rotate-mobile
Cultura Monteverde / Via di San Pancrazio

Dai garibaldini ai nazisti: la storia dimenticata di Casa Giacometti

Noto per essere la sede dello storico ristorante "Lo Scarpone", di recente è stato visitato dai cacciatori di fantasmi. In pochi sanno però che si tratta di uno storico casale le cui vicende rivivono grazie al libro "Un garibaldino a Casa Giacometti"

Su via di San Pancrazio, a poche decine di metri dall’entrata della Villa Pamphili, sorge un grazioso edificio, alto e stretto, noto ai romani solo per essere la sede dell’antico ristorante “Lo Scarpone”. Per la prima volta, il libro "Un garibaldino a Casa Giacometti", edito da Palombi, ricostruisce la storia incredibile di questo casale che fu protagonista  dei furiosi combattimenti tra italiani e francesi, nel giugno 1849, terminati con la caduta della  Repubblica Romana

L’autore è il professore romano Giovanni Adducci, diretto discendente della famiglia che gestisce l’osteria fin dal 1816. Pochi sanno che il casale è completamente disabitato da più di 70 anni a causa di dicerie su fenomeni paranormali che vi si verificherebbero. Non a caso, è stato appena fatto oggetto di una visita dal noto gruppo di parapsicologi Ghost Hunter Roma (GHR), gli stessi che, pochi mesi fa, balzarono all’onore delle cronache nazionali per aver fotografato il presunto “fantasma del Campidoglio”. 

I risultati in Casa Giacometti, a detta dei GHR, incoraggerebbero un’analisi più approfondita. Del resto questo luogo fu teatro di violenza e di morte per tanti giovani. Era infatti il giugno 1849, quando Garibaldi rese Casa Giacometti un avamposto di enorme importanza strategica per la difesa di Roma. Era collegata da una trincea con la più nota Villa del Vascello, e costituì una vera spina nel fianco per i francesi comandati dal generale Oudinot. 

Dalle sue finestre, garibaldini e bersaglieri sparavano contro i francesi appostati nel Casino dei Quattro Venti, nella Villa Pamphili ed erano da questi ampiamente ricambiati. Nel libro di Adducci si riporta la cronaca di un giovane bersagliere: “Ci ritrovammo in una sorta di girone dantesco. Tutto il piano terreno era disseminato di feriti, tra i quali si aggiravano senza posa il chirurgo e il cappellano Gusmaroli. Nelle stanze più esposte, vidi larghe chiazze di sangue sul pavimento e sulle pareti”

COPERTINA LIBRO (1)-2Lo stesso Garibaldi riferisce di un assalto francese al casino: “Questa notte, 30 dei nostri, del Reggimento Unione, sorpresi in una casetta fuori le mura (C. Giacometti n.d.r.) da 150 Galli-frati, se l’hanno fatta a baionettate. Hanno ammazzato il capitano, 3 soldati, 4 prigionieri ed un mucchio di feriti. Noi, un sergente morto e un milite ferito”.  La discendente dell’Eroe dei due mondi, donna Costanza Ravizza Garibaldi, ha lanciato un appello al Comune di Roma: “E’ un peccato che nonostante la sua storia, neanche una targa ricordi gli eventi che si svolsero in Casa Giacometti”

Anche durante la Seconda guerra mondiale, il casale fu protagonista di fatti notevoli. Oltre allo stesso Mussolini, uno dei clienti abituali dell’osteria era  il colonnello delle SS Eugen Dollmann, interprete personale di Hitler, numero due di Kappler, comandante della piazza di Roma durante l’Occupazione.

Dollmann non avrebbe mai sospettato che l’affabile ristoratore che gli serviva il pollo ai peperoni la specialità della casa, nascondesse nella cantina diverse famiglie di ebrei, cui passava i viveri da un aeratore ancor oggi visibile nel giardino de Lo Scarpone

Sotto Casa Giacometti, infatti, vi è un ipogeo catacombale nel quale sono rimasti graffiti i disegni dei rifugiati, tanto che una sala è, ancor oggi, decorata da una miriade di cuori rossi, segno della gratitudine che i clandestini nutrivano verso la famiglia Adducci. 

Una frequentatrice de Lo Scarpone  era anche Celeste Di Porto, detta “la Pantera nera”, la giovane e attraente collaborazionista ebrea che vendeva i suoi correligionari ai nazisti. Tale odio derivava, stando alle testimonianze, da angherie da lei precedentemente subite e dalla costrizione a un matrimonio combinato. 

Nel dopoguerra Casa Giacometti continuò, per qualche anno, ad essere abitata dalla famiglia Adducci. Erano tempi duri: forse per farsi dare qualche numero del lotto, i fattori spesso organizzavano  delle sedute spiritiche. A queste, partecipava una medium, sembra, piuttosto efficace, dato che, secondo varie testimonianze, fenomeni inquietanti continuavano a verificarsi nella casa, tanto da scoraggiare qualsiasi inquilino dall’abitarvi.

Sono diversi gli sceneggiatori, gli attori e i registi che si stanno interessando di questa reliquia del passato di Roma appena riscoperta. In effetti, Casa Giacometti avrebbe tutti i numeri per essere protagonista di un film, o di una fiction.

 Casa Giacometti in una stampa del Museo del Risorgimento (2)-2

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dai garibaldini ai nazisti: la storia dimenticata di Casa Giacometti

RomaToday è in caricamento