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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cultura

Francesco Bianconi dei Baustelle: "Né retrò né vintage, la nostra è musica del presente"

Il tour estivo dei Baustelle fa tappa al Castello di Santa Severa, vicino Roma. Il frontman Francesco Bianconi risponde alle domande di Today sul nuovo disco della band

"Non mi interessa il passato, se non come terreno di studio. Non mi piace né il vintage né il retrò. I Baustelle non fanno musica del passato, fanno musica del presente e del futuro". Francesco Bianconi, frontman della band di Montepulciano che lo scorso gennaio ha pubblicato il suo settimo album, 'L'amore e la violenza', respinge l'idea di essere un gruppo con lo sguardo rivolto all'indietro

'L'amore e la violenza' rappresenta "l'idiozia di questi anni" (come cantano ne "Il vangelo di Giovanni") con dodici canzoni "spudoratamente pop" (così le ha definite il cantante e autore del gruppo di Montepulciano, Francesco Bianconi), cui si mescolano "interventisti, jihadisti e scambisti in lontananza" e i "cinquemila amici" di Facebook, mentre "la vita è stupida/ però è bellissima/ essendo inutile" senza dimenticare che "essere felici non è facile/ è raro ma impossibile/ è musica sinfonica in discoteca". Il tutto tra ritornelli che resteranno appiccicati alla mente, citazioni colte, synth-pop e la sigla di Sandokan. 

Dopo un tour teatrale sold out lo scorso inverno, il gruppo è ora impegnato in una serie di concerti estivi. Il 27 agosto saranno al Castello di Santa Severa, località balneare vicino Roma. 

Francesco Bianconi, il "modern chansonnier" (come cantava lui stesso in 'Musichiere 999', dal loro primo album 'Sussidiario illustrato della giovinezza'), ha risposto alle domande di Today.

'L'amore e la violenza', uscito lo scorso gennaio, segna un po' come un ritorno alle origini per voi. Parlaci della genesi del disco.
E' nato abbastanza in reazione a 'Fantasma', un disco a sua volta programmato e programmatico, nel quale c'erano arrangiamenti per grande orchestra e la forma-canzone era un po' forzata, con una struttura insolita e 'regole' non completamente rispettate. Un disco poco pop rispetto ai codici standard. Dopo, o si andava avanti in quella direzione, con il "rischio" di forzare ancora di più la forma canzone e vedere cosa ne rimaneva, oppure si andava contro. Allora ci siamo detti: andiamo da un'altra parte, torniamo a forme più codificate, più regolari. E' un disco scritto in questo senso, rivendicando con tigna e orgoglio che "tutto è pop", come si dice oggi. I Baustelle sono stati pop da sempre, anche ora che l'Italia è zuccherosamente invasa dal pop.

Ancora una volta l'ispirazione arriva dagli anni Settanta, che sembra per voi una vera e propria miniera creativa. 
Gli anni Settanta sono stati anni divertenti dal punto di vista creativo, ma sono stati anche un periodo di  declino rispetto alle cose che erano state inventate nel decennio precedente, secondo me più creativi. Sono stati anni di rimescolamento, un baazar: non smettono mai di stupirci. E' come trovare una vecchia camicia in un suk, una di quelle che non metteresti mai che però ti fa piacere avere. 

Ma non mi interessa il passato, se non come terreno di studio. Non mi piace né il vintage né il retrò. I Baustelle non fanno musica del passato, fanno musica del presente e del futuro. Lo dico anche se non voglio che questo sembri una sorta di diktat. E' come dire a uno che usa il pianoforte oggi: "Ah, ma allora sei uno che insegue il passato". Se uno ha una certa idea di sound in testa la usa. 

Siete considerati spesso una band "intellettuale". Questa definizione vi dà fastidio?
No, anzi. E' un complimento, soprattutto adesso che a volte viene visto come un insulto. Di questi tempi va molto l'essere "di pancia", quindi venire considerato un intellettuale non mi pare un'offesa.

Nei vostri live inserite spesso delle cover di altri artisti. C'è qualcuno in particolare con cui vorresti duettare?
Mi piacerebbe duettare con qualcuno, ma non è una cosa che cerco. Sono occasioni che nascono spontaneamente, non si organizzano a tavolino. Se dovesse succedere un giorno, però, ok. Mi lascio trasportare dalla vita. 

Un libro, un film e una canzone da portare con te sulla proverbiale isola deserta.
I 'Racconti' di Edgar Allan Poe, 'Per un pugno di dollari' di Sergio Leone e 'Like a Rolling Stone', che tra l'altro è pure bella lunga quindi aiuta a passare il tempo sull'isola. 

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