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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

La Roma di Carlo Calenda

Politico e dirigente d'azienda, si è candidato a sindaco della Capitale. Nato e cresciuto nel quartiere Africano, oggi vive vicino Fontana di Trevi e gira rigorosamente a piedi o con il suo vecchio motorino

Carlo Calenda è uno che fa "sul serio", come lo slogan della campagna elettorale per la sua candidatura a sindaco di Roma. Prima di tutto nella vita. Figlio dello scrittore Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini, la sua famiglia lo ha "tenuto al guinzaglio" finché non è diventato papà a 16 anni, ha lasciato Borgo Pio, dove si erano appena trasferiti dal quartiere Africano, ed è andato a vivere "a Via del Prato della Signora, sulla Salaria, in uno di quei palazzoni alti che stanno un po' prima di dove una volta c'era Samocar". In quel periodo nasce la sua passione per la politica, al liceo Mamiani, dove ha perso un anno quando è nata la prima figlia. Ne ha avuti altri tre dall'attuale moglie, Violante Guidotti Bentivoglio, con cui si è fidanzato a 18 anni. Le fughe d'amore all'Aventino con la Mini Morris, oggi sostituita da un motorino "rattoppato, così non lo rubano", il primo bacio a Villa Ada, la carbonara da Fiammetta, la sua trattoria preferita, anche se i pranzi più indimenticabili restano quelli con il padre al Grottino del laziale "con i poster delle donne seminude attaccati alle pareti che provocavano turbamenti", ma soprattutto la voglia di far ricredere i romani su quel "tanto non se riesce a fa niente" così radicato. "Questo è il grande nemico, molto più degli altri candidati delle elezioni".

"Roma, sul serio" è lo slogan della sua campagna elettorale. Finora, con le ultime amministrazioni, è stato "per finta"?
"Non è stato per finta, non è stato fatto. I risultati non ci sono e non solo perché non c'erano i progetti e i programmi, ma anche perché quando sono andati a governare senza ricambiare la classe dirigente dell'assemblea capitolina non sono riusciti a fare niente. Questo vale per la destra, per la sinistra e per i cinque stelle".

Da romano si candida a governare questa città. Può dire di conoscerne bene tutte le zone?
"Posso dire che ho iniziato un lavoro di conoscenza profonda di questa città. Lo dico spesso, Roma solo il sindaco può conoscerla davvero bene perché è molto poco uniforme, anche all'interno della stessa zona. E' molto complessa ed è un lavoro che sto facendo, per questo sono partito così presto".

Lei è un figlio di Roma nord...
"Io sono nato a Via Piccinni, nel quartiere Africano. E' la strada che costeggia Via di Villa Chigi. Ho vissuto lì fino a quando avevo 12 anni, poi mi sono trasferito a Borgo Pio, Piazza Amerigo Capponi".

Dove andava a scuola?
"Le elementari le ho fatte alla Santa Maria Goretti, alle medie andavo alla scuola sperimentale di Villa Ada. Entrambe erano scuole Montessori statali. Il liceo invece l'ho fatto al Mamiani, dove sono stato bocciato un anno".

L'ha mai fatta un'occupazione al Mamiani?
"Avoja".

Era rappresentante d'istituto?
"No no, macché. Ero in una fase della mia vita piuttosto complessa. Ho avuto una figlia a 16 anni ed era un periodo movimentato, diciamo così".

E quando usciva, da ragazzo, che posti frequentava?
"Ho iniziato a uscire al ginnasio. Vengo da una famiglia che mi ha tenuto abbastanza al guinzaglio, ho fatto pure troppo poco, visti i risultati. La mia comitiva era al liceo ed era prettamente politica. In quel periodo ero iscritto alla FGCI, il Mamiani era molto politicizzato. Girava tutto intorno alla scuola. Non andavo, come altri coetanei, a piazza Giochi Delfici, piazza Euclide, no. Mai fatto".

E' nata in quegli anni quindi la sua passione per la politica?
"Sì, poi l'ho lasciata quando è nata mia figlia. Mi sono occupato della bambina e dopo ho recuperato l'anno che avevo perso. Mi sono messo in carreggiata, mi sono iscritto all'università. Quando è nata mia figlia la mia vita giovanile è un po' finita".

In quale ospedale è nata?
"E' nata in una clinica sulla Flaminia. Che emozione quel giorno".

Un padre giovanissimo...
"Come mia madre. Mia madre mi ha avuto a 19 anni ed è diventata nonna a 35. Il giorno in cui è nata mia figlia stava cercando di raggiungerci in clinica ma non trovava un taxi. Ha fermato una signora e le ha chiesto un passaggio, dicendo appunto che era appena nata la nipote. Questa donna era convinta che fosse la figlia di sua sorella, quando invece le ha spiegato che era diventata nonna ha pensato fosse matta e l'ha fatta scendere dalla macchina".

