rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

La Roma di Massimo Giletti

Giornalista e conduttore tv, torinese, si è trasferito nella Capitale trent'anni fa

Torino Roma solo andata. Massimo Giletti è arrivato trent'anni fa nella Capitale, giovane giornalista della scuderia di Giovanni Minoli, e se ne è subito innamorato. Merito dell'"arcobaleno di emozioni che ti trasmette anche camminare in un vicolo poco conosciuto", che l'ha conquistato ma anche aiutato a conquistare, come quella notte indimenticabile vissuta con un'attrice molto famosa, in giro con il motorino "a vedere i posti più belli". La prima casa a corso Vittorio Emanuele, di un amico di sua madre a cui in cambio annaffiava le piante, come vicino il magistrato Vitalone, che "ogni venerdì apriva le porte a degli incontri a cui partecipavano Giulio Andreotti e Cossiga" e lui ascoltava i loro di scorsi "al di la delle mura". La passione per la carbonara, le corsette sul Lungotevere, l'emozione davanti alla fontana delle tartarughe, quel "posticino in vicolo della Palomba" dove va a mangiare da quando è ragazzo. E l'amore per Roma, la sua "patria", che non è ingovernabile.

Giornalista, conduttore e anche grande sportivo. Le sue corsette sul Lungotevere sono famose...
"Ho fatto il liceo classico e il concetto di mens sana in corpore sano credo sia fondamentale per affrontare questa vita abbastanza intensa. Siamo abituati a correre incessantemente senza più ascoltare gli altri, concentrati solo su noi stessi, quindi scaricare le tensioni è importante e farlo in una cornice come Roma ha il suo fascino, con le sue ville, i suoi parchi e questo Lungotevere che regala scorci insoliti. Lì sotto vedi Roma in un altro modo".

Torinese, ma romano d'adozione. Come sono stati i primi tempi a Roma?
"Sono arrivato a Roma trent'anni fa. Sono stato fortunato perché i primi due anni ho vissuto in una casa molto affascinate, con un terrazzo di 300 metri quadri, in corso Vittorio Emanuele. Un amico di mia madre era andato all'estero e disse che era disposto a lasciarmela a patto che gli annaffiassi le piante. Io pensai 'fantastico'. Poi scoprii che questo terrazzo era gigantesco e curare tutte quelle piante era davvero un lavoro".

Ne valeva la pena per una casa del genere...
"Sì, era fantastica. Il mio vicino di casa era Vitalone, un magistrato molto importante. Il venerdì sera apriva le porte a degli incontri a cui partecipavano Giulio Andreotti e Cossiga. Tutti i venerdì. Io sentivo i loro discorsi al di là delle mura e raccontavo tutto a Giovanni Minoli, a quel tempo lavoravo con lui. I retroscena, le strategie. Quei primi anni a Roma sono stati straordinari. Vivevo nel cuore della città, lavoravo a Mixer, che era un programma intenso ma non aveva ritmi troppo elevati e soprattutto non avevi l'ansia che puoi avere se lavori da altre parti. Quel periodo Roma me la sono proprio goduta".

Quando ha iniziato a sentirla come la sua città?
"Roma l'ho sentita subito mia. Io sono nato e cresciuto a Torino, ma sono sempre stato un uomo del sud, per il calore, i colori. A Roma cammini e ti senti a casa, stringi rapporti con chi ha la bottega, il bar. C'è un rapporto forte qui, c'è passione. Al nord non sai neanche chi è il tuo vicino di casa".

Ormai Roma è talmente casa per lei, che ad ogni tornata elettorale esce il suo nome come candidato sindaco. E' mai stato vicino a dire di sì?
"Sì, ci ho pensato e anche a lungo. Credo che qualcuno debba impegnarsi, perché picconare da fuori è facile, poi bisogna entrare in un sistema e gestirlo ed è complesso. Se qualcuno che ha competenza si mette a lavorare all'interno della politica forse ne usciamo prima. Comunque sì, ci ho pensato".

Quindi potrebbe anche accadere...
"Ho sentito politici dire che andavano in Africa, che avrebbero smesso di fare i ministri, che avrebbero abbandonato la politica. Io trovo che il famoso 'mai dire mai' sia molto più corretto nei confronti di chi ascolta".

