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Cultura

Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami: uno scrigno di storia e di arte barocca

L'edificio che ha subito il rovinoso crollo della volta era una tappa romana imperdibile per gli appassionati di storia dell'arte

La Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami ha subito oggi il rovinoso crollo della volta. Per fortuna non si registra nessun ferito; l'edificio sacro, secondo le prime ricostruzioni, al momento dell'accaduto era chiuso. Dentro, però, vi erano e si spera vi siano ancora opere antiche di raffinata arte barocca. Antiche come le origini di questo luogo, dove i visitatori appassionati di storia dell'arte respiravano una atmosfera unica.

La storia

La Congregazione (o Arciconfraternita) dei Fabbri e dei Falegnami si riuniva nell'antico Carcere Mamertino. Scelse di prendere in affitto l'allora chiesa di San Pietro in Carcere intorno alla metà del XVI secolo. Anni dopo la Confraternita decise di rinnovare completamente la chiesa ed affidò la costruzione del nuovo edificio sacro all'architetto Giacomo Della Porta. I lavori, in realtà, furono poi portati avanti nel tempo da Giovan Battista Montano, Giovanni Battista Soria ed Antonio Del Grande, che la completò nel 1663.

Le opere principali

La facciata, a due ordini, con porta tra semicolonne e timpano, è arricchita da volute ed edicole e presenta un grande timpano sulla sommità, le cui estremità inferiori racchiudono altri due timpani minori ed al centro un elegante gioco di volute. L'interno è a navata unica e nella cappella maggiore sono conservati un "Viaggio a Betlemme" ed una "Bottega di S.Giuseppe" di Cesare Maccari. Nell'abside vi sono le statue di S.Pietro e di S.Paolo, mentre al centro del soffitto, intagliato e dorato, vi è un rilievo seicentesco del Montani con la "Natività". Nell'oratorio annesso, anch'esso con un bel soffitto ligneo, si trovano affreschi di Marco Tullio Montagna raffiguranti "Storia della Sacra Famiglia". In un vano sottostante, tra il pavimento e la volta del sottostante Carcere Mamertino vi è la "Cappella del Crocifisso" , che prende il nome da un Crocifisso ligneo "miracoloso" già precedentemente conservato al di sopra della porta del Carcere Mamertino. Tra le opere più notevoli da ricordare, anche una "Natività" di Carlo Maratti (e non Maratta, cognome usato fino alla seconda metà del XIX secolo).

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