Poi ha avuto altri tre figli. Da papà, una città come Roma la spaventa?
"No. Roma non è una città pericolosa, è una città molto difficile e disorganizzata. Mia figlia grande ha 31 anni, vive a Parigi e io sono più spaventato al pensiero che lei prende la metro lì. Roma però è un dramma per i figli piccoli. Dovremmo avere mille aree giochi in più per arrivare al livello di Milano. Non siamo una città facile per nessuno, ma in particolare per chi ha dei bambini".

Da uomo, invece, Roma quante volte l'ha aiutata a "faje dì de sì"?
"Non sono la persona più adatta per rispondere a questa domanda. Ho avuto una figlia a 16 anni, a 18 mi sono messo con la mia attuale moglie, con cui sto da trent'anni".

Non era uno che andava in giro a rimorchiare...
"Ho rimorchiato una sola volta e m'è andata bene".

E qual è il posto che ha fatto da cornice all'amore con sua moglie?
"Da ragazzi scappavamo sull'Aventino. Lei scendeva la sera, aveva dei genitori ancora più restrittivi dei miei, e andavamo all'Aventino per stare insieme. Con la mia Mini Morris".

Invece il suo angolo del cuore?
"Per me sono sempre state le ville. Da ragazzino Villa Ada, ci passavo le ore a giocare a pallone con gli amici. Oggi è Villa Borghese. Ma Roma ha sempre degli angoli che ti stupiscono. Ad esempio, io lavoro vicino al Portico di Ottavia e se fai una passeggiata lì è spettacolare. E' una città che ha tanta grande bellezza, talmente tanta che certe volte ci dà uno spaesamento".

Il primo bacio davanti a quale panorama?
"A Villa Ada. Il primo amore".

La mamma della sua prima figlia?
"No, prima. Ma non lo diciamo troppo se no la mamma di mia figlia mi gonfia. Il primo amore è stato una mia compagna di scuola, sia alle elementari che alle medie. L'ho dato a lei il primo bacio".

Torniamo ai quartieri della sua vita. Africano, Borgo Pio, poi?
"A Borgo Pio in realtà ci sono stato poco. Sono arrivato che avevo 12 anni, ma a 16 quando è nata mia figlia sono andato ad abitare a Via del Prato della Signora, sulla Salaria, in uno di quei palazzoni alti che stanno un po' prima di dove una volta c'era Samocar".

Se invece le dico Roma sud oppure est?
"La mia vita si è svolta in questi quartieri qui. Ovviamente ho frequentato anche periferie ma della parte nord. Quando andavo alle medie, ad esempio, avevo molti amici di Fidene".

Oggi dove abita?
"Vicino piazza Barberini".

Che rapporto ha con il suo quartiere?
"La bellezza del centro è che lo giri a piedi. Quello che mi dispiace, però, è che si è spopolato. Negli ultimi 5 anni il 35% dei romani ha abbandonato il centro, è un disastro di proporzioni cosmiche. Non è stata fatta una regolamentazione sui B&B, e poi il centro è diventato talmente invivibile che la gente se n'è andata. Dove sono io, a via Rasella, vicino Fontana di Trevi, ormai sono tutti bed and breakfast".

Lei quindi si sposta a piedi?
"Io non giro in macchina a Roma. Ho un fantastico motorino Liberty 125. Lo comprai nel 2004, ha la sua età, ma così non me lo rubano. Non lo cambio, lo rattoppo e giro con quello, oppure in taxi. Ho usato tanto con mia moglie il car sharing, a piazza Barberini c'è una fermata, ma è molto costoso".

Funziona?
"Funziona bene ma è costosissimo".

Prima ha parlato della sua famiglia. Rigida, ma con il cinema nel sangue. Sua madre è una regista, lo è stato anche suo nonno. Per lei da bambino si è prospettata una carriera da attore...
"Ho fatto il protagonista di 'Cuore', lo sceneggiato di mio nonno. Ho girato per 6 mesi a Cinecittà. Un mondo incredibile, quella era la Cinecittà del grande cinema. Avevano ricostruito la Torino dei primi del '900, una produzione che oggi è impensabile, soprattutto per la televisione. Ero innamoratissimo di Giuliana De Sio, una delle attrici, e non dimenticherò mai l'ultima scena che ho girato con Edoardo De Filippo, prima che morisse".

Roma o Lazio?
"Roma. Tifavo da piccolo, infatti so ancora la formazione dello scudetto del 1983, poi ho smesso. L'anno in cui ho ripreso è stato quello dello scudetto del 2001. Lavoravo in Ferrari e accanto a me lavorava Lapo Elkann, sfegatato juventino. Allora per reazione ed incazzatura ho ricominciato a tifare e sono pure andato allo stadio, a Torino, a vedere Juve-Roma. La Roma pareggiò alla fine e io mi sbracciai come un matto".

