rotate-mobile
Cultura

La Roma di Federico Palmaroli (Osho)

Vignettista e autore di satira, ha fatto del romanesco la sua arma vincente

Federico Palmaroli. Per tutti Osho. Anzi, "quello che ha portato Osho a Roma", come si legge nella bio del suo profilo Instagram, parafrasando da buon laziale il vanto di essere la prima squadra della Capitale. Un "fatto oggettivo", come quello che "per i romanisti è il dodicesimo anno senza trofei". Fede calcistica a parte, Palmaroli mette tutti d'accordo con la sua satira e la pungente ironia che contraddistingue le sue vignette. La pagina 'Le più belle frasi di Osho' impazza sui social e varca i confini della Capitale, dimostrando che "il romanesco è un dialetto apprezzato ovunque" e che a Milano avrebbe funzionato ma "sarebbe rimasto là". Nato a Monteverde, "quartiere neutro", cresciuto a Roma nord, di cui conosce "vezzi, criticità e fauna" e non ne ama "la plastica (non quella che si ammucchia sui cassonetti)", le serate più belle le ha trascorse al Prenestino con i vecchi amici dell'università. La Raggi è stato un "bersaglio facile", Gualtieri "promette benissimo".

Nella tua bio di Instagram c'è scritto 'Quello che ha portato Osho a Roma'. Poi è accaduto l'impensabile.
"Quella è stata una frase che ho messo perché sono laziale e noi ci definiamo 'quelli che hanno portato il calcio a Roma', che è la verità. Ho messo il personaggio di Osho nella realtà romana, che poi è un po' la realtà di tutta Italia, ma il dialetto è romanesco. In poco tempo è esploso il fenomeno, sono arrivate collaborazioni con quotidiani, ospitate in tv. Questi sono gli onori. Gli oneri invece sono quelli di dover ricevere ogni volta attacchi se magari strizzi l'occhio a una parte e critichi l'altra".

Perché proprio Osho?
"E' stato casuale. C'è stato un periodo in cui sui social si vedevano girare molto spesso queste frasi con la sua firma. Per me erano di un palloso e di uno scontato unico. Ho voluto fare una parodia di quello, in particolare di una pagina che si chiamava come la mia, che però riportava le vere citazioni di Osho. Gliel'hanno fatta chiudere. Io ho dovuto combattere parecchio per tenerla in piedi".

Oltre un milione di fan su Facebook, quasi mezzo milione di follower su Twitter. Le tue vignette spopolano ovunque, varcando i confini della Capitale. Il romano allora funziona?
"Il romano è sempre stato un dialetto apprezzato ovunque e compreso dappertutto. Negli ultimi tempi mi sto rendendo ancora più conto di quanto funzioni. Ho avuto una collaborazione con il Corriere della Sera, che comunque è un giornale di Milano, recentemente sono stato invitato a Bergamo, nelle prossime settimane andrò a Santa Maria di Leuca, Vibo Valentia, Salerno. Sono poli opposti. Mai mi sarei aspettato che quello che faccio fosse così apprezzato e compreso a Bergamo, ad esempio. Idem per la Calabria".

Zerocalcare è stato criticato per la troppa romanità nella sua serie tv. I soliti rosiconi?
"Penso di sì. A me lui piace tantissimo, al di là della troppa politicizzazione. In genere non amo i fumetti, ma la serie di Zarocalcare è molto bella. Credo che il suo slang, anche questo suo modo di mangiarsi le parole, funzioni molto. A me fa ridere proprio quello. E poi tira fuori cose che fanno parte della romanità, geniali. Ovvio, io sono facilitato a capirle in quanto romano. Ma addirittura infastidirsi. Uno al massimo non se la vede e basta".

L'Osho romano è di Monteverde, vero?
"Sono nato a Monteverde ma in realtà ho abitato lì per pochi anni. Ci ho fatto le scuole elementari e neanche tutte".

