La Roma di Alessandro Tersigni
Attore, è tra i protagonisti più amati del Paradiso delle Signore. Nato e cresciuto a Trastevere, oggi vive al Nomentano. E l'ultima domanda ce la fa lui. "Esce anche sull'App di Roma Today? La leggo sempre"
Da sei anni nei panni di un milanese - Vittorio Conti, tra i personaggi storici del Paradiso delle Signore - Alessandro Tersigni è nato e cresciuto nel cuore di Roma. Trasteverino doc, ha raggiunto la popolarità nel 2007 partecipando al Grande Fratello per poi iniziare una brillante carriera da attore, protagonista di fiction cult come 'I Cesaroni', 'Un medico in famiglia', 'Le tre rose di Eva', fino alla fortunata soap di Rai 1 ambientata negli anni '60. "Romanissimissimo", così si definisce, per un anno ha vissuto a Milano dove "per carità di Dio". L'infanzia e l'adolescenza tra Santa Maria e San Cosimato, "il gelato da Marcellino a 500 lire", la Festa de Noantri, le dichiarazioni d'amore sotto al Ganicolo e una Roma che "finiva a Porta Pia". Da tredici anni vive al Nomentano con la moglie - la ballerina Maria Stefania Di Renzo - e il figlio Filippo ed è facile incontrarlo in giro per il quartiere, "al mercato, alle Valli", dove ama fare spesa, oppure sulla ciclabile pedalando "fino a Villa Ada".
Protagonista del Paradiso delle Signore fin dalla prima stagione, nel 2015, quando andava in onda in prima serata. Quanto sei legato a Vittorio, il tuo personaggio?
"Tantissimo. Se metto in conto anche l'anno prossimo, sono quattro daily e due serali che sono quel set. Io e Vittorio siamo cresciuti insieme. Mi ha dato grandi soddisfazioni e reso la vita più semplice. E' un personaggio che vorrei interpretare anche nella vita reale, in questo periodo storico, un uomo all'avanguardia. Chissà cosa si sarebbe inventato adesso. Un uomo positivo, ottimista, che guarda sempre al futuro".
Siete simili?
"Molto. Io come lui sono sempre abbastanza allegro e spensierato, non porto mai rancore".
Lui però è milanese, tu romanissimo...
"Romanissimissimo. Sono nato a Trastevere, nel '79. Ho vissuto gli anni '80 e '90 nel rione".
Dove?
"A via San Cosimato, davanti al Vicariato, al numero 13, dove adesso c'è la targa che ricorda che di fronte a quel palazzo aveva una casa Alberto Sordi. Ci viveva da bambino".
Che Trastevere era?
"Una Trastevere bellissima, ci conoscevamo tutti quanti. I bambini uscivano e andavano a giocare in piazzetta senza genitori, era un posto sicuro. Adesso è un porto di mare. Mi sembra Mykonos senza mare, baldoria fino alle 5 di mattina, gente che fa pipì attaccata ai portoni".
Un altro quartiere rispetto a quello che hai vissuto tu da ragazzino...
"Assolutamente. Che bei ricordi. Andavo a scuola dalle suore a piazza Mastai, mia madre mi accompagnava a piedi. Il pomeriggio si andava a giocare a pallone a Santa Maria e San Cosimato. C'era la cartoleria dove compravamo le caramelle, poi il gelato da Marcellino, che mi dava il cono a 500 lire con la panna sotto".
Ci torni spesso?
"Ultimamente non tanto. Trastevere è bella dalle sei di mattina alle sei di sera, dopo si trasforma. Ci torno quando vado a trovare qualche amico o parente. Qualche vecchio trasteverino è rimasto".
Trasteverini. Sembra quasi che parli di un'altra città...
"Sono zone particolari, come Garbatella, Testaccio, Campo de' Fiori di una volta. Dal quartiere si usciva poco. Da ragazzino mi ricordo che uscire da Trastevere era un evento storico. Una volta andai a vedere un motorino a Conca d'Oro, per me era fuori città. Per me Roma finiva a Porta Pia. Eravamo un po' ghettizzati lì, uscire dal quartiere era come fare un viaggio".
Adesso dove abiti?
"Al Nomentano, con mia moglie e mio figlio. Sto qui da 13 anni e mi trovo benissimo. Conosco tutti, dal fornaio al macellaio, vado spesso a fare spesa al mercato, alle Valli. Per me è importante vivere il quartiere, con mio figlio e mia moglie facciamo spesso delle lunghe passeggiate sulla ciclabile, fino a Villa Ada".
Da Trastevere al Nomentano?
"No, da Trastevere sono passato a viale Marconi, poi Villa Bonelli. Per un anno ho vissuto a Milano e per carità di Dio, sono tornato a Roma perché mi mancava proprio il calore".
Sei scappato?
"Il romano per antonomasia è abituato ad altre cose. Qui vai dal fornaio una volta, ci torni la seconda, la terza ti fa la battuta, alla quarta ci diventi amico. Noi siamo così. Lì invece 'Salve, un etto di prosciutto', mi davano un etto di prosciutto e basta, fine. L'unica persona con cui ho fatto amicizia a Milano è stato un barista calabrese. A Milano si sta bene, è piccola, è tutto organizzato, però io Roma non la cambierei con niente al mondo".
C'era qualcosa che ti faceva sentire ancora più romano a Milano?
"A parte il famoso treno per Roma? Che poi negli anni è diventato aereo. A parte quello, a Milano non c'è niente che ti fa sentire a Roma. Romano sì. Il milanese cammina con la testa dritta, il romano con la testa alta. Noi guardiamo il cielo, le stelle, non ci pensiamo due volte a chiedere, a buttarci. Il romano è romano".
Non invidi nulla a Milano?
