Alberto Sordi: 18 anni fa moriva l’ottavo Re di Roma
Il 24 febbraio ricorre la morte dell'amato attore romano che, in oltre 140 pellicole, ha raccontato pregi e difetti degli italiani
Sono trascorsi diciotto anni dalla morte di Alberto Sordi. Diciotto anni senza quello che, per molti, ha rappresentanto l’ottavo di Re di Roma.
Oltre 140 film per il cinema
Basterebbe scorrere l’elenco dei film di cui è stato interprete per avere una dimensione di quanto, il cinema italiano, sia stato legato alla figura di Alberto Sordi. Ha preso parte ad oltre 140 pellicole, girate per il grande schermo, lavorando con registi come Federico Fellini (Roma) Mario Monicelli (La grande guerra; Un borghese piccolo piccolo; Bertoldo Bertoldino e Cacasenno; Il Marchese del Grillo) ma anche con Vittore De Sica, Luigi Comencini, Nanni Loy, Ettore Scola.
Una carriera lunghissima
Nel corso della sua carriera d’attore ha interpretato ruoli comici e drammatici, prestato il volto a personaggi che hanno rappresentato pregi e difetti degli italiani. E che sono diventati, molto spesso, delle icone del proprio tempo. E con il suo lavoro ha attraversato epoche storiche che oggi sembrano lontane ere geologiche. Tra il primo film( Scipione l’africano) e l’ultimo film a cui ha preso parte (Incontri proibiti) sono trascorsi sessantun’ anni.
Sordi e Roma
Noto come “l’Alberone nazionale” era in realtà legato da un rapporto viscerale, profondo, con la città in cui centouno anni fa era nato (in via San Cosimato, a Trastevere). Un’amore ampiamente ricambiato nel corso della sua esistenza ed anche dopo. Basti pensare che a visitare la sua camera ardente si sono presentati 500mila romani, mentre 250mila sono stati quelli che si sono affacciati per un ultimo saluto, durante i funerali che si sono svolti, a San Giovanni in Laterano.
L'affetto dei romani
Per i suoi cento anni, la sua villa a Caracalla è stata aperta al pubblico per una mostra, poi prorogata, che aveva fatto registrato in poche ore il boom di prenotazioni. Indimenticabile lo striscione trascinato da un’aeroplano sopra la basilica di Roma, che recitava “Stavolta c’hai fatto piagne”. Sulla sua tomba, nella cappella di famiglia presente al Cimitero del Verano, una semplice ma per ogni romano riconoscibile frase: “Sor marche’, è l’ora”.