Carbonara o cacio e pepe?
"Ma m'hai visto come sto messo? Magari! Adesso sto a insalata avocado e tonno"

A stecchetto...
"Sì, ma comunque tutta la vita carbonara"

Ce l'ha una trattoria preferita?
"Fiammetta. Sta a Piazza Fiammetta, vicino Largo Zanardelli. E' molto buona. Da ragazzino invece mi ricordo una taverna vicino ai Parioli, mi ci portava mio padre la domenica, non costava niente. Si chiamava Il grottino del laziale. Mi creava dei grandi turbamenti perché attaccate alle pareti c'erano i poster di donne seminude".

Il grottino del laziale. Andava nella tana del lupo, anzi, dell'aquila...
"In realtà un laziale ce l'ho in famiglia. Mio fratello è lazialissimo perché è andato a scuola da suor Paola e me l'ha plagiato. Mi scrive sfottò su Twitter con un profilo finto, e io a volte rispondo sempre con cose inappropriate sui laziali".

In questa campagna elettorale cosa sta scoprendo di Roma che prima non conosceva?
"Intanto la vastità e la quantità di area verde. Per area verde non intendo i giardini o i parchi. Roma è per un terzo non costruita ed è una dimensione impressionante. Non c'è un'altra città in Europa così. L'altra cosa è che la periferia spesso costruisce una rete di comunità da piccolo paese. Questo avviene soprattutto nelle periferie storiche, c'è uno spirito di appartenenza fortissimo. Lo avevo visto già a Fidene, anche se l'architettura di inizio anni '80 l'ha un po' distrutta quella cosa lì, ma penso anche a San Basilio, il Trullo, il Tufello".

E dei romani cosa sta capendo?
"I romani li conosco bene da sempre. Quello che più mi preoccupa è il concetto diffuso che tanto Roma nessuno la può governare. Questa è la cosa che mi preoccupa di più ed è molto radicata. 'Tanto non se riesce a fa niente'. E' l'inizio della morte di una città quella. Quando pensi che una cosa non è fattibile non accade. Io allora rispondo sempre 'buttamose dal ponte'. Che vogliamo fare? Deponiamo le armi? Questo è il grande nemico, molto più degli altri candidati delle elezioni".

Chi è stato secondo lei il miglior sindaco di Roma?
"Posso parlare dei sindaci che ho vissuto in età più adulta, senza andare indietro a Nathan o Petroselli. Rutelli secondo me. Il primo Rutelli in particolare".

La giornata o la notte più bella trascorsa a Roma?
"Ne ho trascorse talmente tante. Forse tra tutte le serate all'Aventino con mia moglie. Quello è stato anche il cemento per le difficoltà che in trent'anni di matrimonio ci sono state".

Anche la proposta di matrimonio gliel'ha fatta all'Aventino?
"La proposta di matrimonio è una storia pazzesca".

Cioè?
"Io lavoravo alla Ferrari e mia moglie voleva venire a vivere con me senza sposarsi, per vedere come funzionavano le cose. Mi disse 'vieni a spiegarlo a mia madre', perché era piuttosto severa. Andai e le spiegai il senso della convivenza. La madre stava in silenzio. Poi le ho detto: 'Ovviamente vorremmo sposarci'. A quel punto la madre mi fa: 'Quando?'. Sono uscito da casa loro con la chiesa prenotata".

Quale chiesa?
"Mi sono sposato in una cappella di Torrimpietra. Era il 14 luglio, faceva un caldo. Un caldo non umano. Mia madre, preoccupatissima che io sudassi, siccome fa la regista, mi diede un rimedio che di solito si dà agli attori quando girano scene al caldo. Ti cospargi questo prodotto sul viso, ti ghiaccia la pelle e non sudi. Mi cosparge di questa cosa qua. Dopo di che si rompe l'organo, per cui io resto in chiesa altri 40 minuti. Quello che non mi disse mia madre è che quando finiva l'effetto sudavi per ore. La prima cosa che mi ha detto mia moglie arrivata all'altare è stata 'ma come sei ridotto?'. Ho le foto mie, fuori dalla chiesa, col riso incollato in faccia per quanto ero sudato. Non abbiamo una foto buona del matrimonio".

Carlo Calenda viene eletto sindaco di Roma. Dove va a festeggiare quella notte?
"Se penso a quella notte prima di tutto mi vengono gli incubi e secondo la mattina dopo vado in ufficio. Non ce l'ho questa cosa di festeggiare. Sarei molto contento di vincere, ma non credo che diventare sindaco di Roma è la vera sfida. Credo che fare il sindaco di Roma è la vera sfida".


La Roma di... è la rubrica settimanale con cui RomaToday vuole fotografare il rapporto di personaggi famosi con la città eterna. Roma ti segna anche se non sei romano e non solo per la sua bellezza da cartolina. L'appartenenza ad un quartiere, il rapporto con i suoi punti strategici e i personaggi, i luoghi del cuore: questo e tanto altro chiederemo ai personaggi che andremo a intervistare

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