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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cultura

Avincola, il rider della Garbatella tra le nuove proposte di Sanremo 2021. L'intervista

Romano della Garbatella, tra gli 8 artisti selezionati nella sezione Nuove proposte, Simone Avincola presenta il suo brano Goal!

Da Garbatella, quartiere in cui è nato e cresciuto, al palco del Teatro Ariston, tra le Nuove Proposte di Sanremo 2021. E' Simone Avincola, per tutti solo "Avincola", 34enne da anni sulla scena musicale romana con vari riconoscimenti.

Una passione per Antonello Venditti e Stefano Rosso, un amore per i quartieri popolari romani e quella voglia di godersi il presente, senza mai pensare al futuro. RomaToday ha intervistato Avincola a circa un mese dalla partenza della 71esima edizione del Festival della canzone italiana.

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Già lo scorso anno eri arrivato ad un passo dall'Ariston e, quest'anno, finalmente ce l'hai fatta. Te lo aspettavi?

No, in realtà io quest'anno ho deciso di non aspettarmi niente e quindi ero pronto a qualsiasi cosa, ma ci credevo tanto e credo tanto alla mia canzone. Mi sono lasciato trasportare dal il mio brano e ce l'ho fatta.

La canzone con cui concorrerai a Sanremo 2021 si intitola "Goal!", un brano che utilizza la metafora calcistica per trasmettere quale messaggio agli ascoltatori?

Ho utilizzato questa metafora perché mi sembrava quella più vicina a tutti. In questo modo volevo raccontarmi e raccontare a tutti che spesso ci si può trovare in panchina nella vita e invece si può sempre entrare in campo, giocare la propria partita per se stessi e per le persone che si stimano, questo non dobbiamo dimenticarlo. "Goal!" è l'ultima canzone che ho scritto ed è nata proprio durante il Covid, le prime strofe sono ambientate in cucina non a caso, per poi passare alla metafora del calcio che è nata mentre scrivevo.

La partita che dovrai giocare sul palco del Teatro Ariston come pensi di affrontarla?

Mi stuzzica molto sapere che avrò un'orchestra alle spalle, non mi è mai successo e sarà bellissimo. E poi mi emoziona l'idea di salire sul palco dove hanno cantato i più grandi artisti italiani. La cosa più importante che spero di riuscire a fare sul qual palco è trasmettere a tante persone un po' di quell'emozione che ho provato io nello scrivere Goal!. 

Sei nato e cresciuto a Roma, che legame hai con la tua città e quali sono i luoghi a cui sei più affezionato?

Mio padre è romano e mia madre catalana. Sono cresciuto a Garbatella - anche se da qualche tempo vivo al Pigneto - ed essendo un quartiere molto giallorosso, forse ho assimilato un po' di roba sul calcio: non sono un grande tifoso ma sono legato a questa Roma che vince il terzo scudetto e a questa città che si tinge di giallo e rosso. Sono legato ai quartieri popolari e al Gianicolo perché è qui che andavo con i miei amici quando volevo far sentire loro un mio nuovo brano.

La tua passione per la musica quando è nata?

E' nata con me, ce l'ho da sempre. Mio padre suona la chitarra per passione e mi ha sempre fatto ascoltare vinili di musica anni '70, poi ho iniziato a studiare da piccolissimo la chitarra alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio e ho studiato lì per 10 e 11 anni. Non potrei immaginare la mia vita senza musica. 

E' vero che prima di approdare a Sanremo hai fatto anche il rider?

Sì, fino al 2019 ho fatto questo lavoro, anno in cui ho scritto anche la mia canzone "Un rider" con cui ho partecipato alle finali di Sanremo Giovani lo scorso anno. E' stata una canzone verità per cercare di illuminare questo lavoro che spesso vive nell'ombra, è considerato un lavoretto e invece è un lavoro a tutti gli effetti. Devo ammettere che questa professione è stata per me fonte d'ispirazione, perché a volte sei costretto a fermarti e ad ammirare la città, cosa che nella freneticità del quotidiano è difficile fare. 

Come lo definisci il tuo genere musicale?

Non lo so (ride, ndr). Solitamente preferisco che lo facciano gli altri. Sicuramente rientro nel ramo del pop, ma il pop è talmente vasto che mi sento di definirmi uno scrittore di canzoni. Sai, da piccolo volevo fare il regista e la cosa che mi piace delle canzoni è il fatto che posso essere regista di quello che racconto e trasformare la realtà come mi pare.

La carriera dell'artista non è sempre semplice. A te è mai capitato di ricevere delle porte in faccia?

Io credo che la porta in faccia spesso te la chiudi da solo e che la chiave sia superare gli ostacoli che ci poniamo. Per riprendere la canzone "Goal!", a volte ci mettiamo in panchina da soli. La cosa difficile nel mio pensiero da cantautore è evitare di pensare che tutto sia irraggiungibile. La verità è che se ti impegni e ci credi hai molte più probabilità di farcela. 

Nel panorama della canzone romana, chi sono i tuoi punti di riferimento, i maestri a cui ti ispiri?

Sicuramente Antonello Venditti, un gigante. Mi piace molto, l'ho sempre ascoltato e sarebbe bello fare qualcosa insieme, un mio sogno. Poi Stefano Rosso, cantautore su cui ho realizzato anche un documentario

Sanremo deve avere il pubblico o non lo deve avere? Questo è il dibattito più acceso in questi giorni rispetto al Festival, tu cosa ne pensi?

Da cantante credo che per chi sta sul palco avere un pubblico a guardarlo è la cosa più bella che possa esistere, vedere che effetto fa la canzone che hai scritto, se emoziona, se trascina. Tralasciando questo discorso generale, io credo che quest'anno più che mai bisognerebbe tutelare il Festival di Sanremo perché secondo farlo con il pubblico sarebbe di buon auspicio. Un messaggio positivo per tutto il mondo dello spettacolo. Un festival bello e in sicurezza potrebbe fare da apripista per la riapertura dei teatri e la ripresa dei concerti. Sarebbe buono, in generale, non polemizzare su questo.

Guardando al tuo futuro, dove ti vedi tra qualche anno e quali sono i tuoi sogni?

Io al futuro non ci penso quali mai, sono un po' punk in questo. Credo nel presente e mi conquisto pezzetto dopo pezzetto, giorno dopo giorno. La cosa a cui più tengo nei prossimi mesi, però, è senz'altro l'uscita del mio nuovo album. Spero, infine, che si possa ripartire al più presto con i concerti. 

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