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Cultura

La Roma di Angela Melillo

Attrice e showgirl, vive al Fleming ma nel dna c'è Roma sud

Non chiamatela pariolina. Angela Melillo da anni vive al Fleming, ma è nata e cresciuta a Roma sud, tra Garbatella e Laurentina, quando "si viveva nel quartiere" e "c'erano i vicini o il portiere che ti davano un'occhiata se giocavi sotto casa". E' in quegli anni che cresce la sua passione per la danza e i genitori con sacrificio la iscrivono all'accademia nazionale, all'Aventino, "tre autobus per arrivare e tre per ritornare a casa", perché la mamma non guidava. I primi saggi all'Orione e altri teatri di quartiere, fino al debutto, negli anni '90, allo storico Bagaglino, "insostituibile". Innamorata di Roma, ama girarla tutta, dal Trullo a Monti, ma il suo posto del cuore è Casina Valadier, con i suoi viali e i suoi affacci, dove ama passeggiare con il compagno Cesare San Mauro, "un'enciclopedia vivente" per lei e la figlia Mia.

Sei appena tornata dall'Isola dei Famosi. Tre mesi in Honduras fra convivenza forzata e prove fisiche durissime. Che esperienza è stata?
"Unica sicuramente. Un'esperienza indimenticabile, forte, a tratti piacevole ma anche molto dolorosa. Non è esattamente solo quello che si vede, ma molto di più. Spesso mi chiedono 'ma è tutto vero?', io rispondo sempre 'di più'".

Qual è stata la prima cosa che hai fatto quando sei rientrata a Roma?
"Per tornare a Roma ho preso quattro aerei. Sono arrivata di notte, ero distrutta. La prima cosa che ho fatto è stata chiamare il mio fidanzato Cesare e mia figlia, anche se erano le 3 del mattino. E subito dopo una doccia che sarà durata almeno mezzora. Lì ti lavi con l'acqua del mare".  

Niente abbuffate di cibo?
"Sì, ma a casa. Non sono ancora andata a mangiare fuori. Domenica però è il mio compleanno e il mio compagno ha già prenotato sulla terrazza di un ristorante da dove si vede tutta Roma, proprio perché l'adoro. Ma non so quale".

Ti è mancata la tua città?
"Moltissimo. Io sono attaccatissima a Roma. Dalle persone che ho qui alle strade, le vie, il profumo. Non la cambierei con nessun'altra città, è famiglia. Quando sono tornata dall'Isola ho dovuto fare 10 giorni di quarantena, poi sono uscita subito. Sono andata in centro, a riassaporare questa atmosfera unica. L'Honduras è un posto meraviglioso, ma la storia di Roma, i nostri monumenti, tutto quello che abbiamo qui non è paragonabile a niente".

Neanche a Milano, dove hai vissuto?
"Assolutamente. A Milano sono stata per lavoro, qualche anno, ma appena possibile tornavo a Roma. Facevo quasi la pendolare perché mi mancava troppo la mia città, soprattutto la gente. Il carattere dei romani non si batte, hanno un modo di accoglierti che a Milano se lo sognano".

Hanno una marcia in più?
"Sotto un certo punto di vista sì. Noi romani accogliamo e trattiamo le persone in maniera più amichevole. E non è neanche vero quello che mi dicevano sempre a Milano, cioè che a Roma prima delle 10 di mattina nessuno lavorava, che tutti se la prendono con calma. Non è assolutamente così".

Dove abiti?
"A Corso Francia".

Hai sempre vissuto lì?
"No. Ho vissuto ovunque. Da piccola a Garbatella, poi con mamma e papà ci siamo trasferiti a Eur-Laurentina, ma sono stata anche sull'Aurelia".

Allora non sei di Roma nord...
"No. Io vengo da una famiglia umile e conosco tante realtà e quartieri, di Roma nord come di Roma sud o est. E sono anche fiera".

Cioè?
"Secondo me è importante avere contatti con tutti i tipi di persone e conoscere anche la strada".