Che poi Monteverde non è né Roma nord né Roma sud. I monteverdini sono monteverdini.
"Sì, è un quartiere neutro sotto quel punto di vista. Ma io non mi sento un monteverdino. Al di là di una piccola parentesi a Talenti, ho vissuto sempre a Roma nord, tra Balduina e Trieste-Salario. E ho fatto il liceo classico a Prati. La centralità delle mie amicizie è tutta a Roma nord".

Vietnam praticamente...
"Pietro Castellitto sicuramente ha detto quella cosa all'interno di un discorso più ampio, ma ormai tutti pensano abbia detto solo quella e in quel modo. A me certo fa ridere un'uscita del genere e diventa spunto di satira, come ho fatto, soprattutto perché conosco Roma nord, con tutti i vezzi e le criticità. Comunque Castellitto non lo critico per quello che ha detto, anzi lo ringrazio perché m'ha fatto fa' qualcosa oltre al Covid, per una volta".

Con Roma sud come sei messo?
"Ho frequentato tutti i quartieri. Ho carissimi amici del Prenestino, venivano all'università con me alla Sapienza, ci ho passato serate divertentissime in quel quartiere. Mi sono sempre trovato bene in tutti i contesti. Quel che conta sono le persone e come ti ci trovi, non la collocazione geografica. Ho avuto anche frequentazioni e fidanzate a Roma sud, Torrino e dintorni. Poi se ti devo dire la verità, non è che proprio mi faccia impazzire la fauna di Roma nord".

Cioè?
"Come in ogni quartiere, più che intere categorie, ci sono le persone. Però diciamo che di Roma nord non amo molto la plastica (non quella che si ammucchia sui cassonetti)".

Quanti spunti ti dà Roma?
"Parecchi. Non c'è un posto in particolare, ma ovunque mi capita di fermarmi. Può succedere alla posta, simposio di luoghi comuni e malcontento popolare, oppure al ristorante, dove la gente chiacchiera molto. Sono uno che osserva. Ascolto molto. Traggo ispirazione da quello che succede intorno, ma anche dai comportamenti e dalle espressioni linguistiche tipiche delle persone. E' così che nasce lo stereotipo. Con Osho ho iniziato a tirare fuori cose che uno dice senza neanche rendersene conto. Le persone ci si riconoscono ed è quella la chiave del successo".

La Raggi ti ha dato parecchie soddisfazioni nei 5 anni in cui è stata sindaca...
"Sicuramente. Al di là di quello che ha fatto o non ha fatto, era un bersaglio continuo dei media e questo aiutava a trovare spunti di satira. Adesso c'è Gualtieri, ma siamo ai primi mesi. Se farà meglio o peggio si vedrà nel corso del tempo. C'è da dire però che il contrasto politico non emerge come emergeva prima. E' tutto troppo focalizzato sul Covid".

Gualtieri promette bene?
"Promette benissimo. Sicuramente perché il Pd è un partito che ha al suo interno un sacco di correnti, e poi verrà criticato anche lui perché Roma è una città difficilissima da governare. Roma continuerà ad allagarsi, la spazzatura continuerà ad esserci. Gli spunti per me saranno sempre gli stessi. Il problema è che queste problematiche non emergeranno come emergevano prima, perché il bersaglio Raggi era più facile. Da come parlo posso sembrare un 5 stelle. Assolutamente no. Però va riconosciuto che la spazzatura ancora si vede in giro, l'albero di Natale non è niente di che e se lo avesse fatto la Raggi gliene avrebbero dette di tutti i colori".

Perché era un bersaglio così facile?
"Un po' sicuramente perché è donna. Sono convinto di questo. Un po' anche perché non aveva un passato politico. Gli errori li ha fatti eh, per carità, non erano solo attacchi pretestuosi. Secondo me si sbaglia sempre durante le campagne elettorali a far credere a tutti che arriva la bacchetta magica e i problemi si risolvono. Come quando lei prendeva in giro Marino per gli allagamenti, alla fine le è successa la stessa cosa. Bisogna essere più prudenti".

A Roma è sempre meglio non sputare in aria.
"Esatto. Io dico sempre 'non tirare le pietre alla casa del vicino se la tua è de vetro'".

