibile attraversare “in maniera libera e casuale” i diversi ambienti. Dedicati agli artisti le ‘stanze atelier’, “quattro spazi gemelli progettati per gli artisti che realizzeranno un’opera all’interno del museo”, e tre ‘ambienti d’artista’, “stanze-opera che ospiteranno progetti partecipati, installazioni, performance, aggiungendo nel corso del tempo altri 50 ambienti a tema che si sommeranno a quelli già proposti dal museo”. 

E ancora. Il ‘salone dei forum’ dove su una parete verrà presentata con una grande quadreria una selezione delle opere della collezione permanente del museo, “manifesto visivo che invita a collaborare e a stare insieme” spiega De Finis. In questo salone troverà spazio il ‘Tavolo dei tavoli’, attorno al quale o ai quali si siederanno coloro che parteciperanno ai forum, realizzato per l’occasione dall’artista Michelangelo Pistoletto. La stanza ‘Rome, nome plurale di città’, anche qui un grande tavolo, in questo caso raffigurante una mappa della capitale, accoglierà gli incontri che qui avranno la loro traduzione concreta in una grande cassettiera. Per ogni cassetto, una realtà cittadina che deciderà di adottarlo. La ‘stanza delle parole’ dove si terranno mille incontri dedicati al ‘vocabolario del contemporaneo’. La ‘sala lettura’ che ogni giorno ospiterà la presentazione di un libro. 

C’è già qualche nome, da Daniel Buren a Dora Garcia, da Pablo Echaurren a Melania Mazzucco, Wim Wenders, Elina Chauvet, Alfredo Pirri. Tra i relatori delle lectio magistralis Nicolas Bourriaud, Claire Bishop, Jacques Rancière, Don Thompson, Peter Weibel, Massimo Cacciari, Alessandro Dal Lago e Serena Giordano.  

Il museo sarà aperto dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 20 e il sabato fino alle 22. L’intero progetto costerà 400 mila euro, stipendi compresi. Per questo le centinaia di artisti, filosofi, critici, relatori, studiosi, musicisti che prenderanno parte lo faranno gratuitamente “donando qualcosa al museo e alla città”. 
Per Cipolletta, “con questo progetto Roma torna ad essere una città che produce eventi e attrazione” le sue parole. “Credo fortemente nel ‘Macro Asilo’ di De Finis” ha aggiunto Pietroiusti. “Sono sempre stato convinto della necessità di un luogo dove coagulare energie che altrimenti andrebbero disperse. Sarà osservato con attenzione dappertutto perché è un progetto radicale che affronta il fatto che le amministrazioni pubbliche non siano più in grado di competere con i capitali privati”.

‘Macro Asilo’ è pronto ad ospitare e a farsi città. La stessa città dove si è sperimentato quel ‘dispositivo relazionale’ che dall’estrema periferia romana ha contagiato una delle principali istituzioni culturali della città: il Museo dell’altro e dell’altrove di Metropoliz, l’ex fabbrica Fiorucci occupata che oltre ad essere un museo è anche una casa per tante famiglie in disagio abitativo. Lo ha ricordato il vicesindaco Bergamo: “Il Maam è una delle realtà di rilievo presenti attualmente in città. Il ruolo delle istituzioni è anche quello di riconoscere l’innovazione messa in campo da realtà come queste e compiere scelte di conseguenza. Molto probabilmente se non ci fosse stato il Maam oggi non saremmo qui a ragionare sul Macro” ha spiegato. “L’idea di un museo abitato ha imposto una riflessione sul senso degli spazi museali e allo stesso tempo ha legato il concetto stesso di museo alle condizioni e ai problemi delle aree urbane fino a influenzarlo”. 

La campagna mediatica del “museo ospitale” è partita proprio in questi giorni. Simbolo tre sedie scolastiche. Sullo schienale compare la scritta: ‘La rivoluzione’. Il 30 settembre “una grande festa aperta a tutti”. Macro Asilo parte il 1 ottobre. 

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