Quindi, l'infanzia a Garbatella e l'adolescenza a Laurentina.
"Sì e sono contenta. Si viveva nel quartiere, dove era anche tutto più controllato. C'erano i vicini o il portiere che ti davano un'occhiata se giocavi sotto casa. Io ho vissuto così, con mia madre che si affacciava dal balcone e mi chiamava 'Angelaaaaaa'. Da piccola giocavo a campana per strada, con Orietta e Rossella, oppure andavamo al parchetto, portavamo un lenzuolo e facevamo merenda. E andavo nella parrocchia di Santa Galla, sull'Ostiense, dove ho fatto la comunione. Non sapevo neanche che fosse Villa Borghese da ragazzina, al massimo andavo con papà a prendere le caldarroste a piazza di Spagna la domenica".

In quegli anni è nata la tua passione per la danza...
"Sì, mamma mi portava all'accademia. Prendevamo tre autobus per arrivare all'Aventino e tre per tornare a casa. Mia madre non guidava".

Te li ricordi i primi saggi?
"Al Teatro Orione e in altri teatri di quartiere. Adesso li avranno pure chiusi".

Dal Teatro Orione al Bagaglino. Che Roma era quella?
"Purtroppo una Roma che non c'è più. Una città più tranquilla, meno trafficata e confusionaria. C'era più rispetto. Una Roma familiare. Col vigile ci scambiavi due battute e ti ci andavi pure a prendere il caffè al bar, l'edicolante ti metteva da parte i giornali. Ora in edicola magari nemmeno ci vai. Tante cose sono cambiate, è anche normale, però a me un po' manca la Roma di anni fa. Più vicina alla persona. Più umana".  

Ti manca anche il Bagaglino?
"Che bel periodo quello. Finito lo spettacolo andavamo sempre a mangiare insieme, con Oreste Lionello e tutto il gruppo, nei ristorantini vicino al teatro, aperti fino a tardi. Facevamo notte fonda. Ho dei ricordi bellissimi".

Manca un posto del genere oggi a Roma?
"Secondo me sì, ma il Bagaglino era unico e non credo sia sostituibile".

Quando esci la sera dove vai?
"E chi esce ultimamente? Tra il Covid e l'Isola non esco di sera da una vita. Diciamo che nella vita normale mi piace andare a teatro, a vedere gli spettacoli al Sistina, qualche musical al Brancaccio. A cena invece dove capita, ma soprattutto dove si mangia bene".

Tra poco inizierà a uscire anche tua figlia, ti preoccupa?
"Un po' sì, ti dico la verità. Già quando esce adesso a farsi una passeggiata la seguo eh. Do' va? Le scrivo sul telefonino, mi faccio dire dove sta, poi mi presento e dico che passavo da quelle parti. Che poi al massimo va a prendersi un gelato, sempre nel quartiere".

Al Fleming giri spesso?
"Sì, per mia figlia, ma sono spesso anche ai Parioli, dove abita il mio fidanzato. Io giro molto, non mi piace soffermarmi in un unico quartiere, fermarmi a dove vivo. Se devo andà al Trullo vado volentieri, mica mi spavento. Anzi".

Hai amici al Trullo?
"Qualcuno conosco. Te l'ho detto, giro. Amo tanto anche il rione Monti, ci sono diversi locali carini".

Il tuo posto del cuore?
"Casina Valadier e tutti quei viali e quegli affacci intorno. Per me lì è strepitoso".

Hai qualche ricordo particolare?
"Le passeggiate con Cesare. Ci piace molto. Lui poi ha una cultura immensa, mi ha portato ovunque. Giriamo sempre quando possiamo e io ho l'enciclopedia vivente accanto che mi spiega qualsiasi cosa, qualsiasi monumento e cenno storico. A me e mia figlia".

Da romana, come tutti i romani, c'è qualcosa che non conosci di questa città? E dove ancora non sei stata con Cesare...
"C'è più di qualcosa. Pensa che non sono mai entrata al Colosseo. Cesare infatti dice che non è possibile".

Cosa ti rende orgogliosa di essere romana?
"Aver avuto la fortuna di essere nata qui. La cosa più semplice, ma più bella".

Ho dimenticato di chiederti se tifi Roma o Lazio...
"Roma, certo. A volte vado anche allo stadio, Cesare ha l'abbonamento. Sono due volte che andiamo a vedere l'Italia e vince 3 a 0, questo vuol dire che so' rovinata perché mi ci porterà sempre".

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