"Roma è ingovernabile". Un leitmotiv eterno. E' d'accordo?
"Gli italiani sono ingovernabili. Lo racconta anche questa difficoltà per l'elezione del Presidente della Repubblica, questa farsa. La difficoltà nel mettersi d'accordo e trovare un nome condiviso, la fatica a cui si arriva per eleggere un presidente. Queste tensioni ci raccontano che è l'Italia a non essere governabile, ma siccome Roma è il cuore di questa nazione deve portarsi dietro questo peso. E' evidente che la gestione di Roma degli ultimi vent'anni è stata disastrosa, ma Roma, che ha una vastità del genere, si meriterebbe una legge ad hoc per poterla governare in modo serio. Ma ripeto, è difficile governare l'Italia, non solo Roma".

Qual è il difetto più grande di questa città?
"Un difetto culturale. Pensare al carpe diem e avere quell'atteggiamento di rimandare le cose da fare a domani. Oggi non può essere accettabile, oggi devi rincorrere obiettivi diversi nel mondo epicureo".

E' uno dei principali difetti dei romani, quello di essere un po' raffazzoni?
"Anche qui è un discorso culturale. I romani hanno fatto un Impero, hanno fatto il mondo, hanno portato la civiltà e il diritto. Nel loro dna c'è questo essere gli eletti dagli dei, perderlo sarebbe anche un peccato".

Cosa l'ha conquistata di Roma?
"I colori e l'arcobaleno di emozioni che ti trasmette anche camminare in un vicolo poco conosciuto, di sera o di notte".

E a conquistare, invece, l'ha mai aiutata?
"Io sono dell'idea che un amore può vivere anche su una spiaggia sconosciuta, non ha bisogno di scenari straordinari, però nel mio cuore rimane una notte romana. Ero molto giovane, è stata una notte indimenticabile vissuta con un'attrice molto famosa, straniera. La feci salire sul motorino e la portai a vedere i posti più belli di Roma. Per lei era anomalo vedere la città in quel modo, a piedi di notte, abituata a bodyguards e auto di lusso. Fu uno scippo quella notte, la portai via da una realtà che non le apparteneva. Non ho mai fatto il suo nome".

Immagino non lo farà neanche adesso...
"No. E' un segreto che rimane tra me e lei".

Il luogo del cuore?
"A me emoziona molto la fontana delle tartarughe, a Piazza Mattei. Ogni volta che vado lì sento qualcosa di diverso. Mi succede anche a Piazza Santa Maria in Trastevere".

Giletti a tavola, più torinese o romano?
"Sempre stato romano. Quando avevo 15 anni, facevo la quinta ginnasio, durante una gita a Roma mi innamorai della pasta alla carbonara, dell'amatriciana. Quando tornai a casa pretendevo da mia madre che cucinasse in quel modo. Io faccio molto sport e tento di seguire altre linee, ma se potessi mangerei carbonara tutti i giorni".

La cucina anche?
"Io, checché ne dica Antonella Clerici, sono un bravo cuoco. Niente di eccezionale, poche cose ma fatte bene. Lei mi prendeva sempre in giro quando eravamo fidanzati, ma ho sempre provato a farle le cose. Non ho mai aperto scatolette. Sono sempre andato al mercato, ancora oggi ci vado".

E a cena dove va?
"Ho un posticino che si chiama 'Il desiderio preso per la coda', in vicolo della Palomba, attaccato a Piazza Navona. E' piccolo ma molto bello, pieno di quadri. Mi piace molto questo incrocio tra l'antico e il moderno, il cibo e l'arte. Ci vado da quando sono ragazzo. Io non vado dagli chef stellati, preferisco posti dove c'è qualcosa di più vero".

La sua fede calcistica è ben nota, non le chiedo chi preferisce tra Roma e Lazio.
"Vivere da juventini a Roma è stato abbastanza complesso. Ho superato anche questa di prova nella vita. Anche perché sono intellettualmente onesto e secondo me il famoso gol di Turone era regolare, non ho mai detto che non lo fosse".

Da juventino onesto, Totti glielo hai mai invidiato alla Roma?
"Invidio il piglio di Totti, l'attaccamento a questa città. Poteva andare ovunque, avrebbe potuto vincere tantissimo. Lui ama Roma, la sente sua e non l'ha mai tradita. Oggi è difficile trovare giocatori di quel livello che non si vendono per il dio denaro. Questo di Totti l'ho sempre apprezzato".

Se tornasse indietro la risceglierebbe Roma?
"Difficilmente la lascerò. Sono quei luoghi che senti nell'anima. Nella nostra anima non entra nessuno se non noi stessi. 'Ubi bene, ivi patria' dicevano i romani. Io qui sto bene, questa la sento come la mia patria anche se sono nato da un'altra parte".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Roma di Massimo Giletti

RomaToday è in caricamento