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Cinema

Gassman e Tognazzi ne "Il padre e lo straniero": l'italiano fuori concorso

Il film diretto da Ricky Tognazzi e interpretato da Alessandro Gassman e da Ksenia Rappoport è un film sull'amore e sull'amicizia. La crescita di un uomo che impara ad essere il padre di un bimbo disabile

Un viaggio introspettivo di un uomo, la nascita di un padre, la consapevolezza della propria inadeguatezza e la volontà di cambiare, l'amicizia; questa la cornice entro la quale si snoda Il Padre e lo straniero, il fuori concorso di Ricky Tognazzi, interpretato da Alessandro Gassman, Ksenia Rappoport e Amr Waked.

Sullo sfondo di una Roma condita di colori e musiche medio-orientali si dipana un giallo che vede protagonista l'italiano Diego e l'arabo Walid.
Forti della condivisione di un dolore comune, quello di due figli disabili, i due personaggi stringeranno un'amicizia così profonda da resistere alle insidie cui verrà sottoposta.
 
Autentica, disarmante, totalizzante, l'amicizia tra i due uomini è il leitmotiv di questo film toccante intorno al quale ruotano l'amore ritrovato per una donna e quello per un figlio.
 
“Sono molto felice di trovarmi qui con la storia di un padre – dice Ricky Tognazzi- in questo festival che ha omaggiato mio padre e che ha visto mia sorella presentare un film su suo padre, cioè su quello che lei ha vissuto e scoperto di Ugo Tognazzi”.
“Questa è la storia di' un uomo che impara a diventare padre attraverso il totale abbandono a questa amicizia con un uomo così diverso da lui, da cui apprende molto, come succede sempre nelle diversità".
 
gassman1“Un uomo nasce figlio, non padre - interviene Simona Izzo, co-sceneggiatrice. Quest'ultimo ruolo l'uomo deve apprenderlo, con la vita. La donna no, la donna quando nasce ha già dentro di sé l'istinto materno, quindi nasce e muore madre”.
“Questo è un film su un'amicizia straordinaria – continua- eccezionale anche perché matura in età adulta, a dimostrazione del fatto che le amicizie vere possono nascere anche a 40 anni, quando scatta il colpo di fulmine, come in questo caso”.
 
“Il libro di Giancarlo De Cataldo era già un film – confida Simona – e in realtà abbiamo dovuto aggiungere poco per la trasposizione. Il romanzo è stata l'acqua e la fonte del film, l'ispirazione divina”.
 
Per l'approccio ai bambini disabili si esprime Alessandro Gassman: "Non ho problemi a dire che se mi fossi trovato nella situazione di Diego anche io avrei avuto paura. Paura di toccare mio figlio, di fargli del male, di non riuscire ad instaurare un rapporto fisico con lui. E forse non avrei avuto la fortuna di incontrare un uomo come Walid in grado di farmi aprire a quell'amore totalizzante".

Importante, nel libro come nel film, il concetto del soffio, che Walid insegna a Diego ad utilizzare come strumento per portare il mondo verso suo figlio. “I bimbi disabili vivono in un buco nero, fermi in un presente che non conoscerà mai futuro, perché non sono proiettati verso il mondo fuori, come tutti i bimbi. Il soffio è lo strumento di trasmissione di quel mondo dal padre verso il figlio”.
 
Sulle manifestazioni del 28 ottobre, si esprime Ricky Tognazzi: “Siamo ciò che riusciamo a rappresentare di noi stessi, e il cinema italiano deve esser sostenuto”.
“Il cinema è un'arte mosaica – aggiunge Simona. Non sono tutti dei privilegiati, come sono stati tacciati di essere, coloro che ci lavorano. Ci sono operai, con uno stipendio da operai, che non godono di nessun privilegio. Manifestiamo per loro”.
 
Gassman, conclude dicendosi “felice di questo ruolo perché avevo amato molto il film e la proposta di Ricky mi ha riempito di gioia”.
Il film si chiude con una frase profonda, che racchiude il senso di tutto: Quello che mi ha lasciato Walid è stata la forza di essere un padre per i miei figli.

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