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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

La Roma di Lillo

Attore, comico e conduttore radiofonico. Di Torpignattara trapiantato a Balduina, non è tifoso ma ha il fuoco sacro della cucina romana

"So' Lillo". Così Pasquale Petrolo si è presentato fin dagli inizi della sua carriera, nel '92, quando insieme a Greg, suo storico compagno artistico, fonda il gruppo rock demenziale Latte & I Suoi Derivati. Poi arriva il teatro, la tv - con Le Iene - il cinema e nel 2003 approda a Rai Radio2 con il programma 610, in onda ancora oggi. Reduce dallo straordinario successo di 'Lol - Chi ride è fuori', uno dei pochi posti in cui non viene assediato dai fan è Balduina, dove vive da 15 anni ed è di casa. Nel cuore però c'è il quartiere in cui è cresciuto, Torpignattara. Anzi, "Casilino alto" come lo chiamava da ragazzo "per darsi un tono" perché si vergognava di vivere in periferia. Le 'trasferte' in centro con gli amici, il primo bacio in discoteca a San Giovanni, "di pomeriggio, quando ancora c'erano i lenti", l'amore per questa "città incantata". Tra Roma e Lazio "nessuna e tutte e due", in lui non c'è il fuoco del tifo ma quello della cucina romana. "Quella ignorante, che mena", a patto che a casa ci sia il bicarbonato.

Radio, cinema, tv, fino allo straordinario successo con Lol. A Roma ormai sei uno dei personaggi di cui si va più fieri.
"Sono io che sono fiero di essere romano. Mi sento immensamente fortunato ad essere nato in questa città".

Dove?
"A Torpignattara, sono cresciuto lì. Abitavo a via Filarete. L'infanzia e l'adolescenza le ho vissute nel quartiere. Ho fatto le elementari alla Carlo Pisacane e le medie a via Laparelli. Alle superiori non mi sono spostato di tanto, andavo all'Einaudi a Porta Maggiore".

Un ragazzo di periferia...
"Di Torpigna. All'epoca periferia profonda. Da ragazzini si giocava per strada, nei cortili, poi abbiamo iniziato ad andare in centro. Faceva figo".

A fare le vasche a Via del Corso?
"Sì, ma ovunque. Quanto giravamo. E la sera poi si tornava. Per un periodo mi vergognavo anche di vivere in periferia".

Lo nascondevi?
"Per un breve periodo della mia vita mi sono vergognato di dire dove abitavo. Adesso mi fa ridere se ci ripenso. Da adolescente quando mi chiedevano 'Da dove vieni?' rispondevo 'Casilino alto', perché suonava bene. In realtà era Torpignattara. Alto perché è la zona della Casilina più vicina al centro. Col senno di poi, quello che io definivo Casilino alto per darmi un tono, è diventato il Pigneto, oggi una delle zone più belle e commercialmente di valore".

E fino a quando hai vissuto a 'Casilino alto'?
"Ci sono rimasto finché ho potuto perché amo quel quartiere, solo che quando ho iniziato a lavorare in Rai era diventato impegnativo. Da casa mia a via Asiago o a Prati, con il traffico puoi arrivare anche a oltre un'ora di macchina".

Dove abiti?
"In questo momento sto vivendo a Balduina. Momento che dura da quindici anni ormai. Ho scelto un altro quartiere grande perché amo la vita di quartiere, l'ho sempre fatta. Non mi piace vivere in zone isolate. Ho bisogno di uscire di casa e andare al solito bar, di trovare il negozietto dove fare la spesa, il barbiere".

A Balduina quindi ti si incontra spesso?
"Spessissimo. La mattina mi trovi al bar a fare colazione, da Gaetano o da Carloni, a parlare con la gente. Nel quartiere non mi vedono come un personaggio dello spettacolo, ma sono uno di loro. Questo mi piace molto".

A Torpignattara ci torni?
"Sempre. Ci sono i miei genitori, i miei fratelli, gli amici di sempre. Stanno tutti là. Adesso è diventato con mio sommo piacere un quartiere multietnico, quindi ancora più bello perché vedi tante tipologie di culture che si fondono. Io amo le città multietniche come Londra, Parigi, New York. Torpignattara oggi è così e questo nuovo modo di essere l'ha trasformata in un luogo più pacifico, perché quando ero ragazzino io, negli anni '70, quella zona era pericolosa".

Il primo bacio dove lo hai dato?
"Il primo bacio l'ho dato in una discoteca che stava a San Giovanni, ancora me lo ricordo. Ero talmente piccolo che era di pomeriggio. C'erano i lenti, per farti capire di quanto tempo fa parliamo. Durante un lento mi sono fatto coraggio e l'ho dato. E' andata bene".

Qual è il tuo posto del cuore?
"Roma è una città incantata. Al contrario di tante città, anche molto molto belle, ha diversi mood a seconda di dove vai. Ogni quartiere ha il suo fascino e la sua atmosfera, il suo stile. Dipende dal mio umore. Se il mio umore è romantico vado al Giardino degli Aranci oppure al Pincio, se mi sento metropolitano amo passeggiare a via del Corso o nelle vie più frequentate del centro. E' ua città che ti permette di muoverti a seconda del tuo umore. Roma ha questa caratteristica che è unica".

Roma o Lazio?
"Nessuna delle due e tutte e due. Non ho una squadra del cuore. Il calcio mi piace ma non tifo, non mi sono mai innamorato di nessuna squadra. Amo molto Roma e tutto il Lazio, perciò in quanto luoghi che amo mi fa piacere se vincono entrambe. Sembra un discorso retorico però è la verità".

Non ne hai mai scelta una neanche da ragazzo?
"Sai qual è il discorso? Che non riesco a soffrire per una squadra. Se la Roma perde mi può dispiacere ma non sto male. C'ho amici miei che stanno male per giorni invece. Non ho mai avuto il fuoco del tifo".

Il fuoco per la cucina romana invece?
"Quello sì, sempre. Col tempo però cambia anche l'apparato digerente, quindi rispetto a quando avevo vent'anni la frequento meno. Me la concedo ogni tanto, anche perché la cucina romana che amo io è quella vera, quella ignorante. Quella che mena: trippa, coda alla vaccinara e dintorni".

Tosta da digerire...
"Devo sapere di avere a casa il bicarbonato, oppure lo devo chiedere dopo a qualche vicino".

Carbonara e bicarbonato?
"Sì, mi basta quello dopo e sto tranquillo. La cucina romana è pesantissima ma la amo. E poi è giusto che sia così, perchè è una cucina pesante e pesante deve restare".

La cosa che ti rende più orgoglioso di essere romano?
"L'atteggiamento romano. Il romano a volte sembra menefreghista, in realtà è un gigione e l'essere gigione fa parte di una filosofia di vita importante, cioè non prendere mai troppo sul serio le cose. Le cose che vanno prese sul serio generalmente sono il 10%, le persone invece tendono a prendere sul serio tutto. Invece il 10% va preso sul serio, il 90% no. E questa è una caratteristica tipica dei romani per fortuna".

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