Sempre meglio anche scherzarci su?
"Beh sì, questa è la nostra caratteristica. Noi romani vediamo un sacco di problemi intorno a noi ma poi abbiamo quell'atteggiamento un po' scanzonato che ci fa trovare lo spunto per farci una battuta e riderci su. E magari girare lo sguardo dall'altra parte. Anche perché la causa di tante problematiche che ci sono a Roma è proprio il nostro modo di essere, non solo la politica. Ecco perché forse alla fine non ci avveleniamo più di tanto, perché ci rendiamo conto che in fondo in fondo le problematiche sono imputabili a noi stessi".

I romani sono più cazzari o rosiconi?
"Più cazzari. Ne conosco pochi di romani rosiconi".

E chi rosica di più, i romanisti o i laziali?
"I laziali hanno poco da rosicare. Vengono da anni in cui i successi ci sono stati, invece per i romanisti è il dodicesimo anno senza trofei. In una situazione del genere chi rosica di più è chi non vince da anni. Questo è un fatto oggettivo".

I laziali ai romanisti Totti glielo invidiano?
"Credo di sì. Totti è uno di quei giocatori che ogni squadra avrebbe voluto. Ovvio che dopo aver giocato nella Roma per così tanti anni, pure se me lo avessero regalato e non fosse stato in formissima, mai lo avrei voluto. Però è stato una bandiera. Lo stesso vale per De Rossi. Sono quei giocatori simbolo di una squadra e ogni tifoseria vorrebbe avere un simbolo della propria città. Noi adesso abbiamo Immobile, che non è di Roma, va bene, ma è forte ed è un onore averlo in squadra".

Per strada ti chiamano Federico oppure Osho?
"Ormai Osho".

Ti riconoscono?
"Sì, capita. L'altro giorno avevo ordinato la cena e la rider mi ha riconosciuto. Ci ho ripensato quando è andata via perché non le ho dato la mancia e ho detto 'ecco, questa mo me mette dentro la lista nero e me sputtana a breve".

Dove abiti?
"Al Flaminio, ma da poco. Fino a tre anni fa ho abitato al Trieste-Salario, il quartiere dove vivevano anche i miei nonni. L'ho frequentato per una vita e resta il mio quartiere di riferimento. Il Flaminio comunque mi piace, non sei proprio a Roma nord piena, quella del Fleming, sei più vicino al centro. Poi è il quartiere della lazialità. E obiettivamente è bello. Io sono al ridosso del Lungotevere, la mattina c'è il sole che lo squarcia in lungo e in largo, è meraviglioso".

A Milano la satira ti sarebbe venuta altrettanto bene?
"Credo di no. Ci sono delle realtà milanesi importanti, ma non è la stessa cosa. Ti faccio un esempio. Il milanese imbruttito sicuramente è un fenomeno di successo a Milano, ma non credo sia così facilmente esportabile in altre regioni. Il romanesco, ma questo anche cinematograficamente parlando, ha una dimensione più nazionale. E' anche più comprensibile. A Milano avrei creato qualcosa che funzionava sul territorio ma magari restava lì".

Da Roma te ne andresti mai?
"Lo dico tante volte ma poi mi rendo conto che mi troverei come un pesce fuor d'acqua in un'altra città. Sai quante volte dico 'basta, me ne vojo andà'? Ma dopo due giorni da un'altra parte mi sento spaesato".

Il luogo del cuore?
"Trieste-Salario, le strade e le piazze di quel quartiere. Il mio. Ci ho passato gli anni più belli ed è sempre stato il filo conduttore della mia vita. Ai miei tempi non esistevano Playstation e Wii e ricordo che andavo spesso in una sala giochi a Corso Trieste, che oggi non c'è più. Non c'è più neanche la casa dove abitavo, ma è mia intenzione tornarci a vivere prima o poi. Quella è la mia comfort zone".

Il vero Osho apre Roma Today e legge questa intervista. Che dice?
"Mo' la condivido subbito. Con due b".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Roma di Federico Palmaroli (Osho)

RomaToday è in caricamento