"L'organizzazione, ma è anche vero che Milano sono tre zone di Roma. Io l'ho sempre detto, a Roma ci vorrebbero 4 sindaci. E' troppo grande, ingovernabile. Arriviamo dal mare alla montagna".
Te la ricordi la dichiarazione fatta alla prima fidanzata?
"Noi trasteverini le dichiarazioni d'amore le facciamo in un posto solo, sotto al Gianicolo, a 'o Roma o morte' (la scritta alla base della statua di Giuseppe Garibaldi, ndr)".
Impossibile dire di no...
"E come facevi? Troppo romantico. Neanche ti guardavano in faccia (ride, ndr)".
E a tua moglie dove l'hai fatta?
"Al mare, una notte d'estate, ma non eravamo a Roma. Lei mi disse: 'Sì, quando?'. Le risposi: 'Un attimo, il tempo di organizzare', poi è partita 5 anni per Marsiglia, a lavorare, quindi meno male che mi ha detto di sì".
Vi siete sposati a Roma?
"A Trastevere, a Sant'Agata, una chiesetta piccolina dove c'è la Madonna del Carmine. Noi siamo molto legati a questa tradizione di Trastevere, mio padre è portatore della Madonna alla Festa de Noantri e abbiamo deciso di sposarci lì".
La popolarità è arrivata nel 2007 con il Grande Fratello, poi è iniziata la tua carriera come attore, ma prima eri un vigile del fuoco.
"In realtà ero un discontinuo. Ho fatto il corso a Capannelle, due mesi, e dopo operavo a via Genova".
L'intervento più indimenticabile?
"Ce ne sono due. Uno quando si scontrarono le metro alla stazione di piazza Vittorio: eravamo in servizio ma noi non eravamo espertissimi e ci davano i feriti meno gravi da accompagnare negli ospedali o a casa. Quella giornata fu terrificante. L'altro invece fa ridere. Io andavo al lavoro con la divisa, un giorno tornando a casa, a Termini, ero preso dalla musica che stavo ascoltando nelle cuffiette e improvvisamente mi rendo conto che nel vagone ero rimasto da solo, stavano tutti lontani da me e mi guardavano. Non capivo cosa stesse succedendo, poi mi giro e vedo il fumo uscire dai binari. Le persone continuavano a guardarmi perché avevo la divisa e si aspettavano facessi qualcosa. Ero terrorizzato. Momento di panico, sudavo freddo, alla fine sono salito, ho preso l'estintore e avvisato di chiamare rinforzi. Sono tornato giù e ho spento questo fuocherello".
Eroe per caso...
"E' stato divertente, è pure partito un applauso".
Trattoria o ristorante?
"Trattoria, osteria, ristorante, pizzeria, basta che si mangia bene. Vado spesso vicino casa, all'Osteria da Francesco. Lui si sveglia tutte le mattine, va a comprare il pesce al mare e lo porta al ristorante. Un genio".
Ti piace la cucina romana?
"Quando ero ragazzino ho lavorato in un'osteria. Ho assaggiato tutto ciò che riguarda Roma, antica e moderna, però una cena tipica romana è impegnativa, soprattutto per lo stomaco. Lavoravo in questa osteria che ora non c'è più, a piazza Meucci. Lì ho provato piatti di cui non conoscevo neanche l'esistenza, tipo gli schienali fritti dorati. Ho mangiato praticamente tutto, dalla tiroide alla spina dorsale fino ai nervi dei muscoli, persino il riso con le rane che non sapevo fosse un piatto tipico romano".
La colazione di Alessandro Tersigni invece?
"Caffè, cornetto di riso e spremuta da Luperini. Più tardi invece tramezzino. Fanno quelli col pan brioche che sono incredibili. Se arrivi a mezzogiorno sono già finiti".
Qual è il posto di Roma che ti piace di più?
"San Saba. Da ragazzo ci andavo spesso a giocare a pallone, in una parrocchia. Ecco, San Saba è un'altra zona popolare che ricorda un po' la Trastevere di una volta. Adesso si è inglobata all'Aventino, le case costano tantissimo, ma prima erano due cose diverse e le famiglie ci vivevano per generazioni. E poi dove sono nato e cresciuto, piazza San Cosimato e tutte quelle stradine intorno".
C'è un angolo nascosto che conoscono solo i trasteverini?
"Forse la scalinata dove dicono che c'è il fantasma di una donna. Quando sali via Goffredo Mameli, verso il Gianicolo, a un certo punto sulla destra c'è una fontanella. Lassù c'è una scalinata, Carlo Verdone ci girò una scena di 'C'era un cinese in coma'. Su quella salita dicevano che in alcuni giorni dell'anno c'era il fantasma di una donna, una leggenda che non tutti conoscono".
Hai mai pensato di tornare a vivere a Trastevere?
"Tante volte, anche se non troverei più la stessa gente e le stesse cose di prima. Sarebbe solo il capriccio di tornare in una zona che mi ha lasciato tanto, ma non vorrei cancellare un bel ricordo. Adesso però se dovessi tornare lì, andrei dall'altra parte del viale del Re: via Anicia, piazza in Piscinula, dietro al cinema Roma, da quella parte là. E' più tranquilla".
Sei tifoso?
"Lo ero, poi mi sono stancato. Comunque la Roma è nel mio cuore".
Salutiamoci alla romana.
"Se vedemo domani. E poi non te vedi mai".
Anche quello è tipico romano...
"Sì, se vedemo dopo, te chiamo dopo. A Roma è sempre dopo. Infatti mia moglie, che è molisana, me lo dice sempre: 'Dici dopo, dopo, poi le cose non le fai mai'. Ma perché dopo è astratto (ride, ndr)".
Allora se sentimo dopo.
"E volemose bene".